Vertice Pd, Letta insiste sul patto di legislatura e dà l’indicazione per domani: «Scheda bianca»
«Le scelte importanti saranno fatte tra martedì e mercoledì». E quindi, domani al primo scrutinio, «scheda bianca»: è questa l’indicazione che il segretario del Pd – apprende Open – ha dato ai delegati riuniti alla Camera dei deputati alla vigilia del voto per il Quirinale. L’incontro convocato da Enrico Letta per parlare ai suoi grandi elettori è cominciato con qualche minuto di ritardo, rispetto alle 17 previste. «Sulle nostre spalle abbiamo una responsabilità cruciale – ha esordito il segretario -. Dobbiamo essere una comunità coesa, ognuno nel suo ruolo può dare un contributo prezioso». L’assemblea è stata aperta ricordando Lorenzo Parrelli, il ragazzo morto a Udine mentre era impegnato nel suo ultimo giorno di stage nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. «Tutto quello che facciamo in politica lo facciamo anche per ragazzi come Lorenzo», ha affermato Letta, prima di addentrarsi nel cuore della questione relativa al Colle. «Siamo tutti consapevoli del ruolo fondamentale che Draghi sta svolgendo, in Italia, in Europa e nel mondo», ha detto il segretario, per poi soffermarsi su un confronto tra partitocrazia e tecnocrazia.
Riscatto della politica e patto di legislatura
«Altra grande responsabilità è riscattare la politica. Rivendico con orgoglio quanto abbiano fatto in questi anni perché le nostre scelte hanno contribuito a salvare il Paese – ha sottolineato il segretario -, a partire dalla gestione della pandemia e dal Pnrr. Dobbiamo completare questo riscatto della politica: che vuol dire non banalmente cedere alla retorica della politica versus tecnocrazia, a cui non credo, ma lavorare per una politica davvero al servizio del Paese in un quadro difficile». Il numero uno del Nazareno è tornato a insistere – come fatto con i leader degli altri partiti – sulla necessità di stipulare un patto di legislatura, per assicurare che le Camere possano continuare a lavorare fino alla scadenza naturale del mandato di deputati e senatori, nel 2023.
Il Pd ha il 15% dei grandi elettori, ma «il nostro ruolo politico è centrale»
«Abbiamo di fronte un anno in cui ci saranno passaggi fondamentali. C’è uno sfasamento tra le forze in Parlamento e le forze politiche del Paese. Mai così, se non nel 1992-1994. Ecco perché abbiamo messo in campo una proposta di patto politico per arrivare all’ultima fase della legislatura e darle energia politica positiva – ha affermato Letta -. Un patto che tenga insieme l’elezione del presidente della Repubblica, l’azione dell’esecutivo e quelle riforme che si possono fare in 14 mesi, a partire dalla riforma dei regolamenti parlamentari per combattere trasformismo». E in questo contesto, il segretario ha ricordato ai suoi grandi elettori che il Pd, nella partita per il Quirinale, vale «all’incirca il 15%. Abbiamo però – ha aggiunto – un ruolo politico centrale e la responsabilità in più che avvertiamo dipende dalla nostra storia, dalla nostra ambizione, dalla nostra presenza al governo».
Il diktat di Letta è di non bruciare nomi e respinge in partenza le possibili candidature del centrodestra
Quanto ai nomi del centrodestra, «ieri è venuta meno la candidatura di Silvio Berlusconi e ciò in un colpo solo ha reso chiarissimo quel che dicevamo. Venuto giù quel nome è caduto l’abbaglio – ha commentato il segretario -. Ulteriori candidature di centrodestra faranno la stessa fine di quella di Berlusconi. È il metodo che era sbagliato». Ma per «per dare un segno di disponibilità e apertura all’interlocuzione, pur nella durezza della nostra condanna di quanto avvenuto ieri nel centrodestra», Letta ha indicato ai suoi grandi elettori di ricorrere scheda bianca. Almeno al primo scrutinio. Poi, l’appello all’unità: «Ora c’è bisogno di un nome condiviso. Nei prossimi giorni dobbiamo mettere in campo tutta l’iniziativa politica per arrivare al profilo di una personalità super partes. Nessuno dopo deve festeggiare da solo perché ha vinto. Nessuno deve vincere affinché tutti vincano. Se ci si infila in piccoli interessi di parte viene giù tutto. Non è mettendo il cappello su qualcuno che si vince, anzi i candidati si bruciano tipo 10 piccoli indiani. Facciamo un appello a tutti: il rispetto per gli altri è rispetto per se stessi. Bisogna agire con questo spirito».
«Tra noi dobbiamo fidarci, abbiamo compiti e responsabilità enormi»
Poi, avviandosi a conclusione, Letta ha voluto mostrare la sua gratitudine nei confronti di Sergio Mattarella: «Quello che stiamo facendo non è un gioco di ceto politico. Dobbiamo essere capiti dal Paese. Perché il nuovo presidente deve entrare in connessione con i cittadini. L’elezione di Mattarella è stato un vero capolavoro politico e i suoi sette anni lo sono stati altrettanto – aggiungendo che – tra noi dobbiamo fidarci, abbiamo compiti e responsabilità enormi». Il nome di un possibile candidato, già uscito nelle scorse ore, il segretario l’ha fatto: «Un profilo perfetto per noi sarebbe quello di Andrea Riccardi. Per quello che rappresenta, per ciò che fa, per esperienza istituzionale. È l’unico italiano che ha ottenuto il Premio Carlo Magno, maggiore riconoscimento europeo». E congedandosi, ha salutato così i delegati Dem: «Dobbiamo dare la migliore dimostrazione che siamo una squadra e una straordinaria intelligenza collettiva. Insieme siamo migliori di quanto siamo singolarmente. Siamo una comunità a cui guarda il Paese. Dobbiamo essere all’altezza. Con questo spirito vi chiedo di lavorare».
Foto in evidenza: Felice Florio per Open
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