Il piano italiano per aiutare i profughi ucraini: 30 euro al giorno o 600 euro per tre mesi. Più contributi ai centri d’accoglienza
Sono quasi 4 milioni i profughi ucraini costretti a scappare dal loro Paese assediato dai russi dal 24 febbraio scorso. Moltissimi si sono diretti in Polonia, altri in Romania, Moldavia, Ungheria e Slovacchia. Si passa dagli oltre 2 milioni in Polonia ai 272 mila in Slovacchia secondo l’Unhcr. Da qui l’idea di garantire a ogni profugo mille euro e i mezzi gratis per spostarsi dal Paese che li ha accolti. Un piccolo passo in avanti in un’Europa che, fin da subito, si è detta pronta ad aiutare l’Ucraina sia in termini di accoglienza che di armi. La prima richiesta, rivolta alla Commissione europea, è stata avanzata dalla Germania e dalla Polonia: nello specifico, i due Paesi hanno chiesto di destinare mille euro, ogni 6 mesi, a profugo ospitato oltre alla possibilità di prevedere trasporti gratuiti, dagli aerei ai treni fino ai bus, per consentire ai profughi di lasciare liberamente il Paese in cui sono approdati.
In altre parole, vogliono incentivare la redistribuzione. In cambio, quasi sicuramente, chiederanno di ridiscutere, di “rispolverare” il vecchio Patto per l’immigrazione e l’asilo, fermo da oltre un anno a causa di alcuni governi come, appunto, quello polacco che si è sempre opposto a condividere le responsabilità per la ripartizione dei migranti arrivati dall’Africa. La ministra Luciana Lamorgese insisterà che si torni a parlare del Patto. Oggi, dunque, si discuterà di questo al Consiglio europeo dei ministri degli Interni a Bruxelles. Dei 3,5 miliardi messi a disposizione dalla Commissione europea, tra l’altro, la Polonia sarà quella che ne riceverà di più (dal momento che, allo stato attuale, accoglie oltre 2 milioni di profughi ucraini). Fin qui la proposta “europea”, spiegata stamattina, su Repubblica, da Claudio Tito. E l’Italia, invece, cosa farà? Come aiuterà concretamente gli ucraini arrivati nel nostro Paese in queste settimane?
Un contributo tra i 25 e i 30 euro
Numeri alla mano, sono 71.940 i profughi arrivati nel nostro Paese. Le donne sono la maggioranza (37 mila) seguiti dai bambini (28 mila) e da circa 6.600 uomini, quasi tutti anziani. 428 milioni sono i fondi stanziati dal governo Draghi in attesa delle decisioni Ue, una sorta di anticipo in attesa del “rimborso” europeo. 300, invece, sono i minori non accompagnati, una piccola parte di quelli già arrivati in Italia. Molti, dunque, non sono stati ancora dichiarati. Le loro famiglie d’origine sembrano essere scettiche sull’iter di nomina del tutore legale visto che temono di non rivederli mai più, che questo di fatto possa aprire le porte a un affidamento o a un’adozione.
Intanto il governo tira dritto e prepara il piano italiano di aiuti: un contributo tra i 25 e i 30 euro al giorno per ogni profugo così da dare una mano a chi – si parla di 60 mila famiglie italiane – in queste settimane ha aperto le porte di casa per dare un tetto agli ucraini fuggiti dalla guerra. Bisognerà garantire, però, lezioni di italiano, corsi di formazione, assistenza legale e psicologica. Si tratta di soldi destinati a contenere i costi di spesa e bollette (peraltro sempre più care). Si prevede, inoltre, un assegno di 500 o 600 euro al mese – varierà in base al nucleo familiare – per 3 mesi per i profughi ucraini che riusciranno a trovare una sistemazione da soli. C’è anche un aumento di 10 euro al giorno a persona del rimborso per i centri di accoglienza (da 21 euro dell’era Salvini ai circa 33 al giorno di oggi) e un contributo una tantum – si parla di circa 50 euro a profugo – per i Comuni. Lo spiega oggi su Repubblica Alessandra Ziniti. L’ordinanza, che darà il via libera agli aiuti italiani, verrà firmata oggi 28 marzo dal capo del dipartimento della Protezione civile Fabrizio Curcio.
Foto in copertina di repertorio: ANSA/LUCA ZENNARO
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