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Dai tutorial ucraini per guidare un tank al copione per influencer russi: la guerra raccontata su TikTok – I video

I contenuti con l'hashtag #Ukraine hanno raccolto 31 miliardi di visualizzazioni. I profii di semplici creator sono diventati quelli di inviati al fronte. E il mondo ha scoperto di avere una nuova piattaforma su cui conoscere l'attualità

Prima che cominciasse questa guerra, il profilo di Valeria era quello di una giovane fotografa. Quello di Federico Hu il profilo di un vlogger che pubblicava clip in cui proponeva baratti assurdi alle persone per strada. E la loro piattaforma di pubblicazione, TikTok, un luogo in cui non avrebbero mai trovato posto violenza, sangue e corpi devastati dalle bombe. Da quando i tank russi segnati con la Z sono entrati in Ucraina, anche i profili più leggeri si sono trasformati in fonti per seguire questo conflitto. Le live che di solito vengono usate dai creator per parlare con i loro follower sono diventate gli occhi di cronisti di guerra che hanno documentato i primi bombardamenti, lasciando gli utenti con il fiato sospeso tra esplosioni e sirene. In meno di una mese TikTok ha cambiato il modo in cui vediamo la guerra.

Valeria, l’occhio ironico della fotografia che viveva nel bunker

Valeria Shashenok – @Valerisssh su TikTok – è uno dei profili più seguiti tra i giovani ucraini che raccontano la propria quotidianità. All’inizio del conflitto si trovava in un bunker a Chernihiv, una città vicino ai confini con la Russia. Oggi, invece, si trova in Polonia, e la sua famiglia è divisa: il fratello è in Germania e i genitori nel rifugio antiaereo in Ucraina. La sua narrazione si discosta dal resto dei video presenti sulla piattaforma perché non racconta il conflitto con toni gravi ma preferisce seguire trend ironici in cui mostra la quotidianità di una città in guerra e le giornate passate in un bunker. In uno dei suoi video più visti racconta la tipica giornata all’interno di un bunker a ritmo della canzone italiana Che la luna di Louis Prima. 

Questo trend è nato negli Stati Uniti tra gli italoamericani, si tratta di un format usato per raccontare le “Cose che non hanno senso” nelle case dei loro nonni di origini italiane. Giovani nipoti mostravano ai loro follower stanze piene di vasetti di salsa, collezioni si santini e cristalliere pieni di bicchieri mai usati. Cose che per altro in Italia hanno perfettamente senso. Valeria Shashenok l’ha utilizzato per raccontare le cose più strane dei bunker in cui si trovava. Un altro trend molto utilizzato dai giovani ucraini è la canzone Another Love di Tom Odell in cui viene mostrata – con tono malinconico – l’Ucraina prima e dopo la guerra. Visto il successo del suo brano, il cantante nei giorni scorsi ha organizzato un concerto alla stazione di Bucarest dedicato ai rifugiati.

TIKTOK | I video che utilizzano il trend “Cose che non hanno senso”

Panda Boi, il tik toker che è andato a prendere la fidanzata in Ucraina

Si chiama Federico Hu, ma su TikTok è noto come Panda Boi e vanta oltre dieci milioni di follower. Ha sempre fatto video ironici molto semplici in cui poneva domande divertenti a persone per strada. Con lo scoppio della guerra i suoi contenuti sono cambiati. Ha iniziato a diffondere video di supporto all’Ucraina e ha raccontato il suo viaggio verso Kharkiv in cui è andato a recuperare la propria fidanzata, Lyuda, di origini ucraine. La famiglia di Lyuda è originaria di Ternopil ma durante lo scoppio del conflitto si trovavano vicino a Kharkiv. La sua ragazza, durante la guerra, gli ha fatto sapere che sarebbe potuta arrivare al confine con la Polonia, ma che in quei giorni sarebbe andata via l’elettricità e internet. Così ha deciso di inviare a Federico l’indirizzo e il numero di telefono di chi l’avrebbe portata in Polonia. Panda Boi ha deciso di partire verso Varsavia.

Il primo confine che ha attraversato è stato quello svizzero, poi è arrivato in Austria e quindi in Germania. Mentre si trovava a Dresda ha saputo che il passaggio che avrebbe portato la sua ragazza in Polonia non era più disponibile. Nonostante la stanchezza dovuta al viaggio e alla frustrazione emotiva, ha deciso di ripartire verso il confine con l’Ucraina. «Arrivato al confine tra Polonia e Ucraina mi sono trovato di fronte a molti furgoni, presumo ci fossero profughi ucraini. Ho fatto una coda molto lunga per passare il confine ed entrare nel Paese», ha raccontato Panda Boi a Open. E dopo una nuova attesa, è riuscito a incontrare di nuovo la sua ragazza: «Lì sono riuscito a mettermi in contatto con il signore del furgone che avrebbe dovuto portare la mia ragazza e, dopo aver atteso altre 8 ore, ci siamo trovati in una stazione di rifornimento. Ho visto scendere la mia ragazza e ci siamo abbracciati».

