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Crisi del gas e aumenti dei prezzi: cosa rischia l’Italia con la guerra tra Russia e Ucraina

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Roma è più vulnerabile della Germania al rischio di chiusura dei rubinetti. E non ha alternative

L’Italia è uno dei paesi dell’Occidente che rischia di pagare un prezzo peggiore in caso di guerra tra Russia e Ucraina. Perché sarebbe esposta a uno shock energetico sul gas. E per gli allarmi sui prezzi che arrivano dagli analisti finanziari Usa sulle possibili conseguenze di una guerra: petrolio a 100 dollari e tonfo dei mercati. Con conseguenti ricadute sui prezzi delle materie prime, già alle prese con lo shock bollette della fine del 2021. Il primo fronte è quello dell’energia. Nei giorni scorsi l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ha pubblicato una mappa che riepiloga i paesi maggiormente esposti a una crisi del gas dalla Russia. A gennaio le forniture di Mosca verso l’Europa si sono ridotte del 40% rispetto alle attese. Soltanto negli ultimi giorni il flusso è ripreso. Il 50% delle importazioni extra-europee verso l’Unione arrivano proprio dalla Russia.

La crisi del gas prossima ventura

«L’indice di vulnerabilità varia da un minimo di 0 (Svezia) a un massimo di 31 (Ungheria). Su questa scala, l’Italia fa segnare un sostanziale 19. Seconda tra i grandi Paesi Ue è la Germania, che fa segnare un valore di 12, comunque piuttosto elevato. Al contrario per la Francia, che si affida molto al nucleare e alle importazioni di Gnl, l’indice crolla a un valore di 3», ha spiegato l’istituto a La Stampa. E l’accelerazione sull’estrazione del gas auspicata dal governo italiana e cominciata con la nuova mappa degli impianti non può arrivare in tempo. Perché ci vogliono tempi tecnici che non possono essere in alcun modo accelerati. Per questo ci vogliono soluzioni più rapide. Che però possono essere messe in campo soltanto dalla politica, che deve trovare un accordo per evitare lo stop o la riduzione degli approvvigionamenti.

Nel frattempo il pericolo crescente per l’invasione russa dell’Ucraina fa volare le quotazioni internazionali di grano per il pane e mais per l’alimentazione animale che fanno registrare rispettivamente un balzo del 4,5% e del 5% in una sola settimana. Un’analisi della Coldiretti sulla chiusura settimanale del mercato future della borsa merci di Chicago, che rappresenta il punto di riferimento mondiale delle materie prime agricole che si collocano su valori massimi del decennio, dice che il conflitto può danneggiare le infrastrutture e bloccare le spedizioni dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali ed il rischio concreto di carestie e tensioni sociali.

Grano e mais: la crescita dei prezzi

E questo perché l’ Ucraina oltre ad avere una riserva energetica per il gas ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo). Il paese si colloca al terzo posto come esportatore di grano a livello mondiale mentre la Russia, precisa la Coldiretti, al primo ed insieme garantiscono circa 1/3 del commercio mondiale. Una emergenza globale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti.

Nel 2021, riferisce la Coldiretti, sono arrivati oltre 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina e circa 100 milioni di chili di grano dalla Russia che peraltro ha già annunciato di limitare dal 15 febbraio al 30 giugno prossimo le proprie esportazioni di grano. Una situazione determinata dalla scomparsa nell’ultimo decennio in Italia di un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati .

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