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Ucraina, l’informativa del premier Draghi: «La nostra ambasciata resta aperta. Lavoriamo per evacuazione dei connazionali»

25 Febbraio 2022 - 10:55 Redazione
«Stiamo pianificando con le principali ambasciate un'evacuazione in condizioni di sicurezza», dice il premier alla Camera

L’Italia «condanna con assoluta fermezza l’invasione» dell’Ucraina da parte della Russia, «inaccettabile. L’attacco è una gravissima violazione della sovranità di uno stato libero e democratico, dei trattati internazionali, e dei più fondamentali valori europei. Voglio esprimere ancora una volta la solidarietà del popolo e del Governo italiano alla popolazione ucraina e al presidente Zelensky. Il ritorno della guerra in Europa non può essere tollerato». Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante l’informativa urgente resa in mattinata alla Camera dei Deputati sul conflitto in Ucraina. Alle 12.30 sarà al Senato della Repubblica, mentre alle 15 parteciperà in videoconferenza al vertice della Nato, «per coordinare il rafforzamento del fianco orientale e ribadire i principi alla base della nostra posizione».

«L’invasione ha assunto subito scala ampia e crescente. Le forze russe sono entrate da nord est, nord, sud est e dalla costa sud. Chiusa la navigazione del Mar d’Azov. Abbiamo registrato esplosioni diffuse anche nella regione di Leopoli», esordisce Draghi. «Una pioggia di missili è caduta nella notte su Kiev mentre l’esercito ha assediato varie città. L’esercito russo ha preso la centrale di Chernobyl», prosegue. «L’offensiva ha già colpito in modo tragico la popolazione. Ci sono vittime civili. Sono immagini che ci riportano ai giorni più bui della storia. È possibile immaginare un ingente afflusso di profughi verso i paesi vicini», spiega il premier. «È confermato che l’obiettivo è neutralizzare o – come è stato detto – “denazificare” il paese».

L’ambasciata italiana è operativa

«L’ambasciata italiana è aperta e operativa, pronta a valutare la situazione». Draghi spiega anche che «stiamo pianificando con le principali ambasciate un’evacuazione in condizioni di sicurezza». E ringrazia l’ambasciatore in Ucraina Francesco Zazo, tra gli applausi dell’aula. «Voglio esprimere ancora una volta la solidarietà del popolo e del Governo italiano alla popolazione ucraina e al Presidente Zelensky. Il ritorno della guerra in Europa non può essere tollerato», prosegue il premier nell’informativa alla Camera sul conflitto tra Russia e Ucraina. «Quello che sta succedendo è lo stadio iniziale di un profondo cambiamento nelle relazioni internazionali».

La solidarietà

«Ci siamo riuniti insieme agli altri leader del G7, e abbiamo adottato una Dichiarazione di ferma condanna e di richiamo alla cessazione delle ostilità e di ritorno alle trattative. In serata, ho partecipato a un Consiglio Europeo straordinario, a cui ha preso parte anche il presidente Zelensky e in cui l’Unione Europea ha espresso la sua condanna nei confronti della Russia e della Bielorussia», dice ancora Draghi. Che aggiunge: «Ho provato a contattare il presidente ucraino Zelensky stamane ma non mi è stato possibile parlargli, non era disponibile».

Le operazioni «rischiano di prolungarsi fino alla distruzione del sistema difensivo ucraino», dice il presidente del Consiglio. Il governo russo «ha avanzato la proposta di trattative dirette con il governo ucraino, e confermato che l’obiettivo è neutralizzare e demilitarizzare l’Ucraina. Non risulta al momento un riscontro ucraino». Zelensky «ha affermato la determinazione delle autorità ucraine a resistere e a rispondere al fuoco russo, e a rompere le relazioni diplomatiche con Mosca. Ieri sera ha emanato un decreto che dispone una “mobilitazione generale” di tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni di età, ai quali è stato fatto divieto di lasciare il Paese», prosegue il presidente del Consiglio.

