Comunali, la beffa per Paragone: ricorso perso a Milano e brutta scoperta al riconteggio. «Mancavano molti più voti»
«È chiaro che hanno fatto una porcata, io chiedo il riconteggio e in Consiglio comunale ci entro», tuonava Gianluigi Paragone, dopo i risultati definitivi delle elezioni comunali a Milano. Le preferenze raccolte dal leader di Italexit si erano fermate al 2,99%, sotto la soglia di sbarramento del 3%, impedendogli dunque di entrare nel Consiglio comunale meneghino. Secondo Paragone mancavano solo 43 voti per superare la soglia per conquistare la poltrona da consigliere comunale. E così, l’ex senatore del M5s ha chiesto il riconteggio delle schede. Ma secondo un documento inviato dalla Prefettura di Milano al Tar è emerso che i voti mancanti secondo il ricorso presentato dal leader di Italexit non erano 43, bensì 1.541. I giudici del Tar hanno dunque giudicato inammissibile il ricorso di Gianluigi Paragone, anche perché nel ricorso da lui presentato era stata indicata come parte controinteressata la consigliera Annarosa Racca, eletta tra le fila della Lega.
Ma anche in questo caso Paragone ha sbagliato, perché in caso di errore nel conteggio dei voti avrebbe dovuto indicare come parte controinteressata Marco Fumagalli, eletto nella lista “Milano in salute”. E dunque la Prefettura di Milano ha comunicato che «il numero riportato a pag. 97 del verbale delle operazioni elettorali dell’Ufficio elettorale centrale è frutto di errore materiale in quanto, dall’esame dello stesso verbale, si evince che, in realtà, il totale dei voti validi conseguiti dalle liste “Milano Paragone Sindaco” e “Grande Nord” non è pari a 14.376 ma a 12.878. Di conseguenza, l’estromissione delle suindicate liste è avvenuta per uno scarto di 1.541 voti validamente espressi e non per soli 43». Insomma, Paragone non ha solo commesso l’errore di indicare la parte controinteressata sbagliata, ma si è ritrovato anche davanti uno scarto di voti mancanti ben più alto rispetto a quello presentato in ricorso.
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