Inizia il Mattarella bis: «Una nuova chiamata alla responsabilità». Lungo applauso dopo il giuramento – La diretta video
La liturgia laica più importante dello Stato, celebrata – con alcune eccezionalità dovute al Covid – da oltre settant’anni. Il cerimoniale che avvolge il giuramento del presidente della Repubblica è iniziato alle ore 15, quando il segretario generale della Camera è andato alla residenza di Sergio Mattarella – in questo caso il Quirinale – per accompagnarlo con una scorta di carabinieri a Montecitorio. L’arrivo tra i rintocchi della campana più alta della Camera dei deputati, poi l’ingresso in Aula per il giuramento. Da quel momento, inizia ufficialmente il settennato del presidente della Repubblica al quale viene dedicato il massimo onore delle 21 salve sparate dal cannone al Gianicolo. Alla fine del discorso alla Nazione, suonerà l’inno di Mameli e il Capo dello Stato passerà in rassegna il drappello d’onore. Poi ci sarà l’omaggio al milite ignoto all’Altare della patria, il volo delle Frecce tricolori e l’insediamento nel Palazzo del Quirinale, dove arriverà a bordo della Lancia Flaminia presidenziale scortata dai Corazzieri a cavallo. La prassi prevede che, terminata la cerimonia, il presidente del Consiglio rassegni le sue dimissioni a Mattarella. Il quale, sempre per prassi, le respingerà. Alla cerimonia non potrà partecipare Matteo Salvini, risultato positivo al Covid.
Mattarella: «Il mio pensiero agli italiani che più soffrono»
Dopo aver giurato – prende il via ufficialmente il secondo settennato di Mattarella – il presidente della Repubblica, accolto da un’ovazione dei grandi elettori, rivolge il suo messaggio al parlamento e ai cittadini: «È per me una nuova chiamata, inattesa, alla responsabilità, alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi». Poi, il capo dello Stato ne ha elencato le motivazioni: «Il mio pensiero, in questo momento, è rivolto a tutte le italiane e a tutti gli italiani: di ogni età, di ogni regione, di ogni condizione sociale, di ogni orientamento politico. E, in particolare, a quelli più in sofferenza, che si attendono dalle istituzioni della Repubblica garanzia di diritti, rassicurazione, sostegno e risposte concrete al loro disagio». Poi, la reprimenda – blanda – verso lo stallo che si era creato durante gli scrutini. «Queste attese sarebbero state fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese impegnato a uscire da una condizione di grandi difficoltà».
February 3, 2022
La pandemia e le urgenze economiche
Mattarella spiega che, non appena i presidenti di Camera e Senato gli hanno comunicato l’esito dell’ottavo scrutinio, lui ha accettato con la consapevolezza che «non possiamo permetterci ritardi né incertezze». Le urgenze citate per prime nel discorso sono quelle sanitarie, economiche e sociali. Dopo un richiamo a restare vigili nella lotta al Coronavirus e un invito a proseguire con solerzia nella vaccinazione, il presidente fa un elogio all’Italia: «Lo spirito di iniziativa degli italiani, la loro creatività e solidarietà, lo straordinario impegno delle nostre imprese, le scelte delle istituzioni ci hanno consentito di ripartire. Hanno permesso all’economia di raggiungere risultati che adesso ci collocano nel gruppo di testa dell’Unione. Ma questa ripresa, per consolidarsi e non risultare effimera, ha bisogno di progettualità, di innovazione, di investimenti nel capitale sociale, di un vero e proprio salto di efficienza del sistema Paese».
L’encomio ai protagonisti della pandemia
Il dodicesimo capo dello Stato raccoglie un applauso fragoroso quando esprime riconoscenza verso «medici, operatori sanitari, volontari, da chi ha garantito i servizi essenziali nei momenti più critici, dai sindaci, dalle forze armate e dalle forze dell’ordine, impegnate a sostenere la campagna vaccinale». Mattarella fa un appello all’impegno per lavorare nel segno dell’equità, per i giovani e affinché si superi il declino demografico. Ancora, «Un’Italia che tragga vantaggio dalla valorizzazione delle sue bellezze, offrendo il proprio modello di vita a quanti, nel mondo, guardano ad essa con ammirazione. Un’Italia impegnata nella tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi, consapevole della responsabilità nei confronti delle future generazioni». Il presidente è convinto che l’Italia possa e debba essere messa nelle condizioni di rilanciare l’Unione europea e le istituzioni internazionali di cui è parte.
