Scuola, cosa chiedono i ragazzi che protestano? «Vogliamo un esame diverso e niente fotocopie e caffè nell’alternanza»
Contestano il modello di svolgimento della maturità e le caratteristiche del progetto di alternanza scuola-lavoro gli studenti che protestano nelle piazze negli ultimi tempi e che continueranno a scendere in strada per manifestare contro le decisioni del ministero dell’Istruzione e il suo mancato intervento. Dietro alla protesta della generazione che ha conosciuto la didattica a distanza per colpa del Covid, ci sono volti organizzati in reti, associazioni, forum, collettivi. C’è l’Unione degli studenti medi e la Rete studenti medi. I giovani hanno cominciato a protestare con forza all’indomani della morte di Lorenzo Parelli, il 18enne rimasto ucciso sotto una trave in acciaio nel suo ultimo giorno di stage nell’ambito del percorso di formazione professionale scolastico.
La maturità
Sotto il fronte dell’esame di maturità, gli studenti contestano innanzitutto il ritorno alla formula pre-Covid (anche se non del tutto). Secondo le motivazioni che il coordinatore della Rete studenti medi, Tommaso Biancuzzi, rilascia a Repubblica, la contrarietà alla vecchia formula nasce dal fatto che i maturandi chiamati ad affrontare questa prova sono «quelli messi nelle condizioni peggiori: hanno fatto un anno di Dad, l’altro di lezioni in presenza a singhiozzo e questo ancora funestato dal virus». Il giovane menziona una serie di malesseri che, a suo avviso, dipingono l’attuale stato di salute mentale e fisica dei suoi colleghi: «Invito a guardare l’incidenza di ansia, stress, disturbi alimentari, depressione tra gli adolescenti».
Al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi gli studenti chiedono dunque «un esame diverso, e da ben prima della pandemia». In particolare, i maturandi non vorrebbero le tradizionali prove scritte, bensì «un elaborato scritto da presentare oralmente, preparato coi docenti, interdisciplinare e che vada oltre i programmi». Rispetto alla seconda prova scelta dalle commissioni, la difficoltà denunciata da Biancuzzi sarebbe da ricercare nella sua natura pratica per gli istituti tecnici: «Chi ha avuto laboratori a singhiozzo come si è potuto preparare? Vale anche per una versione di greco, difficile da affrontare se hai delle lacune nella morfologia o nella sintassi».
Alternanza scuola-lavoro
Per quanto riguarda invece gli stage e i tirocini formativi in azienda, svolti nell’ambito del progetto di alternanza scuola lavoro o dei percorsi di formazione professionale, le ragioni della contestazione si fanno ancora più serie, specie alla luce di quanto capitato a Lorenzo. «Noi non contestiamo il rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro che è necessario così come l’apertura al territorio – è la posizione del coordinatore della Rete studenti medi -. Ma deve essere rivisto radicalmente perché non si può accettare di esporre gli studenti a un mercato del lavoro che conta 1.400 morti all’anno. Va bene che si lavori col ministro Orlando, come annunciato – scandisce a Repubblica – si passi ai fatti però». Il punto della questione è naturalmente legato alla sicurezza, ma gli studenti mettono in discussione anche l’effettiva utilità di queste prime esperienze lavorative: «Non possiamo avere studenti impiegati a fare fotocopie o caffè: è umiliante. Deve essere uno strumento didattico, una forma di insegnamento fuori dalle aule».
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