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Quali sono le condizioni di Mattarella per il bis al Quirinale

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Lunedì scade il suo mandato. Il tempo stringe. E i voti a ogni scrutinio crescono. Ma il presidente uscente metterebbe delle condizioni precise per un bis. Eccole

L’Aula vuole Sergio Mattarella. Il capo dello Stato uscente – lunedì scade ufficialmente il suo mandato – ha raggiunto ieri quota 336 nella sesta votazione per il Quirinale. I voti sono arrivati dal Partito Democratico, dal MoVimento 5 Stelle e da Liberi e Uguali. E mentre Salvini e Conte spingono per chiudere un accordo su Elisabetta Belloni (sulla quale c’è anche l’ok di Giorgia Meloni), il fronte per l’ex presidente cresce sempre di più. Tanto da includere persino Matteo Renzi, che ieri non ha escluso il bis mentre nei giorni scorsi ci sono state telefonate tra i leader della maggioranza e lo staff dell’ex presidente.

Colle: lascia o raddoppia?

«Invitiamo tutti a prendere atto della spinta che da due giorni e in modo trasversale in Parlamento viene a favore della riconferma del presidente Mattarella», hanno fatto sapere all’agenzia di stampa Agi ieri dal Pd. Per chiedere la disponibilità all’attuale Capo dello Stato c’è una spinta fortissima del Movimento 5 stelle. I 336 voti che sono arrivati ieri per la prima carica dello Stato potrebbero essere molti di più oggi, considerato che i Dem hanno voluto appositamente frenare sui numeri. FI non chiude alla prospettiva e pure nella Lega c’è chi, come Giorgetti, sottolinea che di fronte ad un’impasse si replicherà il precedente di Napolitano. Ma quali sono le condizioni di Mattarella per raddoppiare invece di lasciare quel Quirinale da cui ha già traslocato?

Qualche giorno fa era stato Gianfranco Micciché, Grande elettore siciliano e presidente dell’Assemblea Regionale, a spiegare perché Mattarella ha sempre detto (finora) no: «Il mio è un ragionamento antropologico sulla natura stessa dei palermitani. Ma le pare che un siciliano doc come Mattarella si mette a fare un endorsement a sé stesso?». La compiaciuta attesa farebbe parte del gioco: «Aspettare che un palermitano dica chiaramente ‘voglio essere io’ è perdere tempo. La mia idea è che se è reale il veto a Draghi al Colle si andrà comunque a votare, in un caso o nell’altro. Quindi meglio lo status quo: Mattarella al Colle e Draghi a Palazzo Chigi».

In ginocchio da lui

Per Micciché bisogna aspettarsi un ok da Mattarella soltanto nel caso che i leader dei partiti vadano da lui a chiederglielo. E la stessa cosa scrive oggi Ugo Magri su La Stampa. Spiegando che se stamane Conte, Salvini, Letta e Tajani si presentassero da lui per chiedergli il sacrificio, Mattarella prima di tutto chiederebbe perché si è arrivati a questa situazione di stallo e se davvero non ci siano alternative al suo secondo mandato. Poi farebbe presente che anche se ci sono i precedenti (Napolitano) e nei fatti sarebbe così, il suo secondo mandato non potrebbe in alcun modo essere vincolato temporalmente. Ovvero: la scadenza elettorale del 2023 potrebbe essere l’ultima che Mattarella seguirebbe dal Quirinale ma questo non deve costituire un obbligo.

Né dovrebbe essere possibile delegittimarlo in continuazione una volta accettato il bis. Perché concertare con i partiti una durata differente dai canonici sette anni costituirebbe un atto eversivo. Poi ci sono i tempi della richiesta. Che devono essere necessariamente stretti. Perché alle 11 di oggi le più alte cariche dello Stato sono convocate per il giuramento del nuovo giudice costituzionale Filippo Patroni Griffi. Infine, lunedì scade ufficialmente il mandato. Il tempo stringe.

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