«Alzati, Africa»: l’insulto razzista al calciatore nato in Italia punito con 11 giornate di squalifica
«Alzati, Africa». Al 35′ del primo tempo della partita tra Pro Vercelli e Renate, valida per il campionato di serie C, l’allenatore dei padroni di casa Franco Lerda si è rivolto così nei confronti di Mohammed Chakir. Che ha ventuno anni, è cittadino italiano ed è nato a Guastalla in provincia di Reggio Emilia. Nel momento dell’insulto, racconta oggi La Stampa, il risultato era di 1 a 1. Un difensore del Reate stava per battere una rimessa laterale. Due inquirenti della procura federale che hanno assistito alla scena hanno stilato un rapporto. E il giudice sportivo Stefano Palazzi lo ha punito con 11 giornate di squalifica. «Non è la prima volta che succede, ma forse è anche grazie a questo genere di provvedimenti che gli episodi di razzismo in campo si stanno riducendo. Prima erano molto più frequenti», dice al quotidiano Chakir. I suoi genitori non sanno nulla dell’accaduto: «Sono persone serene che mi avrebbero detto di ridere su un gesto così ignorante. Ancora più assurdo perché a compierlo è stato un allenatore non un tifoso qualsiasi. Proprio lui che, invece, dovrebbe dare il buon esempio».
Lerda si è difeso: «Non sono un razzista e mai lo sarò: mi spiace molto che una parola detta senza alcun obiettivo discriminatorio sia stata strumentalizzata così, dipingendomi per ciò che non sono». Anche la Pro Vercelli si è schierata dalla parte dell’allenatore: Lerda «ha tra i propri valori quello del rispetto del prossimo, a prescindere dal#la nazionalità, religione o sesso di appartenenza». E la società «condanna ogni comportamento di natura razzista», promuove «i valori di uguaglianza, rispetto e inclusione che la contraddistinguono» e tiene a porgere le sue scuse a Chakir «se qualsiasi terminologia utilizzata dovesse essere stata mal interpretata». Intanto chiede al giudice gli atti. Solo dopo averli letti deciderà se fare ricorso.
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