L’autogol del Riformista contro Report: pubblica un dossier con audio manipolato su cui si è già espresso un tribunale
Uno scivolone a dir poco spiacevole per il giornale diretto da Piero Sansonetti. Questa mattina, 11 febbraio, come anticipato ieri sera nella versione online, Il Riformista ha pubblicato un articolo intitolato Così lavora Ranucci: fatture false, latitanti, dossier di fango e 007 amici. Il quotidiano ha detto di essere in grado di rivelare come il giornalismo di Report e quello del suo autore e conduttore, Sigfrido Ranucci, siano in realtà basati su «Fatture false, 007 e latitanti». Peccato che i documenti che rappresentano la prova regina dell’articolo siano in realtà provenienti da un’attività di dossieraggio nei confronti proprio di Ranucci. Un tribunale ha già ricostruito, peraltro ben sei anni fa, che per screditare il reporter all’epoca era stato addirittura manipolato un audio con la sua voce.
Il Riformista pubblica l’articolo in giorni incandescenti per Ranucci e la sua squadra: il conduttore è stato oggetto di un audit interno alla Rai, finito con l’archiviazione, ma al seguito del quale ha avuto uno scontro verbale, a colpi di messaggini, con un membro della commissione di Vigilanza, Andrea Ruggieri, che ora minaccia di denunciarlo. Sull’onda di questa vicenda, Il Riformista racconta di poter provare che, appunto, il metodo Ranucci è basato su dossier, 007, rapporti con latitanti e afferma, senza dare grandi elementi di contesto, che davanti alla proposta di sedicenti freelance che annunciavano materiale capace di «incastrare un politico» il giornalista avrebbe proposto di pagare le informazioni fatturando altro materiale e fingendo che provenisse dalla Calabria: «Tanto paga la Rai», affermerebbe in un audio il giornalista, specificando che invece il dossier sul politico da incastrare sarebbe dovuto arrivare con una busta anonima. Sarebbe tutto molto inquietante, sia per l’informazione sia per le tasche degli abbonati Rai, se non fosse che questa storia è già stata raccontata. Ma un tribunale, nel 2016, ha anche stabilito che è falsa e che l’audio di Ranucci è stato manipolato.
I fatti risalgono alla primavera 2014 e Report li ha anche mandati in onda, almeno in parte, il 7 aprile di quell’anno, quando Ranucci era ancora il “vice” di Milena Gabanelli. In estrema sintesi un esponente locale della Lega, Sergio Borsato, assieme a due persone che il giudice Livia Magri definisce «agenti provocatori», fece credere a Ranucci di avere un video di un festino hard a cui avrebbe partecipato assieme all’allora sindaco di Verona. I freelance di cui parla Il Riformista erano proprio i due che lavoravano con Borsato, uno dei quali calabrese, Massimo Giacobbo, presentato da Borsato «colorendo la farsa aggiungendo che questi era terrorizzato per la propria incolumità e doveva quindi acquisire fiducia nel giornalista prima di poter consegnare il filmato ed essere pagato», scrive il giudice che ha analizzato i fatti.
Insomma, scrive il giudice Magri decretando l’imputazione coatta nei confronti di Tosi, Ranucci «lungi dalla andarsene in giro a diffamare Tosi stava verificando la veridicità delle proprie notizie nella maniera più scrupolosa, ascoltando fonti informate e in grado di fornire prove certe a riguardo e si preoccupava quindi di acquisire tali prove certe». Tosi, il politico oggetto della presunta diffamazione, era invece consapevole di quanto stava succedendo, di qui l’accusa nei suoi confronti di diffamazione.
Scrive ancora il giudice:
Giacobbo secondo quanto risulta dalla registrazione del medesimo incontro depositata datosi in allegato alla querela, analizzato alla questura di Padova, confermerà Ranucci di essere in possesso del video avendolo egli stesso prodotto nel corso del festino hard e insieme a Borsato indurrà Ranucci a rivelare le notizie fino a quel momento raccolte e anche mostrare le interviste acquisite che poi coincidono con quelle mandate in onda la trasmissione del 7 aprile.
Anche l’audio pubblicato dal Riformista, quello in cui Ranucci annuncerebbe di poter usare i fondi Rai come veri e propri fondi neri, viene da questa vicenda. Si tratta dell’audio in cui Borsato, Giacobbo, un’altra persona e Ranucci parlano del video che dovrebbe provare i comportamenti di Tosi. E, stando alla perizia su cui si basa l’archiviazione del giornalista, è stato alterato per rendere più gravi le affermazioni di Ranucci.
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