Caos M5s, senza presidente Conte e senza statuto: le due opzioni del Movimento dopo l’ordinanza di Napoli
«Se solo Gianroberto – Casaleggio – potesse scendere giù per un paio d’ore…». Il senso del caos che sta attraversando il Movimento 5 stelle lo sintetizza così Alessandro Di Battista. Del caos, ma anche del travaglio di Giuseppe Conte, il quale non è riuscito a convertire il suo consenso personale in consenso per il partito e, quindi, in leadership interna. Il provvedimento di oggi del tribunale di Napoli che congela il nuovo statuto e decapita i vertici 5 stelle sembra molto più di una semplice sospensione al progetto di rifondazione contiana. Ha il suono, piuttosto, delle lancette di un orologio che girano al contrario e tornano a un anno fa. A febbraio 2021. Quando l’ecosistema dei 5 stelle era ancora la piattaforma Rousseau, dove 9.499 iscritti votarono per la fine della guida unica dei 5 stelle e l’avvio di una governance collegiale. Via dallo statuto la dicitura di «capo politico», sostituita da «comitato direttivo», organismo mai costituito ma che sarebbe dovuto essere stato composto da cinque personalità, in carica per tre anni, scelte dall’assemblea degli iscritti al Movimento.
La storia, poi, proseguì verso un’altra direzione: ci fu lo strappo con Davide Casaleggio, l’addio a Rousseau con tanto di debiti da pagare e, ad agosto, il nuovo statuto che introduceva la figura del presidente. Un percorso in salita, quello di Conte, ma che l’ex premier aveva comunque iniziato a percorrere. Spintonato dalle fronde interne, l’avvocato del popolo ha presieduto il Movimento per sei mesi esatti. Oggi, 7 febbraio 2022, il tribunale di Napoli ha accolto il ricorso di un gruppo di attivisti: sospeso il nuovo statuto e le rispettive delibere per «gravi vizi nel processo decisionale». Un salto nel passato che Lorenzo Borré, avvocato dei ricorrenti ed esperto delle dinamiche grilline, ha definito «l’anno zero del Movimento».
Beppe Grillo, sarà lui il deus ex machina?
Cosa succederà ora? Vito Crimi, reggente dei 5 stelle nella tumultuosa transizione tra la guida di Luigi Di Maio e la rivoluzione contiana, non dovrebbe poter tornare in carica. Il comitato di garanzia della sua reggenza, inoltre, si è dimesso. I nuovi tre membri del comitato di garanzia – Di Maio l’ha lasciato, con un tempismo eccezionale, due giorni fa -, non possono più farne parte: secondo le norme del vecchio statuto, tornato in vigore con la sospensione di quello nuovo, Virginia Raggi e Roberto Fico sono incompatibili con il ruolo in quanto ricoprono degli incarichi istituzionali. Senza leader e senza comitato di garanzia: il Movimento, da oggi pomeriggio, è una bagnarola senza timoniere. Ha l’equipaggio più grande tra i gruppi parlamentari, ma la tempesta giudiziaria, l’assenza di un comandante unico e, anzi, le faide tra gli ammiragli, stanno facendo affondare l’imbarcazione. Gli unici che conservano qualche titolo dopo la frustata giudiziaria di Napoli sono i tre membri del collegio dei probiviri. E Beppe Grillo, il garante, dal quale tutti si aspettano un miracolo.
Le due opzioni possibili per il futuro del Movimento
Spetterà a lui decidere come procedere, mentre sembrano due le strade percorribili: o votare, con le regole del precedente statuto, quella leadership collegiale composta da cinque persone, oppure ripetere la votazione di modifica dello statuto – con reinsediamento di Conte -, accettando di ammettere al voto anche quegli iscritti che si sono registrati da meno di sei mesi. Quest’ultima è la strategia sulla quale punta l’ex premier, ma Borré già ne sottolinea i limiti: «Il collega – ha dichiarato, riferendosi all’avvocato Conte – attualmente non ha più poteri decisionali e non può dettare soluzioni, almeno non con maggiori facoltà di un qualsiasi altro associato. Ma soprattutto non può prescindere dai paletti procedurali dello statuto nella versione ante agostana. Mi sorprende poi il richiamo ad una pretesa prassi contrastante con la lettera dello statuto, come se un eventuale errore ne legittimasse uno successivo analogo».
Le contromosse di Conte e il caffè (amaro) con Crimi
Decapitati i vertici – Conte e i cinque vicepresidenti -, sospeso il nuovo statuto, il senatore Crimi è stato chiamato a un incontro nella casa romana di Conte. Si studiano le contromosse per reagire alla decisione dei giudici di Napoli. All’incontro ha partecipato anche un notaio. Al termine della riunione di massima emergenza, il Movimento ha diramato una nota in risposta al provvedimento giudiziario: «Il tribunale ha accolto il ricorso fornendo una specifica interpretazione del vecchio statuto secondo cui avrebbero avuto diritto di partecipare al voto anche gli iscritti da meno di sei mesi. L’interpretazione fornita dal tribunale di reclamo, peraltro, contrasta la prassi consolidata nelle votazioni seguite dal Movimento e un indirizzo che mirava a scongiurare che la comunità fosse infiltrata da cordate organizzate ad hoc al fine di alterare le singole votazioni, complice anche la gratuità e semplificazione dell’iscrizione».
