Ucraina, sì del Senato alla risoluzione sull’invio delle armi. Draghi: «L’Italia impegnerà 3.400 militari»
Il Senato ha approvato la risoluzione bipartisan sugli aiuti all’Ucraina con 244 voti favorevoli, 13 contrari e 3 astenuti. Respinte le quattro risoluzioni presentate rispettivamente da Paola Nugnes (Misto, Mattia Crucioli (Alternativa), Elena Fattori (Misto) e Gianluigi Paragone (Italexit) che hanno avuto parre contrario dal governo. Durante l’incontro con il Senato, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha approfondito due punti: il primo è che ora non è il momento del dialogo con la Russia, la seconda è che le azioni del Cremlino sono state premeditate da lungo tempo: «Quando ci sono grandi cambiamenti, la sensazione è di entrare in periodo completamente diverso di quanto visto finora, in questi momenti la prima pulsione è di fare i conti con se stessi e con gli altri, di dire ‘Io avevo visto giusto, tu no, ho ragione’ oppure dire ‘io ho sbaglio però per buoni motivi’. Ho la sensazione che questo sia marginale, non è il momento di fare i conti con se stessi e con gli altri ma di fare i conti con la storia, non quella passata ma di oggi e di domani. Sono azioni premeditate. La Banca Centrale della Russia ha aumentato di sei volte le sue riserve a partire dal 2014. Ho l’impressione che non sia il momento del dialogo. Ora i valori della nostra Repubblica sono minacciati».
Il discorso
«L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea. Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa. Che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero mostruosità irripetibili. Che le istituzioni multilaterali create dopo la Seconda Guerra Mondiale fossero destinate a proteggerci per sempre. In altre parole, che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici». Questo è l’inizio del discorso del presidente del consiglio Mario Draghi nelle comunicazioni del governo al Senato sulla guerra in Ucraina.
I piani di Mosca
Il premier spiega che «mentre condanniamo la posizione di Putin dobbiamo ricordarci che questo non è uno scontro contro la nazione e i suoi cittadini». E segnala gli arresti a Mosca e San Pietroburgo di chi protesta in Russia contro la guerra. Per Draghi «Il disegno revanscista del presidente Putin si rivela oggi con contorni nitidi, nelle sue parole e nei suoi atti. Nel 2014, la Russia ha annesso la Crimea con un referendum illegale, e ha incominciato a sostenere dal punto di vista finanziario e militare le forze separatiste nel Donbass. La settimana scorsa, ha riconosciuto – nel più totale sprezzo della sovranità ucraina e del diritto internazionale – le due cosiddette repubbliche di Donetsk e Lugansk. Subito dopo, in seguito a settimane di disinformazione, ha invaso l’Ucraina con il pretesto di ‘un’operazione militare speciale’».
«Sinora, i piani di Mosca per un’invasione rapida e una conquista di ampie fasce del territorio ucraino in pochi giorni sembrano fallire, anche grazie all’opposizione coraggiosa dell’esercito e del popolo ucraino e all’unità dimostrata dall’Unione Europea e dai suoi alleati», ha fatto notare il premier. «Le truppe russe proseguono la loro avanzata per prendere possesso delle principali città. Una lunga colonna di mezzi militari è alle porte di Kiev, dove nella notte si sono registrati raid missilistici, anche a danno di quartieri residenziali, ed esplosioni. Aumentano le vittime civili di questo conflitto ora che l’attacco, dopo aver preso di mira le installazioni militari, si è spostato nei centri urbani».
Gli sfollati
Poi Draghi ha toccato il tema degli sfollati: «L’Italia è impegnata in prima linea per sostenere l’Ucraina dal punto di vista umanitario e migratorio, in stretto coordinamento con i partner europei e internazionali. La situazione umanitaria nel Paese è sempre più grave». E poi: «L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari ha stimato in 18 milioni il numero di persone che potrebbe necessitare di aiuti umanitari nei prossimi mesi. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) stima che gli sfollati interni potrebbero raggiungere cifre tra i 6 e i 7,5 milioni e i rifugiati fra i 3 e i 4 milioni. Sono stimate in circa 400 mila le persone che hanno lasciato l’Ucraina, in direzione principalmente dei Paesi vicini», ha ricordato il premier.
