La Gioconda che sarà esposta a Roma è davvero uguale all’originale? Il nostro confronto
77 centimetri di altezza, 53 di larghezza. Quando la si vede dal vivo, solitaria nella sua parete al Louvre di Parigi, sembra sempre piccola. Eppure il suo volto è diventato uno dei simboli più famosi dell’arte. Dipinta tra il 1503 e il 1504, la Gioconda di Leonardo da Vinci è ancora circondata da un’aura di mistero che vivacizza ogni piccola notizia a lei collegata. L’ultima è quella di una sua gemella, custodita fino a questo momento nei magazzini della Camera dei deputati e ora pronta per essere esposta nell’aula dedicata alla memoria di Aldo Moro. A volerlo è stato Francesco D’Uva, questore della Camera eletto nelle liste del Movimento 5 Stelle: «Si tratta di una copia del quadro del Louvre realizzata dalla bottega di Leonardo, forse addirittura con la sua stessa collaborazione. La Camera dei Deputati è il luogo adatto, riceve oltre 200 mila visitatori l’anno, tra i quali più di 60 mila studenti».
Il quadro era già noto ai critici d’arte. Il nome con cui viene riconosciuto è Gioconda Torlonia ed è una copia di quella originale realizzata sempre nel ‘500 nella bottega di Leonardo. Una sua descrizione si può trovare anche su ArteCamera, il portale in cui vengono raccolte tutte le opere custodite nella Camera dei deputati. Qui si legge che nel 2019 la tela ha sostenuto un restauro che però non ha chiarito del tutto l’identità del suo autore. Sicuramente si tratta di una copia ma non è chiaro chi l’abbia dipinta. La recensione più raffinata è riportata da Repubblica e arriva dai critici Antonio e Maria Forcellino. Nel catalogo della mostra del 2019 Leonardo a Roma, influenza ed eredità i due lasciano intendere che ci sia stato un intervento fatto direttamente dal maestro:
«La tecnica pittorica è così raffinata da lasciare presupporre che lo stesso Leonardo abbia messo mano alla definizione chiaroscurale del volto dato che non si conoscono altri pittori ai quali possa essere riferito un tratto così leggero nella resa dello sfumato».
I due dipinti a confronto
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