Quirinale, indizio di accordo o conferma di stallo? Cosa si nasconde nell’aumento dei voti per Mattarella
«Vedrai, oggi ci saranno più Mattarella nell’urna». Un deputato del centrodestra ha inviato a Open questo messaggio prima dello spoglio. E ci aveva preso: il presidente della Repubblica attuale ha ottenuto, al quarto scrutinio, 166 preferenze. Il motivo è presto spiegato: «Vogliono far degenerare la situazione e tentare la strada del Mattarella bis». Oppure, aggiungiamo noi, far proseguire lo stallo e permettere all’ipotesi Draghi di rafforzarsi. Ma il segnale che le schede per Mattarella sarebbero aumentate era arrivato già dai capannelli di 5 stelle nel corso della mattinata. «Lo usano i dimaiani per contarsi», spiega una fonte dell’ala che segue Conte. Ma il nome dì Mattarella è così trasversale che non si può prestare a una semplice separazione di addendi. Ieri aveva ricevuto 125 voti. Allora significa che i dimaiani ammontano a 41? Difficile a credersi, benché sarebbe comunque un numero abbastanza grande su cui il centrodestra potrebbe fare affidamento nel caso tenti di forzare la mano.
Accordo o stallo?
«I 56 voti a Di Matteo sono il nostro bacino, siamo disposti a trattare purché non sia su Draghi o su un candidato estremamente orientato», ci spiega uno di quei grandi elettori che anima il gruppo pro Maddalena. Ed ecco che sommando queste due riserve di voti ai 433 astenuti del centrodestra, dimostratosi compatto alla prova del quarto scrutinio, il quorum di 505 sarebbe raggiunto. C’è chi è convinto che nei 166 voti a Mattarella si nasconda un segnale di disponibilità a trovare un accordo e non lo stallo. «Lì dentro sono confluiti i cosiddetti porta voti». Che per non differenziarsi o magari perché non in grado di garantire davvero il numero
di schede promesse, hanno deciso di mescolarsi. E allora il centrodestra potrebbe permettersi, con i 166 voti di Mattarella e i 56 di Di Matteo e i loro 433 astenuti, di schierare il proprio candidato senza concludere l’intesa con il campo progressista.
Gli altri candidati
Il quarto scrutinio suona come un investitura di kingmaker per Salvini, il quale dovrà comunque cercare di non rompere l’equilibrio precario della coalizione di centrodestra. Restano in gioco tutti i candidati papabili chiacchierati in questi giorni: dalle tre “Ca” – Casellati, Casini e Cassese – ad Amato, per il quale però bisognerà attendere l’elezione a presidente della Corte costituzionale di sabato. Il centrosinistra che, invece, aveva dato indicazione di votare scheda bianca, esce dal quarto scrutinio fortemente indebolito: 261 grandi elettori si sono dimostrati leali con i propri leader.
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