Il presidente del Consiglio ha quindi illustrato l’impegno militare italiano nella crisi: «Le nostre forze aeree schierate in Romania saranno raddoppiate in modo da garantire copertura continuativa, assieme agli assetti alleati. Sono in stato di pre-allerta ulteriori forze già offerte dai singoli Paesi Membri all’Alleanza: l’Italia è pronta con un primo gruppo di 1.400 militari e un secondo di 2 mila unità». E quindi: «Ringrazio il ministro Guerini e tutte le forze armate per il loro impegno e la loro preparazione. Dopo il ruolo centrale che avete avuto durante la pandemia, l’Italia vi è di nuovo riconoscente», ha aggiunto Draghi.
Il gas
Il premier ha anche affrontato il problema energetico. Nel quadro delle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina «il governo è al lavoro per mitigare l’impatto di eventuali problemi per quanto riguarda le forniture energetiche e nel breve termine, anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe di per sé comportare seri problemi», dice Draghi. «Al momento non ci sono segnali di un’interruzione delle forniture di gas», aggiunge, «tuttavia è importante valutare ogni evenienza, visto il rischio di ritorsioni e di un possibile ulteriore inasprimento delle sanzioni». L’Italia importa «circa il 95 per cento del gas che consuma e oltre il 40 per cento proviene dalla Russia», segnala il presidente del Consiglio, ma «l’Italia ha ancora 2,5 miliardi di metri cubi di gas negli stoccaggi e l’arrivo di temperature più miti dovrebbe comportare una significativa riduzione dei consumi da parte delle famiglie». Draghi ha chiarito anche che l’Italia è uno degli Stati che ha più da perdere dall’interruzione di gas: «In caso di interruzioni nelle forniture di gas dalla Russia, l’Italia avrebbe più da perdere rispetto ad altri Paesi europei che fanno affidamento su fonti diverse. Questo non diminuisce la nostra determinazione a sostenere sanzioni che riteniamo giustificate e necessarie».
Il premier ha spiegato che il governo sta studiando come ridurre la dipendenza italiana dal gas russo: «In assenza di forniture dalla Russia, la situazione per i prossimi inverni rischia di essere più complicata. Il Governo ha allo studio una serie di misure per ridurre la dipendenza italiana dalla Russia. Voglio ringraziare il Ministro Cingolani per il grande lavoro che sta svolgendo su questo tema. Eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio non prevedrebbero comunque l’apertura di nuovi impianti». Tra le strategie per diversificare le fonti sono state citati anche le rinnovabili: «Dobbiamo prima di tutto puntare su un aumento deciso della produzione di energie rinnovabili, come facciamo nell’ambito del programma Next Generation EU. Dobbiamo continuare a semplificare le procedure per i progetti onshore e offshore come stiamo già facendo e investire sullo sviluppo del biometano. Il gas rimane un utile combustibile di transizione. Dobbiamo ragionare su un aumento della nostra capacità di rigassificazione e su un possibile raddoppio della capacità del gasdotto Tap».
Draghi ha spiegato anche che le nuove strategie non andranno a incidere sull’obiettivo della lotta al cambiamento climatico: «Ci sono decisioni che abbiamo preso per combattere cambiamento climatico, la transizione ecologica da difendere: quando parliamo di energia e dell’importanza di affrontare il presente dobbiamo farlo con la consapevolezza che è il momento che ci serve ad affrontare questa emergenza, ma non cambia rispetto a questa lotta contro il cambiamento climatico».
L’ambasciata italiana a Kiev
Fino a questo momento l’ambasciata italiana in Ucraina è rimasta a Kiev. Il premier però ha spiegato che una parte dell’ambasciata verrà spostata a Leopoli: «Il personale dell’Ambasciata a Kiev si è spostato dall’Ambasciata presso la Residenza dell’Ambasciatore insieme a un gruppo di connazionali, inclusi minori e neonati. In Residenza si sono concentrate 87 persone, di cui 72 dovrebbero trasferirsi oggi a Leopoli. Voglio ringraziare l’Ambasciatore in Ucraina, Pier Francesco Zazo, il personale dell’Ambasciata per lo spirito di servizio, la dedizione, il coraggio mostrati in questi giorni drammatici».
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