Zelensky nell’intervista «vietata» da Mosca: «Hanno provato a uccidermi più volte. Sulla neutralità si pensi a un referendum» – Il video
Per la prima volta dall’inizio della guerra russa in Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky ha rilasciato un’intervista ai giornalisti delle testate russe Meduza, DozhdTv e Kommersant. L’intervista, della durata di circa un’ora e mezza, è stata pubblicata nonostante la diffida dell’ente statale russo che regola le telecomunicazioni, Roskomnadzor. L’ente aveva minacciato conseguenze legali nei confronti delle testate che l’avrebbero diffusa. Nel corso del colloquio con i media russi, dal titolo «Questa non è solo una guerra. È molto peggio», il presidente ucraino ha sostenuto che «probabilmente ci sono stati diversi tentativi» di ucciderlo da quando è iniziata la guerra. Zelensky ha poi detto che «l’Ucraina è pronta a discutere l’adozione di uno status neutrale come parte di un accordo di pace con la Russia. Ma la neutralità del Paese – ha detto Zelensky – dovrebbe essere garantita da terzi e sottoposto a referendum». «Tuttavia tutto questo non sarà attuabile fino a quando le truppe russe non se ne saranno andate, altrimenti si tratterà di una ripetizione dell’illegittima sciocchezza avvenuta in Crimea nel 2014».
Il presidente ucraino ha poi sottolineato che «l’Ucraina non tenterà di riconquistare la Crimea con la forza, perché gli ucraini sono stufi della guerra e della distruzione. Non ho mai preso in considerazione l’invio di truppe nel Donbass o in Crimea, perché la perdita di vite umane sarebbe stata semplicemente inaccettabile». Zelensky ha poi aggiunto che attualmente «nessuno può garantire la sicurezza del Paese», e ha criticato l’atteggiamento occidentale: «Chi lo farà? Johnson? Biden?». Secondo il presidente ucraino è impossibile costringere le forze russe ad abbandonare totalmente il territorio ucraino, perché questo «porterebbe alla terza guerra mondiale». «La guerra – ha detto – finirà quando i russi accetteranno che questa è stata una catastrofe per la nazione e per le relazioni con i loro vicini in Ucraina. Gli adulti di oggi non perdoneranno mai quello che è successo, ma vale comunque la pena lottare per i bambini e le generazioni future».
La «catastrofe» di Mariupol’
Nel corso dell’intervista, il presidente Zelensky ha spiegato che «la città di Mariupol’ sta vivendo una catastrofe umanitaria. La città è bloccata dall’esercito russo – ha specificato il presidente ucraino -. Tutti gli accessi e le uscite dalla città sono bloccati, il porto è minato. È impossibile arrivarci per portare cibo, medicine e acqua, anche a causa del fuoco dei militari russi sui convogli umanitari, con i conducenti che vengono uccisi».
«Mosca abbandona le salme dei soldati russi»
Il presidente ucraino ha poi sottolineato che Mosca si sta rifiutando di riportare nella Federazione le salme dei soldati morti. Su questo punto, prosegue Zelensky, «la Russia non cambierà idea perché teme di rivelare il vero numero di soldati che muoiono in Ucraina. I russi hanno offerto delle sacche per i cadaveri dei soldati che non sono adatte neanche per gli animali». Molti soldati morti nella guerra «sono dei ragazzini nati nel 2003 o nel 2004». Quanto ai colloqui tra Kiev e Mosca, Zelensky ha dichiarato di aver dato ordine ai negoziatori ucraini di non discutere di alcuna “de-nazificazione” o “demilitarizzazione”, rigettando questi termini, ritenuti «inaccettabili». Quanto alla possibilità che esistano delle trattative “collaterali” il presidente ucraino ha preferito non rispondere alla domanda posta dal giornalista. Il presidente ucraino ha aggiunto che è «favorevole» al boicottaggio degli atleti russi dalle competizioni internazionali, sostenendo che «sono strumenti del Cremlino, in modo più o meno consapevole, e dovrebbero sentirsi a disagio per le azioni del loro Paese». Zelensky ha sottolineato che l le città russofone dell’Ucraina «sono state spazzate via dalla faccia della terra: come ci si può relazionare con la storia associata alla cultura russa o, in linea di principio, con i russi?».
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