La storia di Ginevra morta per Covid-19 a 2 anni e le terapie intensive che mancano in Calabria
Ginevra, la bimba di due anni positiva al Coronavirus e trasferita sabato da Catanzaro a Roma per una grave insufficienza respiratoria, è morta ieri all’ospedale Bambino Gesù. Le sue condizioni già all’arrivo nel nosocomio della Capitale erano apparse disperate tanto che «i team medici non hanno avuto neanche il tempo di intervenire» ha spiegato l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato. La sua famiglia era pro vaccini, come testimoniano i molti post pubblicati dalla mamma su Facebook. La notizia della sua morte, ha scritto il sindaco di Mesoraca Annibale Parise, «lascia un intero paese scosso e distrutto» visto che è «volata in cielo una piccola creatura di appena due anni, bella, raggiante e dal sorriso meraviglioso». Ma cosa è successo alla bambina e perché i medici non sono riusciti a salvarla?
Alle domande sulla morte di Ginevra rispondono le cronache dell’accaduto. Ginevra Soressa viveva a Mesoraca, un comune con poco più di seimila abitanti in provincia di Crotone. In paese si contano una cinquantina di casi ma lei non è mai stata nel conto dei positivi. Venerdì ha cominciato a sentirsi male: febbre in rapido peggioramento. La sera del 28 gennaio viene trasferita nel reparto pediatrico dell’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro. Repubblica racconta che la bambina aveva i polmoni compromessi, serie difficoltà a respirare, e una saturazione al minimo tollerabile. Subito è stata sottoposta a ventilazione assistita. Ma la rianimazione di Catanzaro è un reparto per adulti. Il settore pediatrico non c’è. Così come in nessun ospedale della Calabria, aggiunge il quotidiano. Le terapie intensive neonatali funzionano per i neonati di una trentina di giorni. I pazienti dai due mesi in su finiscono tutti negli stessi letti di Rianimazione.
Ma il bambino, conclude il quotidiano, è un paziente con caratteristiche ed esigenze precise, che ha bisogno di professionalità specifiche. Per questo si è deciso di trasferire Ginevra fuori regione nel minor tempo possibile. E per l’ennesima volta l’ospedale migliore per un bambino calabrese è stato l’aereo, come hanno commentato alcuni. Per fare presto sabato pomeriggio è stato organizzato dalla Prefettura di Catanzaro un volo con un mezzo dell’Aeronautica Militare, un C-130J della 46esima Brigata Aerea di Pisa. A bordo un’ ambulanza con la piccola ed una équipe medica. Dopo l’arrivo a Ciampino, la bambina è stata portata dalla stessa ambulanza all’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Ma qui la piccola paziente è arrivata «già intubata e in condizioni disperate, con insufficienza respiratoria e compromissione delle funzioni vitali». Nonostante tutti i tentativi dei sanitari la bambina è morta poche ore dopo l’arrivo in ospedale.
12 mila ricoveri e 40 morti
Ma la storia di Ginevra non è l’unica. Sono 40 ad oggi i minorenni morti per le complicazioni derivate da Covid-19, mentre attualmente gli under 18 ricoverati nelle terapie intensive e in area medica ammontano a 12 mila. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità parlando di più di due milioni di contagiati minorenni dall’inizio della pandemia. Di questi, 12 mila sono finiti in ospedale e 300 in rianimazione. L’ultimo di cui si è parlato è stato Lorenzo Gazzano: aveva 10 anni e abitava a Nucetto in provincia di Cuneo. Come molti bambini della sua età, non era vaccinato. Ma il padre Simone ha spiegato al Corriere della Sera che la sua non è una famiglia No vax: «Appena abbiamo potuto abbiamo fatto tutti il vaccino, noi e gli altri nostri due figli. Il piccolo era in forse perché il vaccino non era ancora obbligatorio, lui prendeva delle medicine e così non era ancora stato vaccinato. Poteva prendere il Covid come tanti altri e superarlo. Invece, è andata così».
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