Maturità con gli scritti, gli studenti protestano: «Si ignora che c’è ancora il Covid». Il sottosegretario Sasso: «Per loro invece sarà un vantaggio»
Il ministro Patrizio Bianchi non ha avuto nemmeno il tempo di comunicarlo che i ragazzi hanno già inviato una nota per dire no alla nuova Maturità, con gli scritti (italiano e seconda prova) nonostante la pandemia del Coronavirus. «Non si tiene conto degli ultimi tre anni, penalizzati da un esame senza senso. Così non ci stiamo», questa la reazione della rete degli Studenti che, dunque, non si trova d’accordo con il ministro sul «riprendere nella quasi totalità la formula tradizionale». La Rete degli Studenti Medi, nello specifico, accusa il Miur di non aver ascoltato le loro richieste e, con questa proposta di esame, di non considerare «le difficoltà enormi nella didattica e nell’apprendimento degli ultimi tre anni». Le associazioni studentesche, invece, chiedevano un esame «incentrato sulle singolarità dello studente, eliminando gli scritti e inserendo una tesina».
«Sconcertati da questa proposta»
Tommaso Biancuzzi, coordinatore della Rete degli Studenti Medi, si dice «sconcertato da questa proposta». Il ministero «non convoca le associazioni studentesche da mesi. Ci aspettavamo, però, che venissero comunque prese in considerazione le nostre proposte e le richieste di una comunità larga e responsabile. Non siamo dei nullafacenti, ma abbiamo seri dubbi che il percorso formativo di uno studente si valuti in base a questa proposta di esame di Stato. Vorremmo che ci si concentrasse sul percorso personale di ogni studente, non su capacità acritiche», spiega. Gli scritti, «specialmente la seconda prova mettono in difficoltà chi ha vissuto la scuola a singhiozzi come negli ultimi tre anni. Se la bozza di esame sarà confermata, non possiamo escludere la mobilitazione nazionale».
Il governo difende l’ordinanza
A promuovere il nuovo esame è, invece, il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso secondo cui un esame di Maturità «più articolato è sicuramente un vantaggio per gli studenti, perché hanno la possibilità di concludere degnamente i loro studi superiori ed essere valutati in modo più completo. Trovo giusto che ci sia avviati sulla strada della normalità anche su questo fronte». Sasso “salva” soprattutto la prova scritta di italiano: «Ritengo fondamentale, e ho lavorato in tal senso, la reintroduzione della prova scritta di italiano, che rappresenta per gli studenti un’opportunità preziosa per esprimere la propria personalità e il mondo che hanno dentro, non solo le conoscenze acquisite».
Cosa ne pensano i presidi
«In attesa di commentare in modo più approfondito le ordinanze attraverso la lettura dei testi, prendiamo atto della ratio alla base delle ordinanze: la ricerca di una “normalizzazione” rispetto alla situazione emergenziale si traduce nella volontà di ripristinare in buona parte le procedure proprie degli esami del periodo prepandemico. Tuttavia, va ricordato che gli studenti che affronteranno le prove di giugno sono quelli che maggiormente hanno sofferto l’emergenza: due anni e mezzo del loro percorso scolastico sono stati pesantemente inficiati dalla pandemia e di ciò non si può non tenere conto. In tale direzione può leggersi anche il fatto che sia le prove Invalsi che lo svolgimento del Pcto non rappresentino, contrariamente alla norma, un requisito di accesso», queste le parole del presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli. E in merito alla seconda prova: «Riteniamo che si sia registrato un passo indietro rispetto alla spinta innovativa fornita dalla prova su due discipline».
Foto in copertina: ANSA/TINO ROMANO