«Questa sconfitta è la copertina della mia carriera fallimentare». Marco Tadé, il campione di dignità che insegna come si perde – Il video
Pochi, anche tra gli atleti, riuscirebbero a perdere con l’onestà di Marco Tadé, non certo primo nelle gobbe di Pechino 2022 ma campione di grande dignità. Il 18esimo posto raggiunto è stato il meglio che lo sciatore freestyle di Locarno è riuscito a fare, ma il modo in cui ha lasciato le Olimpiadi invernali lo ha consacrato tra i più grandi degli ultimi Giochi. Il ticinese è finito anche sulla prima pagina del Corriere della Sera, dove Aldo Grasso ha descritto la sua intervista come: «una sorta di inno al perdente, di elogio del wonderful loser». Nessuna accusa all’arbitro, men che meno al tecnico o alla pista, nessun gesto di stizza che avrebbe alleggerito di certo la responsabilità di una sconfitta amara. Intervistato dalla tv svizzera parla di delusione come pochi atleti hanno mai avuto il coraggio di fare. Il bilancio è quello fallimentare di un’intera carriera: «Sono deluso ma d’altronde questa è un po’ la copertina di una carriera lunga 15 anni piena di delusioni, con qualche lucina qui e là. Una parte della lunga pila di obiettivi non raggiunti». Lo slancio di sincerità continua: «Ho ingoiato tanto schifo in tanti anni di sport, infortuni, delusioni varie, problemi personali». E poi la chiusa di ironia amara: «Vediamo che gadget possiamo rubare nei prossimi giorni da portarci a casa».
«Ho già perso due Olimpiadi»
Parole talmente sincere che hanno colpito tantissimi, rendendo il video di Tadé virale in poche ore. In quel caos di utenti social in cerca di vittoria sulla prossima preda da insultare o incriminare, la condivisione di una sconfitta è rimbalzata di profilo in profilo come il risultato più bello di un’ammissione di fragilità. «Ho già perso due Olimpiadi. A Sochi ho mancato la qualificazione per poco, in Corea mi sono infortunato il giorno prima di partire. Era da 8 anni che aspettavo questo momento», la lista delle sconfitte di Tadé è continuata anche durante la chiamata di Radio Deejay. Dopo l’intervista alla tv svizzera l’intento dei conduttori Linus e Nicola era quello di consolare il mancato campione di sci. «Non sono riuscito a sciare come volevo. Non sono stanco ma deluso» ha risposto Tadé con la solita lucidità. «La mia idea è di fare ancora un anno e poi si vedrà, non ho ancora deciso di mettere fine alla mia strada».
Gli infortuni
Classe 1995, la difficile storia sportiva di Tadé parte da lontano. Dopo aver vinto un bronzo nei campionati mondiali di sci-freestyle nel 2017, e ancora prima un argento nelle categorie juniores, nell’agosto del 2017 l’atleta si procura una distorsione del legamento del crociato anteriore del ginocchio destro in allenamento. Decide di non operarsi e di continuare a sciare per inseguire le qualificazioni ai Giochi invernali di Pyeongchang. Ma l’articolazione cede nell’ultima sessione di training prima di partire per la Corea. Un incidente che avviene poche ore dopo la pubblicazione da parte della Federazione svizzera della lista dei convocati olimpici in cui lui è dentro. Andrà sotto i ferri. Ma il recupero dopo 8 mesi sarà soltanto un abbaglio: si ferma di nuovo per problemi alla cartilagine di un ginocchio. Lo stop a quel punto sarà più lungo, impiega quasi un anno a recuperare per ripresentarsi in pista nell’autunno del 2019.
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