Sanremo 2022, le pagelle di Open: grazie Amadeus, basta Orietta Berti sulla barca. Il Top&Flop del Festival
Anche la 72esima edizione del Festival di Sanremo è giunta al termine. La canzone vincitrice della kermesse di quest’anno è stata Brividi di Blanco e Mahmood. Un trionfo abbastanza ipotizzabile sin dall’ascolto in anteprima delle 25 canzoni in gara, ma per nulla scontato fino all’ultima votazione nella serata finale. Questa edizione di Sanremo, per il terzo anno guidata da Amadeus, ha consolidato il tanto atteso cambio di passo per la kermesse canora osservata, e un po’ invidiata, anche all’estero. Un Sanremo con due anime portanti che sono riuscite a coniugarsi perfettamente: un po’ tradizionale Festival della canzone italiana, un po’ disco-party con la cassa regolata quanto basta per essere accolta dal un pubblico nazional- popolare. La miscela è stata esplosiva e ha conquistato il pubblico di ogni età. Difficile trovare qualcosa che sia andato veramente male in questa edizione, ma qualche piccola delusione c’è stata. Ciò non toglie che sia stato un Festival grandioso.
Top – Amadeus
Amedeo Umberto Rita Sebastiani ce l’ha fatta ancora una volta, e ha portato a casa trionfalmente anche il terzo Festival di Sanremo in qualità di direttore artistico e conduttore. Con Amadeus, però, la musica è cambiata, così come il Festival stesso. “Ama” l’ha rivoluzionato, reso più trasversale, interattivo, partecipativo: un evento in cui avviene un costante scambio e interconnessione generazionale, anziché uno scontro. La capacità di tenere il palco, gestire la pressione senza farla pesare sul pubblico, accogliere e far sentire a proprio agio non solo gli artisti e gli ospiti, ma anche i telespettatori da casa, ha ribadito il cambio di passo del Festival. Al momento, all’orizzonte sembra non esserci ancora nessuno in grado di potergli evitare il quater. Ma ora è tempo del meritato riposo, oltre che degli applausi scroscianti per l’ennesimo Festival meravigliosamente riuscito e che ha arricchito culturalmente la società italiana, non solo sul fronte musicale o dell’intrattenimento, ma nei suoi valori, in un mondo in rapidissimo cambiamento. E Amadeus ha saputo dimostrare di saper tenere il passo eccome, se non addirittura di saperlo anticipare, battendo record storici e continuando ad avanzare a prescindere da tutto. Eccezionale.
Top – Drusilla Foer
«Diversità è una parola che non mi convince. Quando la verbalizzo, sento sempre che tradisco qualcosa che sento o che penso. Trovo che le parole siano come le amanti, quando non funzionano più vanno cambiate subito. Ho cercato un termine che potesse sostituire una parola così incompleta e ne ho trovato uno molto convincente ed è unicità». Drusilla Foer durante la terza serata del Festival ha creato un vero e proprio spartiacque nella comunicazione e nella discussione delle tematiche Lgbtq+ e della fluidità di genere, con garbo, ironia ed eleganza. «Io sono già una persona molto fortunata a essere qui, ma date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l’atto rivoluzionario, il più grande, che è l’ascolto. Ascoltate voi stessi, gli altri, le nostre unicità. Accogliamo il tutto, anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni. Facciamo scorrere i pensieri in libertà, i sentimenti, e liberiamoci dalla prigionia dell’immoralità». Difficile tornare indietro dopo un tanto appassionato, sofferto e maestoso monologo come quello di Drussila.
Top – Dargen D’Amico
«Ma è proprio necessario poi variare uno vario vario vario come me?», si chiedeva Enzo Jannacci, in Parlare con i limoni. Questo vale anche per Dargen D’Amico e la risposta è ovviamente «no». Tra i migliori factotum della musica italiana, Dargen sul palco dell’Ariston con la sua Dove si balla non ha portato una semplice “canzonetta”, ma una giostra di parole e musica con rimandi a Lucio Dalla (Balla balla ballerino), a Franco Battiato (Centro di gravità permanente), a Guccini (L’Avvelenata e Canzone delle osterie fuori porta) e ad Alberto Camerini (Tanz bambolina), solo per citarne alcuni. La cassa strafottente rimanda a un altro pilastro della musica dance italiana, Gigi D’Agostino. Per non parlare della sua versione di La bambola di Patty Pravo realizzata per la serata dei cover e dei duetti. Ma Dargen ha fatto di più, e non solo per sé. La prima stoccata è andata a colpire i grandi elettori che hanno eletto nuovamente il presidente Sergio Mattarella. Con la sua nonchalance piacente e piaciona di facciata e ben celata dietro i suoi intoccabili occhiali da sole, si è rivolto a tutti chiedendo serietà nelle votazioni sanremesi: «Ormai in Italia facciamo sempre quelle cialtronerie alle votazioni… Hai visto il presidente della Repubblica?».