Panda Boi inizialmente non aveva pianificato di girare alcun video, ma poi ha deciso che avrebbe voluto lanciare il messaggio che l’Ucraina ha bisogno d’aiuto. Molti utenti l’hanno accusato di strumentalizzare la vicenda, di fare video fake e di monetizzare su una situazione così grave, ma la maggior parte dei feedback è stata positiva. «Ciò che rende unico TikTok – ha commentato – è che si possono avere video da tutto il mondo. Su altre piattaforme, invece, i contenuti sono più localizzati al Paese in cui sei. Su TikTok si hanno notizie e creator da tutto il mondo».

Tank russi, su TikTok le istruzioni per usare i mezzi rubati

Il conflitto Russia-Ucraina è il primo in cui le persone coinvolte nella guerra hanno iniziato a proporre sui social una formazione all’utilizzo degli strumenti bellici. Una tipologia di video che si è diffuso è la spiegazione di come utilizzare i tank, molto spesso rubati ai russi. Come ogni social, anche TikTok è a rischio disinformazione, e molti dei video girati sono adattamenti di video passati o tratti da film. Ma molti altri sono reali e vengono girati direttamente dai civili ucraini. Tra i video ci sono giovani che fanno vedere oggetti di guerra trovati o rubati ai soldati russi oppure video tutorial in cui insegnano ad utilizzare i carri armati russi.

La propaganda, le strategie di Russia, Stati Uniti e Ucraina

L’importanza che TikTok ha assunto come piattaforma d’informazione sulla guerra in Ucraina ha sollevato l’attenzione anche dei governi coinvolti in questo conflitto. Tutti in questo momento hanno interesse a monitorare e controllare quali e quante informazioni circolano sul social network. Nello specifico, TikTok è diventata l’arena in cui si sfidano le propagande di tre Paesi: Russia, Ucraina, e Stati Uniti.

Russia: lo script per i creator a libro paga del Cremlino

Uno dei Paesi che più sta cercando di influenzare il flusso di notizie che circolano su TikTok è la Russia. Un’ inchiesta di Vice ha rivelato l’esistenza di un gruppo Telegram, ora chiuso, dove agli influencer russi veniva comunicato un copione: cosa dire nei loro video, dove, quando e come farlo. In cambio, i Tiktoker ricevevano un compenso fino anche a 20 mila rubli (circa 180 euro). La fonte del denaro rimane tutt’ora anonima. Sul gruppo venivano concordati anche la traccia musicale da usare, le emoji, e la descrizione del video. È degno di nota che questo accada in concomitanza con la decisione di TikTok di etichettare quali profili della piattaforma sono controllati dal Cremlino. L’uniformità dei post non è passata inosservata. La fotografa ucraina Christina Magonova ha postato un video sul suo profilo Instagram che raccoglie diversi Tikotker che leggono lo stesso script. Il testo comune diffonde un messaggio tipico della narrazione russa del conflitto: prima dell’invasione russa gli ucraini stavano portando avanti un genocidio nei confronti della minoranza russofona del paese.

https://www.instagram.com/tv/Cak_L5tqa7g/?utm_medium=copy_link

Un altro trend sullo stesso filone spinto dalla propaganda russa vede i creator usare l’effetto specchio accompagnato dalla canzone Brother for brother. Lo schermo è così diviso tra Russia e Donbass, e le due copie del Tiktoker di turno si ammiccano a vicenda mentre il cantante intona un emblematico «We do not abandon our own». Di nuovo, questi video rinforzano la narrativa che l’invasione russa dell’Ucraina sia avvenuta per salvare gli abitanti del Donbass da un presunto genocidio.

Dal 17 marzo gran parte del contenuto internazionali non è più visibile sulla versione russa di TikTok e agli utenti russi non è più consentito pubblicare nuovi video sulla piattaforma o aprire dirette. Lo abbiamo verificato direttamente attraverso una vpn che ci ha permesso di guardare i diversi profili TikTok come se fossimo localizzati in Russia. I contenuti dei profili più importanti, come quello di Charlie D’Amelio, e quelli dei media che si occupano di informazione sono completamente schermati.

