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Quirinale, Zaia: «Al momento non trattiamo su Draghi, ci aspettiamo di chiudere giovedì» – Il video

24 Gennaio 2022 - 21:01 Felice Florio
Il governatore del Veneto, arrivato a Roma come delegato della Lega: «Spero che il prossimo presidente sia un inguaribile autonomista»

Luca Zaia ha un auspicio: «Che il prossimo presidente sia un inguaribile, impenitente autonomista». Per il resto, il presidente della Regione Veneto, arrivato a Roma come delegato della Lega, si dice assolutamente in linea con la trattativa sul Quirinale che il segretario Matteo Salvini sta portando avanti. L’abbiamo intervistato nel cortile di Montecitorio, dove sottolinea: «Il Parlamento resta sovrano». Non si sbilancia sui rischi di instabilità governativa nel caso in cui Mario Draghi traslocasse da Palazzo Chigi per trasferirsi al Colle.

L’attivismo di Palazzo Chigi in questo momento è «un refuso costituzionale»

Intanto, però, in un Transatlantico pieno come non si vedeva dai tempi pre Covid, diversi delegati del Carroccio borbottano su una possibile candidatura di Draghi. Il capo dell’esecutivo, che non ha mai smentito di avere ambizioni quirinalizie, è sceso platealmente in campo, il giorno del primo scrutinio, organizzando colloqui con i leader delle varie forze politiche. «È un refuso costituzionale: il capo dell’esecutivo non può intervenire oggi, in una giornata così importante per il Parlamento, nelle delicate trattative per la presidenza della Repubblica».

«L’arroganza di Draghi» che non è piaciuta al Transatlantico

Un capannello di leghisti rimprovera a Draghi di non essersi mosso prima se era veramente così deciso a correre per il Quirinale. E mentre lo spoglio procede con un profluvio di schede bianche – intervallate da quanti hanno scritto nomi come Giuseppe Cruciani e Alfonso Signorini -, un deputato si rivolge a un collega: «È di un’arroganza unica. Arriva oggi a dettare le condizioni e non vuole dare – e questo appare lo scoglio più grande – garanzie ai partiti sull’eventuale nuovo esecutivo». Il nome sottinteso è quello di Draghi: il più facile da eleggere ma, sembrerebbe, il più difficile da digerire.

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