February 4, 2022
E durante la serata finale, dopo aver ringraziato Amadeus per averlo scelto a Sanremo, di nuovo: «E un ringraziamento anche al governo italiano che tende a dimenticarsi delle piccole realtà musicali, e noi dobbiamo trovare delle alternative, quindi sono qui: spero che nel prossimo presente le cose cambino». Insomma, Dargen ha riportato sul palco di Sanremo la questione dei lavoratori della musica e dello spettacolo, fermi ormai da due anni a causa della pandemia. E tra lavoro, passioni, vita privata che va «a farsi benedire», attualità e politica, Dargen D’Amico fa bene a cantare «Dove si balla, fottitene e balla, tra i rottami, balla per restare a galla». Dargen vive sospeso, tra passato e un futuro che sembra non poter mai cominciare a pieno. Difficoltà personali affrontate in maniera apparentemente leggera, ma in cui non ci si può riflettere a livello sociale. Come tutti, del resto. Promosso? A pieni voti.
February 5, 2022
Flop – Orietta Berti
«Finché la barca va lasciala andare». È vero. Ma Orietta Berti meritava di più da questo Festival dopo aver passato quasi un anno a sostenere praticamente l’intero palinsesto della Rai con la sua vivacità, schiettezza, simpatia, genuinità. Lasciarla su una nave da crociera magari sarà stato anche rilassante, ma come artista avrebbe meritato molto più spazio all’interno del Festival.
Flop – Tributi a Battiato e Dalla
Il tributo a Raffaella Carrà della serata finale è stato formidabile. Sfortunatamente non si può dire lo stesso dei pochi secondi dedicati ai ricordi di Franco Battiato e di Lucio Dalla durante la kermesse. Sebbene gli omaggi siano stati fatti con garbo, le due colonne portanti del cantautorato italiano avrebbero meritato molto di più, infinitamente di più. Un vero e proprio peccato.
Flop – Cover di Luigi Tenco
Più che un flop è una preghiera: si dia tregua a Luigi Tenco. La sua Mi sono innamorato di te è stata eseguita per due anni consecutivi nella serata delle cover. Non ce l’abbiamo con nessun artista che l’ha portata in gara. Però il repertorio di Tenco è ben più vasto e, se solo si scavasse un po’ meglio, si potrebbero trovare preziosi gioielli molto più attuali e socialmente e trasversalmente più sentiti nell’animo, anche oggi dei più giovani, rispetto alla solita cover amorosa trita e ritrita. In attesa che ciò avvenga, per carità, vi preghiamo: date tregua a Luigi Tenco.
Speciale Sanremo 2022
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I testi delle canzoni
Achille Lauro – Domenica | Aka 7even – Perfetta così | Ana Mena – Duecentomila ore | Dargen D’Amico – Dove si balla | Ditonellapiaga con Rettore – Chimica | Elisa – O forse sei tu | Emma – Ogni volta è così | Fabrizio Moro – Sei tu | Gianni Morandi – Apri le tue porte | Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia | Giusi Ferreri – Miele | Highsnob e Hu – Abbi cura di te | Irama – Ovunque sarai | Iva Zanicchi – Voglio amarti | La rappresentante di Lista – Ciao ciao | Le Vibrazioni – Tantissimo | Mahmood e Blanco – Brividi | Massimo Ranieri – Lettera al di là del mare | Matteo Romano – Virale | Michele Bravi – Inverno dei fiori | Noemi – Ti amo non lo so dire | Rkomi – Insuperabile | Sangiovanni – Farfalle | Tananai – Sesso occasionale | Yuman – Ora e qui
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