Il ricatto di Putin fa salire il prezzo del gas. Giavazzi, consigliere di Draghi: «Dobbiamo continuare a pagare in euro»
La decisione della Russia di accettare solo pagamenti in rubli per il gas sta avendo effetti sui mercati e provocando le prime reazioni a Roma. Francesco Giavazzi, consigliere economico del premier Mario Draghi, ha detto a Bloomberg che per Mosca «farsi pagare in rubli sarebbe un modo per aggirare le sanzioni, quindi penso che continueremo a pagare in euro». Oggi, 23 marzo, il presidente russo ha dichiarato: «Ho deciso di attuare una serie di misure per trasferire il pagamento delle nostre forniture di gas ai Paesi ostili in rubli russi». Dopo l’annuncio di Putin il prezzo del gas in Europa è salito del 34% per poi ritracciare a 125 euro (+27%) al Mwh e successivamente a 119 euro. Draghi ha commentato: «La richiesta di effettuare i pagamenti in rubli invece che in dollari o in euro ha portato di nuovo il prezzo del gas a salire di circa 15 euro al Mwh». Parallelamente, il rublo si è rafforzato sul dollaro, scendendo sotto quota 100 (98,1). La valuta russa resta comunque debole rispetto al periodo precedente l’invasione dell’Ucraina da parte delle forze di Mosca, quando per 1 dollaro servivano 75 rubli.
Berlino: «Gas in rubli? È una violazione del contratto, reagiremo»
L’annuncio di Mosca ha generato reazioni anche in Germania, che importa il 55 per cento del proprio fabbisogno di gas naturale dalla Russia. Il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, ha osservato che la pretesa di Putin di ricevere pagamenti del gas russo in rubli rappresenta una «violazione del contratto: discuteremo con i nostri partner europei su come reagire».
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