Guerra in Ucraina, la Ue spaccata sul nodo energia: ecco dove potrebbero fermarsi le sanzioni
La prossima riunione del Consiglio Ue dovrebbe tenersi tra giovedì e venerdì, a Versailles, appena fuori Parigi. Una riunione informale in cui verrà discusso un nuovo pacchetto di sanzioni verso la Russia. Per adesso il grande assente è il settore energetico. Secondo uno studio pubblicato da New York Times, i Paesi dell’Unione europea negli ultimi 30 anni hanno preso dalla Russia il 40 per cento del gas naturale utilizzato e per il 25 per cento del petrolio. Introdurre delle sanzioni su questi due beni vorrebbe dire colpire un’entrata cruciale per la Russia ma anche condannarsi a conseguenze dannose per le economie dei Paesi europei con rincari ancora più alti di quelli visti fino ad ora e difficoltà di approvvigionamento delle risorse. Un passo che in pochi sembrano intenzionati a fare, a giudicare dalle dichiarazioni che stanno arrivando dai leader europei.
Dopo l’incontro con il premier Mario Draghi, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha detto di essere al lavoro per capire come diversificare le richieste di gas: «Discuteremo di come assicurarci che il nostro mercato elettrico resti efficiente nonostante prezzi del gas più alti. Il punto “strutturale” è che il mix energetico si sta trasformando e che la vasta quota di gas, petrolio e carbone cambierà con investimenti massici nelle rinnovabili. Vedremo una quota più ampia e crescente di rinnovabili, lo aumenteremo in maniera massiccia». Le fonti energetiche però non cambiano in un paio di giorni ed è chiaro che il processo indicato da von der Leyen per l’indipendenza energetica sarà ancora lungo. In questo processo di trasformazione gli Stati si stanno muovendo anche in ordine sparso, Luigi Di Maio in questi giorni è in viaggio in Qatar per stringere nuovi accordi sul gas.
La posizione della Germania: «Fuori l’energia dalle sanzioni»
In una nota ufficiale il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha spiegato che al momento tutto quello che riguarda l’energia deve rimanere fuori dalle sanzioni: «L’Europa ha deliberatamente esentato le forniture di energia dalla Russia dalle sanzioni. Fornire all’Europa energia per la produzione di calore, la mobilità, la fornitura di elettricità e l’industria non può essere assicurato in nessun altro modo in questo momento. È quindi di fondamentale importanza per l’erogazione dei servizi pubblici e per la vita quotidiana dei nostri cittadini». Secondo uno studio fatto dall’Unione europea e pubblicato dal britannico The Guardian il prezzi del gas e dell’elettricità rimarranno alti fino al 2023.
La spaccatura tra Est e Ovest
Anche Draghi nelle sue ultime dichiarazioni ha spiegato che la strategia in campo per la dipendenza energetica non passa dalle sanzioni ma dalla scelta di nuove fonti: «L’Italia è al lavoro per ridurre in tempi rapidi la sua dipendenza dal gas russo. Sabato ho sentito al telefono l’emiro del Qatar, Al Thani, con cui ho discusso in particolare di come rafforzare la cooperazione energetica tra i nostri Paesi». Al netto di Italia e Germania, esistono Paesi che hanno una posizione più netta su questo tema. Katya Adler, Europe editor per la Bbc, ha spiegato che esiste una spaccatura tra Paesi dell’Est e Paesi più lontani dalla Russia: «I Paesi dell’est dell’Ue, come i Paesi baltici, sono fortemente d’accordo. Si sentono particolarmente esposti alla minaccia russa. Ma altri membri dell’Ue, come Germania e Italia, si sentono più minacciati dall’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia». Adler fa notare anche come l’aumento dei prezzi potrebbe essere un problema per la Francia: il 10 aprile ci saranno le elezioni per il nuovo presidente.
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