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«La Cina è dalla parte giusta della storia», Pechino sull’invasione Ucraina tira dritto: «Basta accuse: da noi giudizi indipendenti sull’Ucraina»

La Cina non intende accettare alcun tipo di: «coercizione o pressione» da parte di altri Paesi e continuerà a esprimere: «giudizio indipendenti» sul conflitto ucraino, dice il ministro degli Esteri cinese dopo il colloquio tra Joe Biden e Xi Jinping

«Il tempo dimostrerà che la posizione della Cina è dalla parte giusta delle storia» ha detto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi a proposito dell’invasione russa dell’Ucraina. Una dichiarazione che arriva a poche ore di distanza da quella del suo vice, Le Yucheng, che aveva criticato la Nato per la costante espansione nell’Est Europa degli ultimi anni: «che ha costretto all’angolo una potenza nucleare come la Russia». Il viceministro aveva anche criticato le sanzioni dei Paesi occidentali definite: «sempre più oltraggiose» e che costringono senza motivo i cittadini russi a privarsi di beni provenienti dall’estero.

Pechino ribadisce di non aver alcuna intenzione di cedere alle pressioni internazionali perché condanni l’invasione in Ucraina voluta da Vladimir Putin. Lo scorso venerdì 18 marzo, il presidente americano Joe Biden aveva avvertito Xi Jinping in un lungo colloquio telefonico di: «conseguenze per Pechino» se avesse fornito supporto materiale all’invasione russa dell’Ucraina. Una minaccia respinta dal ministro degli Esteri cinese oggi 20 marzo: «La Cina continuerà a formulare giudizi indipendenti, basati sul merito della questione e in un atteggiamento obiettivo ed equo. Non accetteremo mai alcuna coercizione e pressione esterna e ci opponiamo anche a qualsiasi accusa e sospetto infondati».

Commentando la telefonata tra Xi e Biden, Wang ha detto che il messaggio più importante del presidente cinese è stato che la Cina è sempre stata una forza per mantenere la pace nel mondo. E questo ruolo quasi di regia è ribadita anche oggi dal ministro degli Esteri di Pechino, quando dice che: «la soluzione a lungo termine è abbandonare la mentalità della Guerra fredda, astenersi dall’impegnarsi in scontri di gruppo e formare veramente un’architettura di sicurezza regionale equilibrata, efficace e sostenibile. Solo in questo modo si può raggiungere una stabilità a lungo termine nel continente europeo».

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