I vertici del Movimento: «Procederemo con una nuova votazione dello statuto»
Poi, i vertici contiani hanno precisato che «il provvedimento del tribunale non ha accertato l’invalidità delle delibere adottate, ma dispone, in via meramente provvisoria, la sola ”sospensione” delle suddette delibere. Il Movimento aveva già in programma, proprio in questi giorni, la convocazione di un’assemblea per sottoporre al voto degli iscritti alcune modifiche statutarie in adesione ai rilievi della Commissione di garanzia per gli statuti e la trasparenza dei partiti politici. Sarà questa l’occasione per proporre agli iscritti – anche con meno di sei mesi di anzianità – la ratifica delle delibere sospese in via provvisoria». Nell’attesa di suddetta assemblea, appena fuori dall’abitazione di Conte, Crimi ha annunciato: «Si procederà con una nuova votazione secondo le indicazioni del giudice».
Conte: «La mia leadership non dipende dalle carte bollate»
Durante l’attesa della votazione, però, il Movimento resta privato ufficialmente di un leader. Il senatore non sembra d’accordo: «Il leader è Conte, la nostra comunità ha parlato chiaro. Leggo tante inesattezze in giro: l’unica eccezione che il giudice ha accolto è quella relativa alla votazione degli iscritti da meno di sei mesi. Ma qualcuno pensa davvero che sarebbe cambiato il risultato se avessero votato anche i nuovi iscritti? Tanto rumore per nulla. Non saranno certo le carte bollate a fermare una voglia di rinnovamento del Movimento 5 Stelle». Dopo di lui, ha rilasciato una breve dichiarazione anche Conte. Lo ha fatto – e l’ha sottolineato -, anche nelle vesti di avvocato: «La mia leadership nel Movimento 5 stelle si basa ed è fondata sulla profonda condivisione di principi e valori. Quindi è un legame politico prima che giuridico, non dipende dalle carte bollate. E lo dico consapevole di essere anche un avvocato».
Il «ve l’avevamo detto» dell’associazione Rousseau
La trasformazione del Movimento – contro cui hanno presentato ricorso attivisti di tutta Italia e che è stata accolto dal tribunale – aveva provocato anche uno sfilacciamento del rapporto, un tempo inscindibile, tra Movimento e associazione Rousseau. La quale, oggi, è tornata a farsi sentire con una nota che suona come un «ve l’avevamo detto». Sul Blog delle stelle, si legge: «Come molti ricorderanno, per mesi abbiamo sollecitato i dirigenti che si erano autoproclamati tali a capo del Movimento a seguire la legge e ad adempiere alle decisioni degli iscritti del Movimento durante gli Stati generali, ossia a procedere a un voto su Rousseau per definire la governance del Movimento composta da un organo a cinque componenti chiamato Comitato direttivo, in sostituzione della figura del Capo politico. Anche il Garante Beppe Grillo lo ribadì in due comunicazione pubbliche. Purtroppo quello che accadde successivamente è cosa nota a tutti: gli autoproclamatosi dirigenti del Movimento decisero, invece, di proseguire la loro azione in violazione delle regole associative e delle decisioni degli iscritti e avviarono le votazioni su Sky Vote che oggi sono state di fatto invalidate accogliendo il ricorso proposto da diversi attivisti del Movimento 5 Stelle in tutta Italia».
Casaleggio: «Il Movimento è andato a sbattere sugli scogli»
L’associazione di Davide Casaleggio ha tacciato di dilettantismo i nuovi vertici pentastellati: «In più occasioni abbiamo evidenziato quanto la gestione delle votazioni e della comunità degli iscritti richiedesse un livello di attenzione e professionalità che non possono essere improvvisati con modelli di gestione, invece, approssimativi e dilettantistici così come, invece, avvenuto. In un post del primo giugno 2021 Davide Casaleggio consigliava al Movimento 5 Stelle di operare nel pieno rispetto delle regole avvertendo: “Gli scogli sono vicini. Ripeto. Gli scogli sono vicini”. E oggi il Movimento è tristemente andato a sbattere su quegli scogli e sarà costretto ad effettuare nuove votazioni indette dal garante Beppe Grillo – unico organo in grado oggi di convocare gli iscritti – per individuare un guida collegiale al posto del decaduto presidente e capo politico Giuseppe Conte e dovrà farlo, questa volta, nel rispetto delle regole e delle modalità previste dal precedente Statuto e che da ora è di nuovo in vigore».
Elaborazione grafica in anteprima di Vincenzo Monaco
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