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Il nuovo decreto sulle riaperture: come cambia il Green pass dal primo aprile sul lavoro e nei trasporti

green pass decreto covid governo draghi primo aprile
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Il governo Draghi lavora a una norma che la prossima settimana porterà gli allentamenti promessi. Ma ci sono ancora due nodi da sciogliere. Ecco quali

Il governo Draghi lavora a un decreto che traccerà la road map delle riaperture e dell’allentamento delle misure anti-Covid. Che verrà licenziato dal Cdm la prossima settimana. E la data da segnare sul calendario è quella del primo aprile. Ovvero il giorno in cui, scaduto lo stato d’emergenza, il Super Green pass non sarà più necessario per alberghi e trasporti. La rimodulazione del certificato è una decisione già presa e legata alle esigenze del turismo. Mentre anche per gli stadi si va verso una capienza del 100% dopo il primo marzo. I nodi ancora da sciogliere sono invece due. Uno è l’uso delle mascherine a scuola e nei luoghi al chiuso. L’altro, più spinoso, è quello della Certificazione Verde Covid-19 sui luoghi di lavoro.

La road map e il lavoro

Su questo punto la maggioranza è spaccata. M5S e Lega sarebbero per un superamento immediato della misura, consentendo di recarsi a lavoro anche se non vaccinati ma in possesso dell’esito di tampone negativo. Mentre Palazzo Chigi e il ministero della Salute sarebbero favorevoli ad allungare ancora per qualche tempo l’obbligo. Intanto, spiega oggi Repubblica, la prima road map del governo fissa le prime date da ricordare:

  • da ieri sono state riaperte le visite nei reparti non Covid degli ospedali e nelle Rsa; chi entra deve avere la terza dose di vaccino oppure il risultato negativo di un tampone effettuato nelle ultime 48 ore;
  • dal primo aprile non sarà più obbligatorio il Super Green pass per chi sale su un mezzo di trasporto pubblico, dall’aereo al bus; basterà quello base;
  • dal primo maggio si ipotizza di permettere l’entrata al lavoro a chi ha più di 50 anni anche solo con il tampone negativo.

Per quanto riguarda le Rsa e i nosocomi, i visitatori devono mostrare il Green pass, compilare un questionario, essere sottoposti alla misurazione della temperatura corporea. È consentito l’accesso a un solo visitatore, senza possibilità di alternarsi durante l’orario di visita, e i visitatori devono indossare mascherine Ffp2. Ogni reparto avrà un elenco visitatori con l’obbligo di conservarlo per almeno 14 giorni.

Dove non servirà più il Green pass

I tre punti fanno parte della road map per il ritorno alla normalità. E saranno accompagnati da una misura che entrerà in vigore con il nuovo decreto: la fine dell’obbligo di qualunque Green pass per sedersi ai tavoli di bar e ristoranti all’aperto. Un altro passaggio al quale si lavora riguarda gli hotel. Nel governo c’è chi chiede di togliere l’obbligo del Green Pass per gli ospiti degli alberghi. La misura servirebbe ad incentivare il turismo e a non costringere chi arriva dall’estero con il solo tampone a fare test continui se trascorre alcuni giorni in hotel. Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia si è più volte speso nel segnalare la necessità di non restare indietro rispetto alle aperture degli altri paesi.

E ieri, fa sapere sempre Repubblica, ha spiegato che forse già martedì il Cdm potrebbe stabilire «le regole post emergenza Covid. Draghi ha condiviso l’urgenza di intervenire con le nuove misure». La misura si accompagnerà alla cancellazione dell’obbligo di certificato per salire su «aerei, treni, navi e traghetti, autobus e pullman di linea che collegano più di due regioni, autobus e pullman adibiti a servizi di noleggio con conducente, mezzi impiegati nei servizi di trasporto pubblico locale o regionale, con l’eccezione degli spostamenti da e verso le isole».

La curva dei contagi

Il tutto accade mentre dai numeri della pandemia arrivano segnali in controtendenza. Ieri i contagi totali sono stati 54 mila ed è salito l’indice di positività, ma soprattutto la Fondazione Gimbe ha registrato un incremento dei positivi che però non corrisponde, per ora, alla crescita dell’occupazione dell’area medica e della terapia intensiva degli ospedali. Secondo Gimbe i casi sono aumentati in metà delle province italiane, ma ci vorrà ancora una settimana per capire se siamo di fronte a una nuova ondata della pandemia. Secondo il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri «non dobbiamo allarmarci eccessivamente: la variante Omicron circola ancora, insieme alle sue sottovarianti ancora più contagiose ma che non portano con sé un maggior rischio clinico».

«È importante quindi – ha detto Sileri a Radio Cusano Campus – che le persone che hanno effettuato il ciclo primario di vaccinazione lo completino con la dose di richiamo, in modo da essere tutti più protetti quando, nel prossimo autunno, si dovesse verificare una ripresa più consistente della circolazione virale». Il sottosegretario ha spiegato che proseguirà in ogni caso nelle prossime settimane il processo di rimodulazione e rimozione delle misure restrittive adottate per rallentare la circolazione del virus, dai distanziamenti alle mascherine al chiuso, dagli isolamenti alle quarantene, sino al Green pass, «che ha svolto una importante funzione nel consentirci di svolgere con maggiore sicurezza le attività sociali ed economiche ma che non può e non deve essere eterno».

L’allarme di Ricciardi

Di tutt’altra opinione è il consigliere scientifico del ministero della Salute Walter Ricciardi. Secondo il quale con l’allentamento delle misure anti Covid che si sta registrando in diversi Paesi europei, «mentre ci stavamo avviando ad avere di nuovo un’estate buona, corriamo il rischio, di questo passo, di rovinarcela mentre invece si poteva gestire meglio». Il docente di Igiene generale e applicata alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica ha parlato durante l’inaugurazione dell’anno formativo dell’Alta Scuola di economia e management dei sistemi sanitari della Cattolica (Altems).

Ricciardi ha ricordato le diverse decisioni, non coordinate a livello europeo, dei Paesi dell’Unione, come l’Austria, che ha tolto diversi obblighi, «la Francia che sospende il Green pass e da noi si è accusati di dittatura sanitaria per tenerlo. È estenuante. Eppure è chiaro che se si apre la circolazione, per esempio sospendendo tutte le misure, come ha fatto la Gran Bretagna, c’è di nuovo un aumento dei casi», ha concluso sottolineando che l’Agenzia per il controllo delle malattie, l’Ecdc, dovrebbe condividere «non solo i dati ma anche le azioni».

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