Guerra in Ucraina, cosa c’è dietro la minaccia atomica di Putin: bluff, propaganda o realtà?
Cosa c’è dietro l’allerta del sistema difensivo nucleare lanciata ieri da Vladimir Putin? «Ordino al ministro della Difesa e al capo di stato maggiore di mettere in allerta speciale le forze di deterrenza dell’esercito russo, in risposta alle dichiarazioni aggressive dell’Occidente», ha detto ieri lo zar. Sulla reale entità della minaccia la Difesa americana non si sbilancia, mentre Berlino parla di una mossa dettata dalla frustrazione per la frenata dell’offensiva. E numerosi esporti sostengono che si tratti di pura propaganda e di un modo per deviare l’attenzione dall’insuccesso (finora) a Kiev. Non è chiaro nemmeno il senso dell’ordine di Putin, visto che le testate nucleari sono già attivabili in tre minuti.
Il processo di attivazione
Ma non si tratta di una minaccia inedita. Tre giorni fa lo stesso Putin aveva parlato di «conseguenze mai viste» per l’Occidente in caso di aiuto a Kiev. Il Corriere della Sera spiega oggi come funziona il processo di attivazione delle difese atomiche: la catena di comando è modellata su quella sovietica, che si basa su una concatenazione fra tre chiavi. Di cui una è nelle mani dello stesso presidente, una in quelle del ministro della Difesa e la terza in quella del Capo di stato maggiore interforze. Se anche uno solo di questi codici viene annullato, la procedura si blocca. Al momento, spiega oggi Repubblica, la Russia è in possesso 6.255 testate nucleari, contro le 5.550 degli Usa, ma se si aggiungono le 290 francesi e le 225 britanniche il livello è quasi identico.
Il trattato New START consente ad entrambi di averne 1.550 schierate, in genere sui missili balistici intercontinentali nei silos o sui sottomarini. Invece le bombe destinate agli aerei, o quelle tattiche per i razzi a corto raggio, vanno montate. Secondo il politologo Ian Bremmer quella di Putin è «una minaccia seria: credo che la sua reazione abbia due motivi dietro. Da un lato la sottovalutazione della compattezza dell’Occidente e dell’efficacia delle sanzioni economiche. L’altro fattore è la resistenza degli ucraini. Anche qui ha sbagliato i calcoli». Per l’analista la via d’uscita dall’escalation è concedere qualcosa a Putin per evitare che perda la faccia. Anche per Joseph Cirincione, analista del Quincy Institute for Responsible Statecraft di Washington, si tratta di una minaccia seria e non di un bluff: «La dottrina militare russa integra nei piani di attacco la dimensione cyber, convenzionale e atomica, e una settimana prima dell’invasione hanno fatto esercitazioni nucleari. Putin minaccia di usare queste armi, i suoi militari sono pronti, e quindi dobbiamo prepararci», dice in un colloquio con Repubblica.
Minaccia, propaganda o bluff?
E se l’atomica colpisse un paese Nato «Ci sarebbe la risposta nucleare, schiacciante e immediata. Non resteremmo seduti a prenderle. Il concetto della deterrenza dipende da questo: minacci l’uso per impedire che avvenga. Da ciò segue la commitment trap, ossia se qualcuno viene ucciso da un’atomica devi rispondere, altrimenti perdi ogni credibilità futura». Lo scenario che immaginano gli esperti è quello dell’esplosione di un’atomica tattica in Ucraina. Andrea Margelletti, consigliere del ministro della Difesa Guerini e presidente del Cesi, in un’intervista rilasciata a La Stampa parla invece di pura propaganda: «Intanto una premessa. Da un punto di vista militare, quello che il presidente Putin annuncia con tanto clamore è un nonsenso. L’armamento nucleare, sia quello americano sia quello russo, è sempre in massima allerta. Non c’è proprio niente da incrementare».
Margelletti spiega che «nei silos dove ci sono i missili intercontinentali a testata atomica, sia quelli Usa sia quelli russi, ci sono in permanenza ufficiali in grado di premere il bottone in tre minuti e i missili arrivano a destinazione in trenta. Lo stesso accade con i sottomarini, perennemente in moto, sempre pronti a colpire». Ma secondo l’esperto la decisione ci dice che Putin è furioso: gli ucraini stanno umiliando l’invasore russo. «Doveva essere una guerra lampo. I generali avevano promesso a Putin di vincere in due giorni. E invece gli ucraini stanno usando al meglio i missili antiaereo e i razzi anticarro dell’Occidente. Armi che fanno malissimo. Ci sono le immagini di intere colonne corazzate russe distrutte, sventrate. I russi stanno dimostrando una incredibile povertà operativa: i loro aerei e carri armati non si coordinano. Le colonne corazzate vagano senza protezione dal cielo. Si capisce benissimo, invece, che gli ucraini erano convinti che si sarebbe arrivati all’invasione e si sono preparati a dovere». Per Margelletti è un’altra la mossa che Putin potrebbe considerare: i bombardamenti a tappeto su tutte le città ucraine.
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