Ucraina, non solo gas: così le tensioni con la Russia rischiano di innescare rincari per grano e mais
L’incombente minaccia di un conflitto in Ucraina sta avendo conseguenze anche sul prezzo dei cereali. L’Ucraina è una delle prime esportatrici verso l’Europa e un eventuale conflitto potrebbe avere ripercussioni sulle coltivazioni e sull’operatività delle infrastrutture, compresi i porti commerciali del Mar Nero. I rincari di grano e mais hanno già raggiunto, rispettivamente, il +4,5% e il +5% nell’ultima settimana, e i prodotti alimentari non erano così cari da dieci anni a questa parte. Il “granaio d’Europa” è il quarto Paese per forniture di prodotti alimentari all’Unione europea. Ogni anno, i paesi dell’Ue, riporta Politico, acquistano dall’Ucraina circa un quarto della sua produzione di cereali e olio vegetale, e circa il 50% di quella di mais.
Secondo quanto riferisce l’Ansa, l’Italia importa ogni anno il 64% del grano necessario alla produzione di pane e biscotti. Nel 2021, 120 mila tonnellate sono arrivati dall’Ucraina e 100 mila (che sommate costituiscono circa il 4,4% di tutto il grano importato nel paese) dalla Russia. Quest’ultima ha già fatto sapere che taglierà le proprie esportazioni di cereali a partire da oggi, 14 febbraio. Il caro energia ha già messo in difficoltà gli agricoltori che devono far fronte a un prezzo del gasolio del 50% maggiore rispetto a quello di inizio 2021 e vedono i loro margini di guadagno diminuire di giorno in giorno. Esiste quindi il rischio che i costi di produzione non possano essere coperti e che la fornitura si fermi. Questo, associato alla minore quantità di grano d’importazione, rischia di tradursi in ulteriori rincari su tutta la filiera se i 6 miliardi di euro previsti dal Pnrr per l’agricoltura non verranno spesi per ridurre la dipendenza dall’estero.
A livello europeo, la situazione pare per ora essere sotto controllo. Le associazioni di categoria ucraine assicurano che tutto sta procedendo secondo i piani e al momento non si prevedono interruzioni della catena di approvvigionamento. Inoltre, solo il 4,9% dei prodotti alimentari importati dall’Ue proviene dall’Ucraina, anche se alcuni beni, come l’olio di girasole e quello di colza, potrebbero soffrire particolarmente, in quanto l’Unione si rifornisce dall’ex repubblica sovietica per la maggior parte del proprio approvvigionamento. Discorso diverso per Paesi per come il Libano e l’Egitto che si affidano all’Ucraina per la maggior parte del proprio fabbisogno di grano. Il timore è che, come già accaduto nel 2011, una carenza nella fornitura di cereali possa sfociare in tensioni e rivolte con conseguenze a cascata in tutta l’area del Mediterraneo.
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