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Il centrosinistra boccia i nomi del centrodestra. Letta: «Chiudiamoci in stanza e via la chiave»

25 Gennaio 2022 - 19:31 Fabio Giuffrida
Nordio, Moratti e Pera non sono piaciuti a Letta, Conte e Speranza. Mentre si rischia lo stallo con il centrodestra (compatto), il leader del Pd tende una mano allo schieramento di Salvini

«Prendiamo atto della terna formulata dal centrodestra che appare un passo in avanti, utile al dialogo. Pur rispettando le legittime scelte del centrodestra, non riteniamo che su quei nomi possa svilupparsi quella larga condivisione in questo momento necessario». Queste le parole di Letta, Conte e Speranza subito dopo il vertice di centrosinistra. «Riconfermiamo la nostra volontà di giungere ad una soluzione condivisa su un nome super partes e per questo non contrapponiamo una nostra rosa di nomi», hanno aggiunto. Dunque nessuna rosa di nomi ma un no secco al centrodestra. Ora si rischia lo scontro. «La proposta che facciamo è quella di chiuderci dentro una stanza. Buttiamo via le chiavi, pane e acqua, fino a quando arriviamo a una soluzione. Domani è il giorno chiave», ha aggiunto subito dopo Letta parlando ai cronisti e aggiungendo che non hanno voluto «la guerra delle due rose». Il centrodestra compatto, poco dopo le 16, infatti, aveva messo sul piatto i nomi di Letizia Moratti, Carlo Nordio e Marcello Pera. Una rosa delle “spine”, secondo molti visto che, in questa fase, con almeno un altro scrutinio che andrà a vuoto, si rischia davvero di “bruciarli”.

Cosa sta succedendo

Non è un caso, infatti, che Matteo Salvini, nel presentare le tre preferenze del centrodestra, non abbia citato Elisabetta Casellati che «ha in sé la dignità di essere una possibile scelta» e che è stata volutamente tenuta fuori dalla rosa perché una delle più alte cariche istituzionali. Le quotazioni della presidente del Senato, dunque, salgono ancora anche perché, spiegano fonti parlamentari, il centrodestra già alla quarta votazione, in assenza di un accordo, potrebbe puntare tutto su Casellati, sperando anche nell’appoggio di una parte di M5s, del Pd e del gruppo Misto. Draghi, invece, non è in nessuna delle rose: sarà il candidato d’emergenza da sfoderare nel caso in cui non si arrivi ad alcun accordo o è definitivamente tramontato?

Foto in copertina di repertorio: ANSA/ANGELO CARCONI

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