Anime affamate, Davide contro il pregiudizio di genere sull’anoressia: «Mi sono nascosto per mesi» – Il video
L’Italia sta per vincere gli Europei di calcio e Davide è seduto sul divano insieme ai suoi amici. Una scena normale per lui che a 20 anni ha sempre amato sia lo sport che la compagnia di chi gli vuole bene. Ma stavolta si accorge che qualcosa è cambiato. La vista è annebbiata e il cervello non riesce a seguire i movimenti veloci del pallone in tv. La zona rossa anti Covid che per più di un mese ha fermato Roma, la città in cui vive da fuorisede, ha fatto crollare ogni certezza. A 20 anni Davide è malato di anoressia nervosa e fa fatica ad ammetterlo. Mai nessun problema con il cibo, mai nessun segnale prima di quei giorni passati completamente da solo, lontano dalla sua famiglia in Calabria. Uno dei protagonisti di Anime Affamate, il reportage di Open sull’epidemia di disturbi alimentari tra i giovani, ora decide di rompere il silenzio: «Molti amici non lo sanno ancora, spero di avere la forza di dirglielo prima o poi».
Davide quella forza l’ha trovata e ora prova a spiegare che sentirsi immuni dal disagio mentale è una convinzione pericolosa. E lo è almeno quanto lo stereotipo di genere, che esclude tutti i giovani uomini come lui dal diritto di stare male. I mesi di pandemia e isolamento lo hanno trascinato più a fondo di quello che avrebbe mai potuto immaginare per se stesso. «Sono sempre stato allegro, sportivo, amante del cibo». Poi il buio di giornate rallentate di colpo, passate completamente da solo. «Ho fatto fatica ad ammetterlo anche a me stesso. I primi tempi cercavo di informarmi su internet: tutti gli articoli sul tema erano declinati al femminile, aggettivi al femminile, e ancora oggi è uno stereotipo continuo». Lo stereotipo di genere impedisce a decine di giovani uomini malati di un disturbo alimentare di chiedere aiuto. «Non ci si sente legittimati a soffrire, si teme di appartenere, senza averlo voluto, a un mondo che non è il proprio», spiega Davide.
«La nutrizionista non capì e mi assegnò una dieta restrittiva»
Quando si parla di disturbi alimentari il desiderio di bellezza c’entra sempre poco e il cibo è soltanto il sintomo di un disagio che sta nella mente. Ma impauriti dal pregiudizio, sempre più giovani uomini restano nascosti fino a che la malattia comincia a lasciare i segni sul corpo. «Pensavamo che fosse un problema di alimentazione e allora andammo da lei», racconta Davide parlando della sua prima visita medica da una nutrizionista. «Non aveva le competenze per capire quale fosse il reale problema. Il disturbo già ampiamente presente nella mia testa le passò indifferente. Mi prescrisse una dieta restrittiva che mi fece perdere altri chili, e poi ancora, fino alle ossa». Le stime parlano di una percentuale fino al 20% di giovani uomini che lottano contro un disturbo alimentare. E mentre il sistema sanitario non è ancora in grado di rispondere alle richieste d’aiuto con posti letto e strutture disponibili sui singoli territori, i medici di base e i nutrizionisti, incaricati per primi di individuare e intercettare per tempo il problema, appaiono sempre meno attenti e preparati sul tema.
Anime Affamate live su Instagram
Oggi, 23 marzo, alle ore 18.30 l’autrice di Anime Affamate Giada Giorgi incontra sul canale Instagram di Open una delle protagoniste del reportage Rossana Pompei, e Valentina Dallari.
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