«I fiori dell’8 marzo per le vittime della guerra in Ucraina» La protesta delle femministe russe – Il video
Nonostante la repressione e la propaganda martellante, la mobilitazione contro l’invasione dell’Ucraina in Russia non si ferma. Dopo l’approvazione della nuova legge «contro le fake news» che impedisce anche solo di chiamare guerra o invasione ciò che accade al confine sud ovest del paese, aggirare i divieti è ancora più difficile. Eppure i tentativi di organizzare manifestazioni di protesta non si fermano. Oggi a San Pietroburgo, l’appuntamento per l’8 marzo si è trasformato in un ritrovo per tutti i pacifisti della città. Ma fin dall’inizio del pomeriggio i tentativi di far partire anche solo un piccolo sit in, nei pressi del Gostny Dvor, sono stati repressi in ogni modo. Prima isolando le poche manifestanti arrivate attorno alle 14 ora locali, poi sequestrando i cartelli e picchiando chi provava a manifestare, come documentano i video circolati sulle chat Telegram e pubblicati dal giornale indipendente The Insider.
Per aggirare i divieti, nel resto del paese, le “femministe contro la guerra” hanno deciso di organizzare una protesta più difficile da reprimere: gli attivisti stanno portando fiori sui monumenti che in tutto il paese ricordano la Grande guerra patriottica, ovvero la Seconda guerra mondiale. Nel manifesto che indice l’iniziativa, le proponenti chiedono a chi parteciperà di prepararsi comunque ad essere arrestato.
Non regalateci fiori, meglio uscire e deporli in memoria dei civili morti dell’Ucraina (circa 300 vite perse, ci sono bambini tra loro), contro i quali il nostro Paese ha scatenato azioni militari aggressive. Oppure deporre i fiori già regalati ai monumenti ai caduti: i fiori sono meglio dei proiettili.
Dalle 12:00 alle 16:00, invitiamo tutte a deporre i fiori in qualsiasi monumento della Grande Guerra Patriottica nella vostra città. Le vittime di quella guerra vengono usate spudoratamente dal governo Putin come copertura mentre commette crimini di guerra contro civili di un altro paese. Mostra al popolo ucraino, alle donne e ai bambini dell’Ucraina che stai soffrendo con loro, mostra loro che madri e mogli della Russia non sono pronte ad accogliere i loro figli e mariti in bare di zinco. No, non mostrate solo solidarietà, lottate per fermare lo spargimento di sangue!
Anastasia: «Chiediamo un futuro senza Putin »
Una delle attiviste di San Pietroburgo, Anastasia, accetta di raccontarci cosa accade nel paese e perché è così difficile manifestare: «Già con le attuali leggi non possiamo fare niente senza avere una autorizzazione, non solo da oggi. Dobbiamo chiedere il permesso di fare qualunque tipo di manifestazione. In teoria non è un reato penale, ma nei fatti, il governo delle città può decidere di spostare il comizio in un’altra zona, in genere in un posto dove non lo vede nessuno. Organizzare una manifestazione non autorizzata è punito, inizialmente è prevista una sanzione amministrativa, ma se la cosa si ripete ci sono pene fino a cinque anni», spiega chiedendoci di non specificare il suo cognome ne altri dettagli sulla sua vita.
Ovviamente, aggiunge, la situazione sta peggiorando e lo farà ancora quando la “legge contro le fake news” sarà operativa, dal 14 marzo. «Prima del 24 febbraio avevamo anche altri temi di cui avremmo voluto parlare in piazza, ad esempio che dal 2016 la violenza domestica è diventata una violazione amministrativa, non penale». Ma la guerra ha cambiato tutto rendendo impossibile parlare di temi che non siano l’invasione dell’Ucraina: «Da quello che mi risulta – dice ancora Anastasia – dopo la grande manifestazione del 6 marzo le persone fermate o arrestate sono 13.571. Nelle ultime manifestazioni le donne sono state non solo arrestate, ma anche picchiate e torturate per aver manifestato contro la guerra. Alcune sono riuscite a farci arrivare un audio, ascoltarlo è stato orribile».
Le proteste hanno cambiato forma perché ogni tipo di concentramento è negato: «Quello con la polizia è diventato una specie di gioco, di gatto che caccia il topo, noi manifestiamo e loro ci inseguono. A volte poi per protestare passeggiamo sulle vie principali, come la Prospettiva Nevskij e urliamo slogan contro Putin a sorpresa». Manifestare contro la guerra è ovviamente, dice Anastasia, provare a immaginare una Russia senza Putin: «Io non riesco nemmeno a immaginarla, ma credo che tanti problemi sarebbero risolti. Io spero anche che in parlamento ci saranno più donne, al momento sono appena tre».
Foto dal canale telegram Resistenza femminista contro la guerra. Video da Nexta, The Insider e Resistenza femminista contro la guerra
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