Tutti i legami tra l’FSB e l’omicidio di Boris Nemtsov. L’inchiesta di Bellingcat sul destino degli oppositori di Vladimir Putin
Il desiderio di annessione dell’Ucraina alla Russia è ormai consolidato, Vladimir Putin e i suoi comunicatori non hanno cercato di nascondere in nessuna maniera l’obiettivo di ricostruire quello che una volta era l’Impero russo. L’invasione della Crimea del 2014 è stato solo il primo passo, così come le attività di destabilizzazione della regione del Donbass, ma l’aspirante Zar non agiva indisturbato. E in questo scenario Boris Nemtsov, ex vice primo ministro nell’era Boris Eltsin, si era rivelato una vera e propria spina sul fianco opponendosi all’invasione della vicina Ucraina. Noto anche per le sue denunce contro la corruzione in Russia, Nemtsov venne assassinato a colpi d’arma da fuoco il 27 febbraio 2015, pochi giorni prima di una protesta contro la guerra. Oggi sappiamo che il principale oppositore di Vladimir Putin veniva pedinato da un uomo appartenente a una squadra segreta del Cremlino putiniano, coinvolto in due tentativi di omicidio di altri due oppositori dell’aspirante Zar: Vladimir Kara-Murza e Alexei Navalny.
La corruzione in Russia è un’arma a doppio taglio. Se da una parte permette di mantenere il potere, dall’altra si possono ottenere documenti appartenenti alla stessa FSB, il Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa. Il gruppo investigativo Bellingcat è riuscito, tramite dei broker, ad acquistare i dati originali di un database chiamato “Magistral“, utilizzato dall’agenzia russa per tracciare non solo i movimenti di persone di interesse come Boris Nemtsov, ma anche di tutti gli agenti dell’FSB. Tra questi, Bellingcat ha individuato quello che aveva seguito il principale opposizione di Vladimir Putin fino a pochi giorni prima del suo omicidio: l’agente Valery Sukharev.
Bellingcat non è stato l’unico gruppo investigativo ad ottenere i dati di “Magistral“. Tutte le scoperte sono il frutto del materiale raccolto anche da BBC e The Insider, in parte ricevuto gratuitamente da fonti che hanno accesso a copie del database segreto del Cremlino.
Sukharev, l’uomo chiave dell’FSB in questa indagine, riuscì a pedinare Boris Nemtsov durante 13 viaggi nell’ultimo anno di vita del nemico numero uno di Vladimir Putin. L’agente Sukharev, soprattutto, conosceva “in diretta” gli spostamenti di Nemtsov, come dimostra il fatto che prenotasse in brevissimo tempo i biglietti per gli stessi aerei utili al viaggio. Nell’estate del 2014, infatti, Sukharev aveva prenotato il volo 10 minuti dopo la prenotazione di Nemtsov.
Anche se Sukharev non è stato coinvolto fisicamente nell’affare Navalny, era in contatto con almeno quattro membri della squadra del Cremlino, i quali risulterebbero tra i 7 agenti dell’FSB sanzionati dagli Stati Uniti e il Regno Unito per il tentato omicidio. Dai tabulati telefonici ottenuti dagli investigatori, risultano 145 conversazioni tra Sukharev e gli stessi agenti nei mesi precedenti all’avvelenamento di Navalny.
Come riportato da Bellingcat, Sukharev, le cui utenze telefoniche risultano al momento fuori uso, non era un comune agente dell’FSB. In base alle loro analisi, è stato l’ufficiale con maggiore esperienza nel rintracciare gli oppositori del Cremlino successivamente colpiti negli ultimi anni. Pedinò anche Vladimir Kara-Murza nel 2015, seguendolo fino a due giorni prima dell’avvelenamento. Con una falsa identità, grazie alla quale si faceva chiamare Nikolay Gorokhov, seguì Navalny durante 18 viaggi della campagna presidenziale del 2017. La stessa falsa identità era stata utilizzata da Sukharev tra il 2018 e il 2019 per pedinare lo scrittore Dmitry Bykov, avvelenato e caduto in coma nel 2019.
Secondo Bellingcat, gli agenti pedinatori non erano gli esecutori degli attentati. Avrebbero avuto soltanto la funzione di raccogliere le prove necessarie per stabilire le abitudini delle persone da colpire, fornendo tutte le informazioni agli specialisti di armi chimiche dell’Istituto di Criminalistica dell’FSB, un’unità originariamente istituita dal KGB nel 1977.
Le prove raccolte, così come le ricostruzioni degli eventi, mettono ulteriormente in luce l’impossibilità di una vera e propria azione politica da parte dell’opposizione a Vladimir Putin dalla sua ascesa al potere. Non si può negare che Boris Nemtsov fosse un vero e proprio ostacolo e un pericolo per il mantenimento del Cremlino. Non solo era contrario all’invasione in Ucraina, ma sosteneva le sanzioni internazionali contro la leadership russa e aveva chiesto un’indagine indipendente sull’abbattimento del volo malese MH17 nell’Ucraina orientale.
La pubblicazione dell’indagine era stata annunciata per oggi, lunedì 28 marzo, dagli investigatori di Bellingcat lo scorso venerdì 25 marzo. Nella giornata di ieri, domenica 27 marzo, è stato individuato Ruslan Geremeev, l’uomo accusato di essere la mente dell’omicidio di Boris Nemtsov. Non si trova in Cecenia o in qualche altro Paese come latitante (non si è mai presentato al processo), ma alla guida dell’esercito ceceno a Mariupol a sostegno dell’armata russa. Ad annunciarlo è stato il leader Ramzan Kadyrov attraverso un video pubblicato sul suo profilo VK definendolo «il mio caro fratello Ruslan».
Ponendo in dubbio il coinvolgimento dell’FSB negli attentati e negli omicidi, si potrebbero porre alcune domande logiche: se gli agenti conoscevano a menadito ogni attività svolta dai principali oppositori del Cremlino, come mai non erano riusciti ad intercettare e fermare i ceceni autori dell’uccisione di Boris Nemtsov nel pieno centro di Mosca? E, se è vero che Ruslan Geremeyev è accusato anche formalmente di essere il mandante dell’omicidio, non è chiaro come mai sfugga al processo, nonostante le capacità di pedinamento dell’FSB, e oggi stia collaborando con Vladimir Putin nella conquista dell’Ucraina. Una sorte estremamente diversa da quella toccata a Zaur Dadayev, uno degli uomini accusati di aver ucciso Boris Nemstov che, come già denunciato nel 2015, potrebbe essere stato costretto a confessare sotto tortura.
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