Consiglio Europeo, slitta l’accordo sul tetto del prezzo del gas. Draghi: «Parlerò con Putin. Non temiamo un taglio alle forniture» – Il video
«Noi stiamo cercando la pace, io la sto cercando, veramente, gli altri leader europei, francesi e tedeschi in particolare, la stanno cercando. Hanno avuto, e avrò anche io, colloqui con Putin. Questa è la prima importante cosa da tenere a mente: non siamo in guerra perché si segue un destino bellico, si vuole la pace, innanzitutto». Così il premier Mario Draghi dopo il Consiglio europeo a Bruxelles. Il tema affrontato specificamente durante il Consiglio Ue è stato però principalmente quello dell’energia, «ma si è parlato anche di Covid, dell’atteggiamento dell’Ue nei confronti dell’Ucraina» e di altri temi. Innanzitutto, tra i 27 non si è trovato l’accordo sul tetto del prezzo del gas e sullo scorporo del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. Malgrado il mancato accordo finale, in conferenza stampa, il premier italiano ha comunque assicurato che «sono stati fatti passi avanti».
L’Italia infatti, assieme a Spagna, Grecia e Portogallo, ha tentato di far inserire questa risoluzione tra le conclusioni del vertice, mentre altri Paesi, tra cui Germania e Olanda, hanno invece fatto leva sulla necessità di mantenere le condizioni del mercato libero. Sul tema dell’approvvigionamento energetico, Draghi ha sottolineato che le differenze di vedute tra i diversi Paesi dipendono molto dalle rispettive fonti di approvvigionamento energetico, che variano da Stato a Stato. Alcuni dipendono dal carbone, dal petrolio e dal gas, tra cui l’Italia, altri da carbone e gas, e altri ancora che invece sono meno dipendenti da tali fonti perché dipendono dall’energia nucleare. Dunque, ha precisato il premier, «la discussione non è semplice, ma l’importante era riuscire a ottenere un risultato di questa discussione che non fosse divisiva, e in un certo senso siamo stati soddisfatti».
Draghi: «Discussione rinviata a maggio, nel frattempo non temiamo tagli alle forniture»
Concretamente, si è infatti deciso che la Commissione discuterà tutte le opzioni con gli stakeholder, cioè le grandi compagnie petrolifere, elettriche e i distributori di energia. Successivamente Draghi ha annunciato che presto «ci sarà un Consiglio dei ministri dell’energia, e per maggio ci saranno delle proposte». In parallelo, in sede europea, si continuerà a discutere la «proposta della Commissione europea sulla possibilità di spacchettare la formazione del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas, che è un altro aspetto per il quale bisogna aspettare un rapporto del regolatore europeo». Inoltre sono stati fatti passi avanti invece sul tema degli acquisti congiunti di gas e sugli stoccaggi comuni, ma al momento non è in discussione lo stop alle importazioni di gas e petrolio da Mosca. La misura infatti, così come rimarcato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, manderebbe l’Europa in recessione. Tutti i 27 leader si sono trovati d’accordo sul rifiutare la condizione posta dal Cremlino di pagare le forniture in rubli, perché questa opzione rappresenterebbe «una violazione del contratto» e che, in qualsiasi caso, «non si teme un taglio delle forniture».
L’acquisto di due nuovi rigassificatori per l’Italia
Quanto alla fornitura di 15 miliardi di metri cubi di gas liquido dagli Stati Uniti all’Europa, il premier Draghi ha dichiarato: «In Italia oggi abbiamo in funzione tre rigassificatori. La disposizione del ministro Cingolani alla Snam è ora di acquistare altri due rigassificatori galleggianti, non sul terreno e contiamo di essere in grado di assorbire la nostra quota dagli Stati Uniti». E il premier ha specificato: «Le speranze di una diversificazione rapida ci sono. Si ha la sensazione che i progressi saranno significativi e molto rapidi per le prime quantità, e a mano a mano diventerà sempre più difficile. Ma c’è un senso di collaborazione per cui i progressi saranno molto rapidi ed entro un paio di settimane saremo in grado di presentare al Paese un piano di diversificazione dettagliato».
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