Firenze, il caso del David coperto in segno di lutto per l’Ucraina. Il direttore degli Uffizi: «Un errore, è censura»
Il 6 marzo il sindaco di Firenze Dario Nardella ha deciso di coprire la copia del David di Michelangelo Buonarroti che si trova in piazza della Signoria. Sulla statua è calato un telo nero, ornato solamente da una bandiera dell’Ucraina. La data non è stata casuale, il 6 marzo del 1475 nasceva infatti l’autore dell’opera, forse la scultura italiana più famosa in tutto il mondo. Nardella ha spiegato le motivazioni di questo gesto in un’intervista a La Nazione: «Abbiamo coperto con questi tessuti realizzati da alcuni artigiani fiorentini il David come gesto di dolore e di lutto per tutti i caduti di questa guerra: i civili ucraini, i militari ucraini ma anche i giovani militari ucraini che sono stati mandati a morire sul fronte da Putin, per un motivo che neanche loro conoscevano. Il David è il simbolo della lotta contro la tirannia».
A due giorni dall’iniziativa, il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt ha contestato la scelta di Nardella in un intervento pubblicato dall’agenzia stampa Adnkronos: «Le statue nei musei e sulle piazze delle nostre città hanno un forte valore non solo artistico ma educativo, poetico, identitario, di incoraggiamento individuale e collettivo. Vestirle o tatuarle con proiezioni di loghi commerciali o di messaggi politici falsa il loro senso e nolente o volente le banalizza, spesso ridicolizzandole. Coprirle invece completamente, per qualunque motivo, equivale a una censura, e pertanto si oppone ai fondamenti della società libera».
Il precedente ai Musei Capitolini
Schmidt, direttore degli Uffizi dal 2015, nelle sue dichiarazioni ha fatto anche un riferimento alle polemiche nate nel 2016, quando le statue dei Musei Capitolini di Roma sono state coperte per la visita di Hassan Rohani: «Così com’era un errore coprire le statue dei Musei Capitolini per la visita del presidente iraniano nel 2016, per presunti motivi di pudicizia, così lo è anche adesso, per le dichiarate ragioni di lutto».
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