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Draghi sulla riforma della giustizia: «Non porremo la fiducia». Cartabia: «La magistratura deve ritrovare credibilità» – Il video

11 Febbraio 2022 - 16:16 Redazione
Il premier in conferenza stampa presenta la riforma del Csm. E sul proprio futuro dice: «Io federatore del centro? Lo escludo. Se voglio un lavoro, me lo trovo da solo»

«È stata una discussione ricchissima e anche molto condivisa che ha raggiunto obiettivi importanti: il primo è la condivisione dell’impianto principale della riforma, poi l’impegno ad operarsi con i capigruppo a dare priorità assoluta alla discussione in Parlamento per l’approvazione in tempo utile per l’elezione del prossimo Csm e, infine, il pieno coinvolgimento delle forze politiche». Queste le parole del premier Mario Draghi che, in conferenza stampa, ha parlato della nuova riforma della giustizia targata Marta Cartabia. Il presidente del Consiglio ha parlato di grande apertura da parte delle forze politiche: «L’elemento più importante è che non c’è stato alcun tentativo di imporre la fiducia, soltanto un accordo e una condivisione trovata assieme». Un cambiamento di cui tanto si è parlato nelle ultime ore anche a causa dello scetticismo dei partiti che chiedevano più tempo per leggere le carte, per approfondire il tema delicato e spinoso.

Forza Italia aveva chiesto addirittura il rinvio del Consiglio dei ministri, poi l’intervento di Draghi – che ha riunito la ministra coi capi delegazione – è servito a dissipare ogni dubbio. La riforma prevede che chi viene eletto non sarà più giudice e che chi andrà al governo resterà per 3 anni senza toga. «Era una riforma ineludibile per una ragione imminente e cioè la scadenza del Csm che dovrà rinnovarsi nel mese di luglio» ha poi ribadito la ministra della giustizia Cartabia, «ma anche per accompagnare la magistratura in un percorso di rinnovamento e credibilità che pochi giorni fa lo stesso presidente della Repubblica ha sottolineato. Un percorso che ha che fare con l’attitudine personale, con la coscienza delle persone ma che norme più rigorose possono sostenere».

«Un lavoro me lo trovo da solo»

«Nuovo federatore del centro? Lo escludo». Così Mario Draghi ha risposto alle diverse domande dei giornalisti riguardanti il proprio futuro politico. «Ho visto che tanti politici mi candidano a tanti posti in giro per il mondo mostrando grande sollecitudine, ma vorrei rassicurarli che se decidessi di lavorare un lavoro lo trovo anche da solo», ha scherzato il premier, escludendo però seriamente di essere interessato a diventare federatore di un centro politico. Sull’ultimo anno di legislatura Draghi poi ha ribadito: «Il dovere del governo è proseguire e affrontare sfide importanti per gli italiani che sono quella immediata del caro energia, quella meno immediata ma preoccupante che è l’inflazione che sta aggredendo il potere d’acquisto dei lavoratori ed erodendo, anche se per ora non si vede, la competitività delle imprese, c’è poi l’uscita della pandemia e poi il Pnrr che sta andando molto bene».

«Superbonus? Pochissimi controlli»

Il presidente ha parlato anche di economia e incentivi. Uno dei temi più spinosi è quello del Superbonus 110%: «Alcuni di quelli che più tuonano oggi sul Superbonus, che dicono che queste frodi non contano, che bisogna andare avanti lo stesso, beh alcuni sono gli stessi che hanno scritto questa legge e hanno permesso di fare i lavori senza controlli» ha spiegato Draghi. E ha aggiunto: «Se il Superbonus oggi rallenta è per i sequestri deliberati dalla magistratura per questioni fraudolente per 2,3 miliardi. Ma naturalmente le somme oggetto di indagine sono molto, molto più alte». Il presidente ha parlato della necessità di pensare a un meccanismo che funzioni e di «correttivi che dovrebbero trovare posto in un emendamento a cui sta lavorando il ministero e il Parlamento». I dubbi sull’incentivo sono molti: «Non è che l’edilizia senza Superbonus non va avanti o non funziona. Si è giovata di questo strumento ma non bisogna pensare che senza non andrebbe avanti».

«Bollette? Interverremo la prossima settimana»

Una delle urgenze attuali su cui intervenire è senza dubbio il caro bollette. «Le cifre stanziate negli ultimi trimestri sono imponenti», ha spiegato il premier, «sono 9 miliardi e mezzo di euro, ma non sono sufficienti. Credo di poter dire che questo intervento sarà presentato per la prossima settimana». I sostegni di cui parla il presidente Draghi avranno come obiettivo quello di «contenere l’emergenza, potenziare la produzione con interventi sull’offerta dell’energia e rafforzare la fornitura a prezzo calmierato e certo».

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