Le tappe per le riaperture fino a giugno: dall’addio al Green pass alla fine dell’obbligo vaccinale
Nel giro di poche settimane il piano del governo sulle riaperture entrerà nel vivo, in vista della scadenza dello stato di emergenza previsto per il 31 marzo. Ora che oltre ai contagi i bollettini registrano un calo graduale anche dei decessi quotidiani, l’andamento della pandemia di Coronavirus mette l’esecutivo nelle condizioni di pensare concretamente all’allentamento delle misure anti Covid, così come aveva anticipato lo stesso Mario Draghi nell’ultima conferenza stampa. Ed è sui tempi che si giocherà la partita nella maggioranza, visto che già nelle ultime ore il leader della Lega Matteo Salvini ha detto di sperare che dal 1 aprile si possa dire addio al Green pass. Un desiderio che inevitabilmente si scontrerà con il fronte finora più rigorista nel governo, a cominciare dal ministro della Salute Roberto Speranza, che fino a ieri 19 febbraio, pur confermando la direzione presa verso le riaperture, ha avvertito: «Dobbiamo farlo con attenzione, ma credo sia giusto guardare con fiducia al futuro».
Un piano di massima nel governo per marciare verso un quanto più ampio allentamento delle misure fino a giugno c’è e nei fatti è già iniziato con l’aumento delle capienze degli stadi al 75%, in vigore già da oggi 20 febbraio. Bisognerà aspettare invece il 10 marzo perché tornino quasi alla normalità le regole all’interno degli ospedali: da quella data, ricorda il Corriere della Sera, è prevista la ripresa delle visite ai ricoverati da parte dei famigliari per almeno 45 minuti. La regola dovrebbe essere applicata a livello nazionale e in tutti i reparti, compresi quelli di terapia intensiva, salvo diverse disposizioni a discrezione dei direttori sanitari. In quello stesso giorno tornerà possibile mangiare durante gli eventi sportivi e culturali, quindi al cinema, a teatro e quindi negli stadi e nei palazzetti dello sport.
Stop allo stato di emergenza
A meno che la curva pandemica non dovesse peggiorare, il 31 marzo non sarà rinnovato lo stato di emergenza. Tra i primi effetti ci sarà lo smantellamento della struttura commissariale per la campagna di vaccinazione guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo. Le somministrazioni dei vaccini passeranno così sotto la gestione del ministero della Salute. Finirebbe anche il compito degli esperti del Cts, che tornerebbero a tempo pieno ai propri reparti e impegni professionali. Possibile che il presidente Franco Locatelli e il portavoce del Comitato, Silvio Brusaferro, possano diventare consulenti diretti del governo per la quella che appare sempre di più come la fase finale della pandemia. La fine dello stato di emergenza segnerà anche la fine dell’obbligo dello smart working, strumento che comunque le aziende potranno continuare a sfruttare in base alle proprie esigenze.
I colori delle Regioni
Tutto ancora da discutere invece il sistema dei colori, in parte semplificato dopo gli ultimi decreti Covid, con le zone bianche, gialle e arancioni diventate sempre più simili in termini di restrizioni. L’ipotesi in campo è che possa restare comunque un sistema dei colori della regioni in cui si mantengano in piedi almeno le regole previste per la zona rossa, nel caso di imprevisti peggioramenti.
Verso l’addio graduale al Green pass
Si comincerà a fare a meno del Green pass dal 1° aprile, quando non sarà più necessario per le consumazioni al bar e nei ristoranti all’aperto, oltre che nei luoghi dello sport come gli stadi. Per i luoghi al chiuso, la previsione è che il Green pass non sarà più necessario almeno per giugno, quando verrà meno anche la necessità di esibirlo negli uffici e nei negozi. Secondo il Corriere della Sera, la data non ancora ufficiale per l’addio al Green pass per i lavoratori è fissata per il 15 giugno, quando verrà meno anche l’obbligo vaccinale per gli over 50, oltre che per operatori sanitari, forze dell’ordine e personale scolastico.
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