Quello che appare se si cerca di visualizzare il profilo TikTok di Open dopo essersi localizzati in Russia con una VPN

Stati Uniti: la riunione con i tiktoker

La Russia non è l’unica a cercare di influenzare l’opinione pubblica tramite TikTok. Il 10 marzo il governo degli Stati Uniti ha organizzato un incontro tra alcuni dei creator più influenti della piattaforma e l’addetta stampa della Casa Bianca Jen Psaki. Alla riunione hanno partecipato anche membri del Consiglio di Sicurezza Nazionale. «Riconosciamo che questo TikTok è un canale diretto attraverso il quale il pubblico americano viene a sapere delle ultime notizie», ha detto il direttore della strategia digitale della Casa Bianca Rob Flaherty durante l’incontro, «perciò volevamo assicurarci che voi tiktoker abbiate informazioni aggiornate che provengono da fonti autorevoli».

Tra i quelli che hanno partecipato all’incontro ci sono creator che si dedicano esclusivamente all’informazione, come Aaron Parnas, giornalista freelance ventiduenne con 1,2 milioni follower e Kahlil Greene (550 mila follower), che si occupa di storia e politica con un taglio specifico per la Gen Z. Ma erano presenti anche tiktoker che hanno iniziato a occuparsi del conflitto in Ucraina letteralmente tra un balletto e l’altro senza esperienze pregresse nella diffusione di notizie, come Ellie Zeiler (10,5 milioni di follower), e che potrebbero rischiare di diffondere involontariamente notizie false.

Ucraina: l’ ammirazione incondizionata per Zelensky

Al momento non c’è evidenza che l’Ucraina stia cercando di influenzare le notizie che circolano su TikTok. È però innegabile che la figura del presidente ucraino Volodymyr Zelensky goda sui profili ucraini di profonda ammirazione, tanto che spopolano i video in cui viene definito un “eroe”. Al contrario Vladimir Putin, come prevedibile, viene mostrato con un dittatore perfido e spesso nei video dei bombardamenti si possono leggere frasi come «Grazie Putin per aver liberato l’Ucraina». La situazione si ribalta, ma solo in parte, se gli stessi termini di ricerca vengono inseriti su TikTok dopo essersi localizzati in Russia con una VPN. Putin continua a non godere di particolare stima, ma Zelensky passa dall’essere per lo più idolatrato all’essere preso in giro. Il presidente russo viene anche preso in giro con il trend Fight me Putin: gli utenti postano video in cui dimostrano comicamente la loro presunta forza con azioni come, ad esempio, separare due pezzi di lego, disegnare una parentesi graffa o salire le scale al buio, per poi lanciare la sfida provocatoria al leader del Cremlino nella descrizione del video.

Come TikTok ha cambiato le sue regole per la guerra

Il paragone più semplice è quello con gli attacchi dei talebani in Afghanistan. Lo scorso agosto mentre le milizie dei fondamentalisti islamici riprendevano il Paese il numero di video pubblicati su TikTok per documentare questo conflitto era quasi inconsistente. Da una parte la popolazione coinvolta non aveva il livello di digitalizzazione e familiarità con la piattaforma che c’è in Ucraina, dall’altra però le linee guida di TikTok, ereditate dalle policy con cui è nato in Cina, erano più strette e bastava anche solo un video in cui si riprendevano delle armi per indispettire l’algoritmo. La popolarità del mezzo per raccontare il conflitto in Ucraina è esplosa. L’hashtag #Ukraine ha raccolto contenuti che hanno raccolto un totale di 31 miliardi di visualizzazioni, il più visto è un video con i primi bombardamenti su Kiev che ha 9,4 milioni di like, oltre 200 mila condivisioni e 137 mila commenti.

Tutto questa diffusione ha portato TikTok a cambiare le regole sui suoi contenuti. Oltre ad aver bloccato i nuovi video e la possibilità di fare live in Russia ha scelto anche di cominciare a lavorare sui media di Stato. L’obiettivo è quello di identificare i contenuti che vengono sovvenzionati da un governo, per avvisare subito gli utenti e permettere loro di capire che tipo di informazione stanno fruendo. Nel comunicato diffuso dall’azienda non si parla direttamente di Russia ma è chiaro che questa decisione segua la stessa linea di altre piattaforme. Twitter ad esempio ha deciso che indicherà con un bollino tutti i contenuti sponsorizzati direttamente dal Cremlino. Una scelta di campo chiara e non scontata, visto che al momento TikTok è l’unica piattaforma per contenuti diffusa in tutto il mondo a non arrivare dalla West Coast degli Stati Uniti.

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