La ragazza che denunciò lo stupro a Ravenna: «Troppi drink, non capivo niente. Mi sentivo morta»
Versioni contrastanti, una ricostruzione quasi impossibile da tracciare con precisione e una sentenza difficile da spiegare. Nella notte tra il 5 e il 6 ottobre del 2017, in una casa del centro di Ravenna, una ragazza di 18 anni subisce una presunta violenza sessuale ma ha bevuto così tanti alcolici che mettere insieme i ricordi per difendersi le risulta complicatissimo. Ad ogni modo, denuncia di essere stata violentata da un ragazzo romeno di 30 anni, conosciuto poco prima in un locale, e ritiene di poterlo affermare con ragionevole certezza perché ci sono dei flash a suo vedere innegabili che le tornano alla mente in modo nitido. «C’era l’acqua fredda», «mi hanno sollevato come un sacco», «sentivo qualcuno che aveva un rapporto con me…» sono alcune delle frasi messe a verbale dalla 18enne nel corso dell’incidente probatorio del 13 novembre del 2017.
I video
Esistono anche dei video, girati da un secondo ragazzo presente in quella casa, che testimoniano in quali condizioni si trovasse la giovane quella notte. «Mi sentivo immobile, paralizzata, un morto proprio…non capivo niente», sono le sue parole. E con i suoi ricordi fa comprendere che non era in quello stato psico-fisico necessario per essere in grado di dare il consenso per un rapporto sessuale. Eppure il tribunale di Ravenna ha assolto sia il romeno imputato per stupro, sia il ragazzo che ha fatto i video – un 31enne senegalese – perché «il fatto non costituisce reato». Una sentenza che l’avvocato difensore della ragazza, come racconta a Repubblica, non riesce a spiegarsi e che etichetta come «retaggio patriarcale». Ora si aspettano le motivazioni puntuali della sentenza. Secondo il collegio di tre giudici, i due scagionati non volevano abusare della giovane oppure non sapevano che fosse in uno stato tale da non essere in grado di esprimere il consenso.
In questo quadro c’è anche un giallo intorno al quale restano non risolti diversi interrogativi. La 18enne ha raccontato di aver bevuto tre o quattro calici di vino bianco insieme agli amici con cui era andata al locale “Prosecco” di Ravenna. Poi però ricorda che il pr della discoteca le ha offerto un «drink di troppo». «Non so cosa fosse, era un alcolico – ha tentato di spiegare – fatto sta che dopo quel drink non ricordo niente, ho solo dei flash». Il timore è dunque che le sia stata somministrata la cosiddetta droga dello stupro. Le analisi del sangue – fatte però quattro giorni più tardi – non hanno evidenziato tracce di stupefacente in quantità tali da confermare questa pista.
Le docce
C’è poi il ricordo di due docce fredde nella casa in centro a Ravenna, intorno alle 4 di notte, nel tentativo di fare riprendere la ragazza dopo che aveva vomitato più volte. «Mi ricordo l’acqua fredda, mi hanno fatto due docce – ha raccontato -. Non so chi avevo intorno. Ero senza vestiti, solo con le mutande e il reggiseno…lo so perché sentivo freddo». Dopo queste docce sarebbe avvenuto il rapporto sessuale con il 30enne romeno: «Era il ragazzo seduto nel tavolino, un po’ più in là, mai visto prima, né ci ho mai parlato». La versione del 30enne romeno però è molto diversa. «Dopo la doccia si era ripresa e sembrava molto lucida – sono state le sue parole -. Rispondeva alle mie domande. A un tratto ha cominciato a toccarmi e abbracciarmi, baciandomi sul collo – è stata la sua versione in base alla quale è stato assolto -. Le ho chiesto se volesse fare sesso, e lei ha detto sì. Ho usato il preservativo».