Franco Frattini: chi è il nome nuovo del centrodestra per il Quirinale (che piace anche a Conte)
È Franco Frattini il nome nuovo del centrodestra sul Quirinale. E l’attuale presidente del Consiglio di Stato, nonché ex ministro e commissario europeo, può diventare il candidato eccellente se non si troverà la quadra su Mario Draghi. Ufficialmente il centrodestra potrebbe proporre una rosa di nomi alla vigilia della quarta votazione, quella in cui il quorum scende. I nomi sono quelli di Elisabetta Casellati, Carlo Nordio, Marcello Pera, Gianni Letta, Letizia Moratti e Antonio Tajani. Ma sottotraccia sale l’ipotesi Frattini. Che ieri è comparso nelle quote dei bookmakers (pagato a 21, Draghi è a 2 e Casini è a 4). E che potrebbe ricevere alla fine l’appoggio del MoVimento 5 Stelle. Anche grazie ai suoi buoni uffici con Giuseppe Conte.
L’ascesa di Frattini al Quirinale
Quello di Frattini, fa sapere oggi Repubblica, è infatti l’unico nome di centrodestra fatto dall’ex premier durante il colloquio con Salvini. Che prova fino in fondo a giocare il ruolo di king maker ritagliato per lui da Denis Verdini. E cerca di fare da regista. Da un lato, intavolando con Draghi una trattativa che porti un governo di suo gradimento (e con lui ministro) a Palazzo Chigi in caso di ascesa di SuperMario al Colle. Dall’altro, preparando un piano B con una rosa di nomi di centrodestra da sottoporre alle altre forze del parlamento. Per trovare una quadra prima della quarta votazione. L’ascesa di Frattini al Quirinale però è problematica. Perché, come ricorda il quotidiano, le propensioni russofile del presidente del CdS non sembrano farne il nome più adatto durante la crisi tra Russia e Ucraina.
Ma c’è un aneddoto che aiuta invece a considerare potabile il nome di Frattini. All’alba del primo governo Conte Frattini si schierò a favore dell’ex premier che aveva chiesto lo stop delle sanzioni Ue a Mosca. Di più: nell’estate 2018 Frattini accreditò Conte presso il capo della diplomazia locale Sergey Lavrov. Per questo quando Salvini glielo ha proposto Conte non ha pregiudizialmente detto no. Per questo «sarebbe la saldatura perfetta», sussurrano i beninformati al quotidiano. Frattini al Colle poi lascerebbe Draghi a Palazzo Chigi e questo è uno degli obiettivi che si è fissato il M5s in questa lunga trattativa. Che pare una guerra per il Colle e invece somiglia a una partita per la legislatura.
Un candidato da bruciare?
Frattini, nato nel 1957 a Roma, è stato per due volte ministro degli Esteri nei governi Berlusconi. Ha ricoperto anche il ruolo di responsabile della Funzione Pubblica nel governo Dini, che prese il posto del primo esecutivo del Cav dopo la caduta causata dal ritiro della fiducia da parte della Lega di Bossi nel 1994. E, come ricordano dalle parti di Forza Italia, ha lasciato il Popolo della Libertà per sostenere la Scelta Civica di Monti tra 2012 e 2013. Laureato in giurisprudenza, ha cominciato la carriera di avvocato di stato nel 1984 per poi diventare magistrato del Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte.
Dopo essere stato consigliere giuridico di Claudio Martelli è diventato segretario generale della presidenza del Consiglio nel 1994. Eletto in parlamento con Forza Italia, è stato anche presidente del Comitato di Controllo dei servizi segreti. Da ministro degli Esteri lavorò per l’appoggio logistico all’invasione dell’Iraq da parte degli Usa. È autore della legge sul conflitto d’interessi licenziata nel 2004. Come presidente del Cds hanno suscitato polemiche le sue decisioni sul progetto Light Up e le sperimentazioni sui macachi. Oggi il suo nome torna d’attualità. Per una trattativa sempre più difficile. E con l’impressione che anche la sua possa essere una candidatura da bruciare.
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