L’endorsement al governo Draghi
Sui temi citati, il presidente della Repubblica sottolinea «l’impegno intenso del governo guidato dal presidente Draghi». Un esecutivo nato «con ampio sostegno parlamentare» nel pieno dell’emergenze, «e ora proiettato a superarla, ponendo le basi di una nuova stagione di crescita sostenibile del Paese e dell’Europa. Al governo esprimo un convinto ringraziamento e gli auguri di buon lavoro». Ma per arginare i «poteri economici sovranazionali» e salvaguardare la democrazia, è necessario che «il parlamento esprima la sua forza». Mattarella, da questo punto di vista, vede due esigenze: «Rispetto dei percorsi di garanzia democratica e, insieme, tempestività delle decisioni». Per queste ragioni, il ruolo del parlamento è cruciale in quanto «luogo della partecipazione. Il luogo dove si costruisce il consenso attorno alle decisioni che si assumono. Il luogo dove la politica riconosce, valorizza e immette nelle istituzioni ciò che di vivo cresce nella società civile».
La riforma della giustizia
Mattarella riserva un rimprovero all’eccessivo ricorso ai decreti legge: «Quel che appare comunque necessario, nell’indispensabile dialogo collaborativo tra governo e parlamento è che, particolarmente sugli atti fondamentali di governo del Paese, il Parlamento sia sempre posto in condizione di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati. La forzata compressione dei tempi parlamentari rappresenta un rischio non certo minore di ingiustificate e dannose dilatazioni dei tempi». Una standing ovation, poi, arriva quando il presidente rimarca il bisogno di «un profondo processo riformatore che deve interessare anche il versante della giustizia. Per troppo tempo è divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività». Indispensabile che le riforme annunciate giungano a compimento. «I cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’ordine giudiziario».
Il passaggio conclusivo sulla dignità
Il capo dello Stato dedica una menzione alle forze armate, al corpo diplomatico, ai connazionali all’estero, a Papa Francesco, alle comunità straniere che vivono in Italia. Ripete il concetto della preservazione del patrimonio culturale del Paese e la necessità di sostenere la scuola. «Costruire un’Italia più moderna è il nostro compito». Ma affinché la modernità sorregga la qualità della vita e un modello sociale aperto, dice Mattarella, «è necessario assumere la lotta alle diseguaglianze e alle povertà come asse portante delle politiche pubbliche». Qui inizia forse la parte più applaudita del suo discorso che ruota intorno al concetto di dignità. «Tanti, troppi giovani sono sovente costretti in lavori precari e malpagati, quando non confinati in periferie esistenziali. È doveroso ascoltare la voce degli studenti, che avvertono tutte le difficoltà del loro domani e cercano di esprimere esigenze, domande volte a superare squilibri e contraddizioni. La pari dignità sociale è un caposaldo di uno sviluppo giusto ed effettivo. Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno di ogni prospettiva di crescita».
«Nostro compito – aggiunge Mattarella ed è l’ennesimo richiamo ai principi costituzionali – è rimuovere gli ostacoli. Accanto alla dimensione sociale della dignità, c’è un suo significato etico e culturale che riguarda il valore delle persone e chiama in causa l’intera società. La dignità. Dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ciascuno di noi. Perché la sicurezza del lavoro, di ogni lavoratore, riguarda il valore che attribuiamo alla vita. Mai più tragedie come quella del giovane Lorenzo Parelli – nel suo discorso ha deciso di ricordare anche Monica Vitti e David Sassoli -, entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro. Quasi ogni giorno veniamo richiamati drammaticamente a questo primario dovere della nostra società. Dignità è opporsi al razzismo e all’antisemitismo, aggressioni intollerabili, non soltanto alle minoranze fatte oggetto di violenza, fisica o verbale, ma alla coscienza di ciascuno di noi».
«Dignità è impedire la violenza sulle donne, profonda, inaccettabile piaga che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell’educazione, dell’esempio. La nostra dignità è interrogata dalle migrazioni, soprattutto quando non siamo capaci di difendere il diritto alla vita, quando neghiamo nei fatti la dignità umana degli altri. È anzitutto la nostra dignità che ci impone di combattere, senza tregua, la tratta e la schiavitù degli esseri umani. Dignità è diritto allo studio, lotta all’abbandono scolastico, annullamento del divario tecnologico e digitale. Dignità è rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine, privi di un ruolo che li coinvolga. Dignità è contrastare le povertà, la precarietà disperata e senza orizzonte che purtroppo mortifica le speranze di tante persone. Dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità.
«Dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti. Questa è anche la migliore garanzia di sicurezza. Dignità è un Paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare, e capace di rimuovere gli ostacoli che immotivatamente incontrano nella loro vita. Dignità è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, dalla complicità di chi fa finta di non vedere. Dignità è garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente. La dignità, dunque, come pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile». Mattarella conclude il messaggio alla Nazione prendendo in prestito una frase di Sassoli. «La sua testimonianza di uomo mite e coraggioso, sempre aperto al dialogo e capace di rappresentare le istituzioni democratiche ai livelli più alti, è entrata nell’animo degli italiani. “Auguri alla nostra speranza” sono state le sue ultime parole in pubblico. Aveva appena detto: “La speranza siamo noi”. Ecco, noi, insieme, responsabili del futuro della nostra Repubblica. Viva la Repubblica, viva l’Italia!». L’applauso di chiusura è il più lungo di tutta la cerimonia.
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