Djokovic: «Non sono No vax ma rinuncerò ai tornei se mi obbligano all’immunizzazione»
Novak Djokovic torna a parlare. In un’intervista rilasciata in esclusiva alla Bbc il campione di tennis serbo assicura di non essere un No vax ma dice anche che rinuncerà ai prossimi tornei se l’unica alternativa fosse quella di immunizzarsi. «Se sarei pronto a sacrificare la partecipazione a competizioni come Wimbledon e Open di Francia per la mia posizione sul vaccino? Sì, questo è il prezzo che sono disposto a pagare», dice. E ancora: «Non sono mai stato contrario alle vaccinazioni», aggiunge confermando di aver fatto i vaccini da bambino, «ma ho sempre sostenuto la libertà di scegliere cosa mettere nel proprio corpo». Djokovic dice che sperava che i requisiti di vaccinazione in alcuni tornei (come Indian Wells) cambiassero, ma non si piegherà «perché i principi del processo decisionale sul mio corpo sono più importanti di qualsiasi titolo o altro. Sto cercando di essere in sintonia con il mio corpo il più possibile». E aggiunge che la sua decisione è stata in parte influenzata dall’impatto positivo che fattori come il cambiamento della sua dieta e dei suoi schemi di sonno hanno avuto sulle sue capacità di atleta. Sta «tenendo la sua mente aperta» sulla possibilità di essere vaccinato in futuro, «perché stiamo tutti cercando di trovare collettivamente la migliore soluzione possibile per porre fine al Covid. Non sono mai stato contrario alla vaccinazione. Capisco che a livello globale, tutti stanno cercando di fare un grande sforzo per gestire questo virus e vedere, si spera, una fine presto a questo virus».
L’intervista a L’Equipe da positivo? «Un errore enorme»
Un ulteriore stralcio dell’intervista all’emittente britannica è stato reso noto in serata dai media serbi. Djokovic ha ammesso che l’intervista che rilasciò all’Equipe lo scorso dicembre quando era positivo al Coronavirus è stato «un errore enorme». «Vorrei tornare indietro nel tempo, per non fare quell’errore», ha detto il tennista, ribadendo di averla concessa per diverse ragioni. «In primo luogo perché rispetto l’Equipe, uno dei migliori media sportivi al mondo. E poi perché il giornalista Franck Ramella lo conosco da tempo e non lo volevo tradire».
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