Consulta, il presidente Amato: «Il referendum non era sull’eutanasia: feriti da chi dice che non sappiamo cosa sia la sofferenza» – Il video
«Sorpresa e amarezza diffusa nella decisione di ieri ma il problema è che si è usato in modo improprio l’espressione “referendum sull’eutanasia”. Il referendum non era affatto sull’eutanasia ma sull’omicidio del consenziente». Con questa aspra critica sull’utilizzo improprio del linguaggio il presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato ha aperto la conferenza stampa dopo la bocciatura di ieri sera relativa all’ammissibilità del requisito referendario sull’omicidio del consenziente. «Sentire che chi ha preso la decisione che abbiamo preso noi ieri non sa cosa sia la sofferenza mi ha ferito, ha ferito ingiustamente tutti noi. La parola eutanasia è stato usata in modo fuorviante», ha concluso Amato su questo tema, rimandando al Parlamento di occuparsi della questione, che però il presidente giudica «poco attento». «Sarà che è troppo occupato dalle questioni economiche, ma forse il Parlamento non dedica abbastanza tempo a cercare di trovare la soluzione sui conflitti valoriali – è stata la stoccata di Amato indirizzata a Camera e Senato – è fondamentale che in Parlamento capiscano che se questi temi escono dal loro ordine del giorno possono alimentare dissensi corrosivi per la coesione sociale».
«Inammissibile» il referendum sulle sostanze stupefacenti
Anche in questo caso Amato ha sottolineato che è stato usato un linguaggio fuorviante perché la decisione «non riguardava la cannabis» in particolare, o le droghe leggere in generale. «Il quesito referendario era sulle sostanze stupefacenti», ha evidenziato il presidente, menzionando «il papavero, la cocaina e altre droghe pesanti». «E questo – ha scandito – era sufficiente a farci violare obblighi internazionali». Amato ha poi fatto una rapida carrellata sull’ammissione degli altri quattro referendum sulla giustizia. I quesiti dichiarati ammissibili riguardano l’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità previste dalla legge Severino, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle carriere dei magistrati e l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm. «Non mi pare che qualcuno abbia cercato i peli nell’uovo – ha detto Amato rispondendo alla stampa rispetto alle decisioni prese dalla Corte -. In alcuni casi l’orientamento è stato unanime, in altri prevalente».
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