Cosa succede nell’emergenza Covid: tre varianti di Omicron, positivi in salita e niente multe ai No vax
L’emergenza Coronavirus in Italia non è finita. I 60 mila nuovi contagi registrati dal bollettino del ministero della Salute dicono che la circolazione di Sars-CoV-2 non si sta spegnendo. Anche perché nel paese circolano tre sottovarianti di Omicron, mentre la Delta sembra sparita. E anche se l’occupazione degli ospedali per ora non preoccupa, ci sono attualmente un milione e centomila positivi, quasi tutti in isolamento domiciliare. E l’indice di contagio Rt torna ad aumentare avvicinandosi di nuovo alla soglia di 1. Mentre non è stata elevata nessuna sanzione nei confronti degli over 50 che non hanno rispettato l’obbligo vaccinale. Perché l’Agenzia delle Entrate non ha ancora ricevuto i nomi degli inadempienti.
Varianti e sottovarianti
Con ordine. Le analisi del Ceinge-Biotecnologie avanzate di Napoli, basate sulla banca dati internazionale Gisaid, dicono che in Italia stanno circolando tre sottovarianti di Omicron: BA.1.1, presente nel 36% dei casi sequenziati, BA.2 (5%) e BA.3, la cui diffusione è per ora limitata. La versione primaria di Omicron (BA.1) sta invece diminuendo la sua incidenza (53%). Il lieve aumento di questi giorni però non vuol dire per forza l’arrivo di un’altra ondata. Come spiega oggi Antonella Viola al Corriere della Sera, «i dati non sono consolidati. È vero che abbiamo visto i contagi in crescita negli ultimi tre giorni rispetto alla settimana precedente, ma per una valutazione reale servono i numeri di almeno una settimana, i cambiamenti a livello quotidiano ci dicono poco ed è presto per parlare di un’inversione. Inoltre dovrebbero eventualmente preoccuparci gli aumenti dei ricoveri».
Per quanto riguarda i ricoveri, nelle terapie intensive sono 592, ossia 18 in meno in un giorno nel saldo tra entrate e uscite, e gli ingressi giornalieri sono stati 50; nei reparti ordinari sono 8.776, ossia 213 in meno in un giorno. In 24 ore i decessi sono aumentati da 130 a 184. Nelle regioni, il maggiore incremento giornaliero si rileva in Sicilia, con 7.049 casi, seguita da Lombardia (6.497), Lazio (6.214), Puglia (6.026). I numeri dell’epidemia descrivono una situazione non facile in vista del 31 marzo, la data prevista per la conclusione dello stato di emergenza, tanto che Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, ha osservato che «si chiude l’emergenza giuridica il 31 marzo, ma questo non significa che è finita l’emergenza sanitaria».
L’indice Rt torna a salire
Nell’arco di un mese le cose sono cambiate rapidamente: dall’inizio di febbraio l’indice Rt era pari a 0,7, ora si sta avvicinando a 1, ha detto all’Ansa il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook ‘Dati e analisi scientifiche’. L’aumento di questo valore è indicato dai gruppi di ricerca che calcolano gli indici equivalenti all’Rt: il sito CovidTrends indica il valore 0,9; il sito CovidStat dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) indica il valore 0,82 (intermedio fra 0,91 e 0,74); la stima di Rt al 4 marzo era di 0,89, riporta sul suo sito il fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento. «Da tre giorni si sta assistendo a un aumento dei casi, pari al 23% rispetto alla settimana precedente», ha spiegato Sestili, mentre ieri si notava un aumento del 14%, sempre nell’arco di una settimana.
Certamente, ha detto ancora, «tre giorni sono pochi e i dati sono poco solidi per trarre conclusioni; l’andamento va confermato nel tempo e solo nella prossima settimana si potrà dire qualcosa di più preciso». Le regioni che mostrano un aumento dei casi negli ultimi giorni sono Umbria, Calabria, Molise e Valle d’Aosta. Guardando al futuro, al momento, secondo Sestili, si può dire solo che «è difficile pensare di abbattere i contagi a qualche centinaio, laddove non abbiamo avuto misure di contenimento, in quanto abbiamo puntato sui vaccini che limitano la malattia grave». Ancora «fa freddo e si stanno allentando le misure. Di conseguenza un colpo di coda è plausibile».
Le multe ai No vax? Zero
Intanto, spiega oggi La Stampa, a un mese e otto giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale le multe ai No vax sono pari a zero. La procedura del decreto prevedeva che i nominativi degli inadempienti fossero rilevati dal Sistema Tessera Sanitaria gestito da Sogei, che avrebbe dovuto incrociarli con l’anagrafe vaccinale delle Regioni. Nella tessera si sarebbero dovuti registrare anche i certificati di avvenuta guarigione. Ad oggi però nessun nominativo è stato trasmesso all’Agenzia delle Entrate. E non è detto che una volta che sia partita, la procedura non si inceppi di nuovo. Come abbiamo spiegato qualche tempo fa, basterà fare opposizione per ritardare l’arrivo della multa fino a 260 giorni.
E questo perché prima dell’avviso il No vax riceverà una comunicazione di avvio del procedimento. In quella occasione potrà anche decidere di prendersi i dieci giorni di tempo per inviare all’autorità competente le ragioni che lo hanno fatto soprassedere dalla scelta di immunizzarsi. E poi potrà appellarsi al giudice di pace chiedendo la sospensione dell’avviso di addebito. Soltanto se il giudice non accoglie l’istanza, le Entrate potranno avviare l’iter per il recupero coattivo della somma, maggiorata delle spese successive. Il 15 giugno l’obbligo scade. E il rischio beffa è davvero vicino.
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