Casellati, poi Draghi o Casini: oggi il centrodestra va alla conta sul Quirinale ma c’è il piano B
Una candidata di bandiera per la quinta votazione. Con tutta probabilità Elisabetta Casellati. Anche se ci sono possibilità anche per Carlo Nordio e Marcello Pera. E in caso di fallimento arriverà la scelta. Con in pole position i nomi di Pier Ferdinando Casini e di Mario Draghi. Ma con chances anche per Giampiero Massolo, Franco Frattini, Sabino Cassese, Letizia Moratti ed Elisabetta Belloni. Questo lo scenario del centrodestra per il Quirinale mentre si va verso la quinta fumata nera e non tramonta ancora l’ipotesi di un bis per Sergio Mattarella. Ma il diretto interessato è in silenzio. In mattinata i capigruppo decideranno se effettuare anche la sesta votazione oggi. E il centrosinistra potrebbe uscire dall’Aula al momento del voto.
Tutti contro tutti
E così siamo arrivati a venerdì 28 gennaio e al quinto giorno di votazioni senza una soluzione per il Quirinale. Il Colle dei veti incrociati, è la definizione dei giornali oggi, blocca ogni trattativa. Per quanto riguarda il centrodestra la decisione finale su chi votare sarà presa stamattina durante il vertice dei leader. «Domani – ha spiegato Matteo Salvini al termine di quello di ieri sera – il centrodestra voterà, mi hanno dato mandato tutti a esplorare quale profilo può ottenere più consensi. Mi aspetto sviluppi risolutori e definitivi. Spero che Pd e 5s non votino più scheda bianca e si assumano le loro responsabilità». Ma la riunione ha visto anche urla. Quelle indirizzate da Antonio Tajani nei confronti di Salvini. Che a un certo punto, racconta l’agenzia di stampa Ansa, è uscito dalla stanza per lasciar sbollire gli animi.
Prima del vertice circolava il nome di Giampiero Massolo, rimasto in piedi durante la riunione, ma poi bocciato dagli azzurri e dai centristi. Quindi l’idea di proporre a Casellati la candidatura con l’obiettivo ufficiale di contarsi e cercare di verificare la sua capacità di attrarre voti. Non a caso, Vittorio Sgarbi, presente al vertice, avverte che i Cinque Stelle, favorevoli a Casellati, potrebbero essere decisivi: «Nella riunione abbiamo valutato una specie di ballottaggio tra Casellati e Nordio, credo non ci siano altri nomi. Nordio era nella terna ma si sapeva che la terna poteva coprire la Casellati perché figura istituzionale. La mia idea – sottolinea Sgarbi – è che se sono furbi, quelli dei 5 Stelle, che hanno votato prima Maddalena e oggi Di Matteo, non volendo Draghi, potrebbero votare Casellati e potrebbero determinare, loro, l’elezione».
Lo stallo messicano
Il Partito Democratico ieri ha bocciato Casellati. Un tweet di Peppe Provenzano, vicesegretario del partito, è tornato a ribadire quanto detto da Enrico Letta nei giorni scorsi: «Proporre la candidatura della seconda carica dello Stato, insieme all’opposizione, contro i propri alleati di governo sarebbe un’operazione mai vista nella storia del #Quirinale. Assurda e incomprensibile. Rappresenterebbe, in sintesi, il modo più diretto per far saltare tutto». Intanto ieri Sabino Cassese ha parlato con Repubblica del fantomatico incontro con Salvini e si è schermito: «Ci sono cose più importanti. Tra qualche decennio saremo trenta milioni di italiani, perché nessuno fa più figli. Abbiamo il tasso più basso di laureati nella Unione europea, il minor numero di nuovi iscritti quest’anno. La sanità territoriale è tutta da rifondare. La scuola pure».
Dalle urne di ieri sono anche usciti oltre 160 voti per Sergio Mattarella. Ma il presidente uscente, fa sapere La Stampa, non è attualmente in corsa. Per convincerlo ci vorrebbe un appello dei leader del partito. Di certo per ora non c’è nessuna regia politica dietro i voti. Non la sua. Mattarella si trova al Quirinale ma è in totale silenzio stampa per evitare interferenze nelle trattative in corso. E ieri dal Colle è arrivata anche una precisazione: il capo dello Stato durante le elezioni del suo successore «non ha nulla da dire, niente da commentare o da far trapelare», per cui inutile insistere con le domande.
La rosa di nomi
Il centrodestra, fa sapere intanto l’agenzia di stampa Agi, ha studiato anche la prossima mossa, qualora l’operazione Casellati dovesse fallire (Italia Viva ha già fatto sapere che non convergerà), oppure non partire nemmeno. Il piano B, secondo quanto sostiene l’agenzia di stampa, è quello di proporre una rosa di nomi da offrire a M5s-Pd-Leu. Tra i nomi non ci sarebbe comunque il costituzionalista Cassese e neanche l’ex ministro Frattini. Ma la rosa (eventuale) verrà decisa in un successivo vertice che si terrà alle ore 14. A meno che – possibilità remota – in mattinata non si riesca a stringere su un nome con un accordo che eviti il muro contro muro.
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