Di Battista a Conte e Di Maio: «La resa dei conti è necessaria, altrimenti il M5s è finito»
Giuseppe Conte e Luigi Di Maio «sembrano ai ferri corti. Non è la fine del mondo. La fine, non del mondo ma solo del Movimento, avverrebbe se, per un quieto vivere ipocrita e perbenista, si evitasse la resa dei conti». A dirlo, in un editoriale pubblicato da Tpi, è il fuoriuscito dal Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista. L’ex deputato chiede «una resa dei conti fatta alla luce del sole, davanti agli iscritti e incentrata non su questioni personali ma politiche», prosegue nelle anticipazioni dell’editoriale. «In primis sul comportamento che il Movimento che ha vinto le ultime elezioni dovrà tenere nell’ultimo anno di legislatura». Quanto successo nella settimana di votazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica «con Di Maio che cercava in ogni modo di far eleggere Draghi e Conte che cercava di opporsi (per me, giustamente) è, evidentemente, legato a questioni politiche», dice Di Battista, che ha già difeso l’ex premier.
«E le questioni politiche una forza che dice di credere nella democrazia diretta le risolve pubblicamente, coinvolgendo i propri iscritti, non al telefono o in riunioni popolate da neo-politicanti senza voti». Per l’ex deputato «una resa dei conti rapida e trasparente converrebbe a Conte forte ancora di un consenso personale. Converrebbe a Di Maio il quale potrebbe avere più elementi su cosa (e dove) fare al termine del suo secondo mandato. Conviene a chi sta fuori o è stato costretto a uscire. Tanto per comprendere, definitivamente, cosa sia oggi la comunità del Movimento 5 Stelle e se ne condividono ancora i valori. Dunque se ha minimamente senso pensare di tornare».
Il futuro di Di Battista
«Per quanto mi riguarda ricordo a tutti, in primis a coloro che oggi mi riscrivono dopo mesi di silenzi, che ho lasciato il Movimento 5 Stelle per la scellerata entrata nel governo Draghi e se non cambiano i comportamenti del Movimento, non cambieranno neppure i miei», prosegue Di Battista parlando del proprio coinvolgimento. L’ex deputato ha parole dure nei confronti del “suo” Movimento. «Al netto di conquiste purtroppo via via smantellate dal governo dell’assembramento (dalla legge anti-corruzione al super-bonus) le ragioni per le quali venne fondato il M5S sembrano essersi perse nei palazzi romani». Il Movimento, «d’altro canto, non è nato per diventare un Pd buono. Nacque per rovesciare la piramide… non per sostituire un potere con un altro e neppure per barattare posizioni di potere personale in cambio della più bieca restaurazione».
La legislatura «iniziata con la Strage di Genova e la promessa della revoca delle concessioni autostradali finisce con i Benetton ricoperti d’oro e con i familiari delle vittime del Morandi che faticano per farsi pubblicare un comunicato stampa». Per Di Battista «questo è lo Stato dell’arte ed è evidente che il Movimento sia in gran parte responsabile». I sondaggi, dice ancora l’ex deputato, «parlano chiaro. La responsabilità più grande è stata quella di aver indebolito il potere degli iscritti. Quegli iscritti raggirati da informazioni false e tendenziose durante le votazioni sul governo Draghi. Quegli iscritti che mai e poi mai avrebbero accettato l’entrata del Movimento nel governo dell’assembramento se avessero conosciuto prima la sua composizione. Quegli iscritti in buona parte pentiti della loro scelta. La restaurazione in atto – sottolinea tuttavia Di Battista – non inficia minimamente le idee di Gianroberto Casaleggio, semmai ne conferma la bontà».
In copertina ANSA | Alessandro Di Battista, ospite della trasmissione tv condotta da Lilli Gruber “Otto e mezzo”, Roma, 28 maggio 2018.
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