Malati di Covid-19 lasciati insieme agli altri pazienti: l’indagine sulle Rsa e i 100 morti nelle residenze
Un’inchiesta della Guardia di Finanza coordinata dalla procura di Torino ha portato alla denuncia per frode nelle pubbliche forniture di sette persone. Si tratta dei dirigenti di una società che gestisce Rsa in tutto il Nord Italia, soprattutto nell’hinterland di Torino e Milano, e i direttori di due Rsa operanti nel capoluogo piemontese. Secondo l’accusa i dirigenti avevano inserito nelle Rsa pazienti Covid-19 insieme agli altri malati senza rispettare le linee guida e i protocolli sanitari. Le indagini erano scattate dagli esposti dei parenti degli anziani deceduti nella prima fase della pandemia all’interno di quelle strutture. Archiviate invece, per l’assenza di qualsiasi tracciamento dei pazienti, le accuse di epidemia e omicidio colposo, per le quali risultavano indagati gli stessi dirigenti delle due Rsa di Torino dove si sono verificati oltre cento decessi.
Le indagini delle Fiamme gialle, coordinate dai procuratori aggiunti Enrica Gabetta e Vincenzo Pacileo e dirette dai pm Giovanni Caspani e Rossella Salvati, hanno preso il via dopo gli esposti presentati dai parenti degli anziani ospitati nelle Rsa e morti nel corso della prima fase della pandemia. Secondo l’accusa le strutture avrebbero ospitato i malati pur sapendo di non potere garantire loro il rispetto delle linee guida previste dall’Istituto superiore della Sanità e dalle direttive elaborati dalla sanità piemontese. Che prevedevano corrette modalità di utilizzo delle mascherine, separazione dei percorsi, distinzione tra pazienti Covid positivi e non, sanificazione dei locali, screening dei pazienti all’ingresso e del personale nonché dei degenti con sintomi compatibili alla malattia e tempi di assistenza da destinare ai pazienti. La mancata erogazione di queste prestazioni, oltre a configurare il reato di frode nelle pubbliche forniture, avrebbe prodotto un risparmio a vantaggio delle Rsa.
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