Arrivano gli aiuti per i profughi ucraini (ma non per chi li ospita): 300 euro a persona per tre mesi
Ci sono novità sul piano predisposto dalla Protezione civile di Fabrizio Curcio. I soldi stanziati, 428 milioni di euro, non andranno alle famiglie che, in queste settimane, hanno ospitato e stanno ospitando migliaia di profughi ucraini scappati dal loro Paese in guerra, assediato dai russi di Putin. L’ordinanza della Protezione civile, infatti, prevede aiuti direttamente ai rifugiati, non a chi li ospita, oltre a un piano per i bambini che prevede l’obbligo di una tutela legale per i minori non accompagnati. Nello specifico, è stato previsto un assegno di 300 euro al mese, per massimo tre mesi (che diventano due se il profugo ucraino trova lavoro) che dovrebbe andare a coprire una platea di 60 mila persone – il totale di ucraini nel nostro Paese è di 75 mila – che hanno provveduto autonomamente alla propria sistemazione.
Come funzionano i contributi economici
Molti sono ospiti da amici o familiari. Ma ci sono altre 15 mila persone che, non conoscendo nessuno sul territorio italiano, entreranno nel circuito dell’accoglienza diffusa a cura di associazioni ed enti no profit che saranno chiamati a rispondere a un bando della Protezione civile. Previsti, in questo caso, 33 euro al giorno a ospite. Potranno parteciparvi anche semplici cittadini (ma in questo caso la richiesta verrà vagliata dalle associazioni che, comunque, dovranno garantire mediazione linguistica, servizi di assistenza e pocket money). Restano validi, come scrive Francesco Grignetti su La Stampa, gli 8 mila posti messi a disposizione da prefetture e comuni. Per i 60 mila profughi che hanno trovato un tetto in Italia previsti 300 euro al mese che diventano 150 per i bambini. Il massimo è di tre mesi. Per richiedere questi aiuti sarà necessario collegarsi alla piattaforma informatica attivata dalla Protezione civile; i soldi potranno essere ritirati in qualsiasi sportello bancario o postale – il punto è ancora da chiarire – presentandosi con documento d’identità e ricevuta del permesso di rifugiato rilasciato dalle Questure. Previsti controlli per evitare truffe. I profughi ucraini, tra l’altro, dovranno presentare domanda di asilo temporaneo alle prefetture mentre a medici e infermieri ucraini verrà equiparato, senza troppe formalità, il titolo di studio conseguito nel proprio Paese a quello italiano. L’obiettivo è integrarli il prima possibile.
Il problema dei minori non accompagnati
Adesso, però, salta fuori un problema importantissimo. Sono 30 mila i minori arrivati nel nostro Paese dall’Ucraina. Solo in 475 sono stati registrati. Troppo pochi. Da qui la richiesta della commissaria delegata per i minori non accompagnati, Francesca Ferrandino, che ha detto chiaro e tondo che chi è arrivato in Italia senza un genitore dovrà ottenere la nomina del tutore legale (che può essere anche l’adulto con cui è arrivato nel nostro Paese). Il problema è che le famiglie ucraine sono molto scettiche: temono di non rivedere più i propri figli, dando il via a un iter di adozione e affido non voluto. La prassi, infatti, prevede la denuncia in Questura del bambino e poi l’avvio del procedimento, presso il tribunale dei minori, per la nomina di un tutore legale. Ma in pochissimi lo stanno facendo. Ne scrive Alessandra Ziniti su Repubblica. Infine, dal ministero dell’Interno si apprende che negli ultimi giorni è stato registrato un rallentamento del flusso dei profughi ucraini verso l’Europa: si è passati da 200 mila a 40 mila al giorno. L’Italia, alla data di ieri 29 marzo, accoglie 75 mila profughi ucraini. Le domande di protezione sono state finora 750, un dato che «riflette la speranza degli ucraini di rientrare in patria dopo il termine delle ostilità».
Foto in copertina di repertorio: ANSA/JESSICA PASQUALON
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