Gli aiuti

«Per quanto riguarda il piano bilaterale, stiamo definendo un pacchetto da 110 milioni di euro di aiuti finanziari all’Ucraina a scopi umanitari e di stabilizzazione macro-finanziaria», dice Mario Draghi intervenendo in Aula. Il tessuto economico della regione è «disgregato». «Nell’ambito della Difesa, si stanno predisponendo misure di assistenza, in particolare nel settore dello sminamento e della fornitura di equipaggiamento di protezione».

La Nato

E militarmente la Nato si è già attivata, spiega il premier. «Ieri si è riunito il Consiglio Nord-Atlantico sulla base di quanto previsto dall’articolo 4 del trattato di Washington e ha approvato cinque piani di risposta graduale che, in questa prima fase puntano a consolidare la postura di deterrenza a est. Le fasi successive, vincolate ad un’evoluzione dello scenario, prevedono l’assunzione di una postura di “difesa” e, in seguito di “ristabilimento della sicurezza”», dice Mario Draghi. Verranno incrementate le forze dispiegate in territorio alleato, con «regole d’ingaggio predisposte per un impegno immediato». Per quanto riguarda le forze italiane impiegate dalla Nato «sono costituite da unità già schierate in zona di operazioni – circa 240 uomini attualmente schierati in Lettonia, insieme a forze navali, e a velivoli in Romania; e da altre che saranno attivate su richiesta del Comando Alleato. Per queste, siamo pronti a contribuire con circa 1400 uomini e donne dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, e con ulteriori 2000 militari disponibili». Forze che saranno impiegate nell’area di responsabilità della Nato «e non c’è nessuna autorizzazione implicita dell’attraversamento dei confini».

Le sanzioni

Le sanzioni approvate fino a ora e quelle che verranno in futuro, dice Draghi nel suo discorso, «ci impongono di considerare con grande attenzione l’impatto sulla nostra economia». Con particolare attenzione naturalmente al settore energetico, già colpito dai rincari. «Circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa», spiega il premier. E male si è fatto, dice Draghi, a «non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni». In Italia, dice il premier, assistiamo a una riduzione della produzione di gas da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi di metri cubi nel 2020, con un consumo nazionale di fatto costante «tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi». Per Draghi la via, da percorrere rapidamente, è quella «della diversificazione, per superare quanto prima la nostra vulnerabilità e evitare il rischio di crisi future».

L’esecutivo sta monitorando «in modo costante i flussi di gas, in stretto coordinamento con le istituzioni europee». Quest’anno la situazione appare positiva perché «il livello di riempimento aveva raggiunto il 90% alla fine del mese di ottobre, mentre gli altri Paesi europei erano intorno al 75%». E gli stoccaggi «sono stati poi utilizzati a pieno ritmo e nel mese di febbraio hanno già raggiunto il livello che hanno generalmente a fine marzo». Una situazione che riusciamo a reggere, e che ci accomuna alla Germania. Ora davanti c’è la bella stagione, e per Draghi la necessità di agire: «L’Italia è impegnata inoltre a spingere l’Unione Europea nella direzione di meccanismi di stoccaggio comune, che aiutino tutti i Paesi a fronteggiare momenti di riduzione temporanea delle forniture. Ci auguriamo che questa crisi possa accelerare finalmente una risposta positiva sul tema».

La crisi energetica

Non solo: il governo racconta di essere al lavoro «per approntare tutte le misure necessarie per gestire al meglio una possibile crisi energetica». E «per aumentare le forniture alternative». Aumentando il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti. «Il Presidente americano, Joe Biden, ha offerto la sua disponibilità a sostenere gli alleati con maggiori rifornimenti, e voglio ringraziarlo per questo», dice Draghi. «Tuttavia, la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione». L’Italia è al lavoro per aumentare i flussi da gasdotti non a pieno carico – come il Tap dall’Azerbaijan, il TransMed dall’Algeria e dalla Tunisia, il GreenStream dalla Libia. Addirittura, dice Draghi, «potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato». La lezione da apprendere è quella di «prestare maggiore attenzione ai rischi geopolitici che pesano sulla nostra politica energetica, e a ridurre la vulnerabilità delle nostre forniture».

In copertina ANSA/FILIPPO ATTILI | Mario Draghi a palazzo Chigi, 24 febbraio 2022.

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