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Draghi a Conte sulle spese militari: i tuoi governi le hanno aumentate, rispetteremo gli impegni Nato

mario draghi giuseppe conte
mario draghi giuseppe conte
I retroscena dell'incontro di ieri a Palazzo Chigi: «Mi stai chiedendo di rinnegare gli impegni che tu hai rispettato?»

«Nel 2018 si registravano circa 21 miliardi, mentre nel 2021 se ne registravano 24,6…», per un aumento pari al 17%. Molto di più di quelli arrivati con gli esecutivi precedenti e successivi. Questo ha detto tra l’altro Mario Draghi a Giuseppe Conte durante l’incontro di ieri a Palazzo Chigi che ha portato il presidente del Consiglio a salire al Colle da Sergio Mattarella e a far trapelare che «se si mettono in discussione gli impegni assunti, in un momento così delicato alle porte dell’Europa, viene meno il patto di maggioranza». Basta guardare le date e ricordare chi era premier all’epoca per capire che SuperMario ce l’aveva proprio con i governi Conte I e Conte II.

L’incontro e lo scontro

Ma l’ex avvocato del popolo, forte anche della nuova legittimazione nel voto per la leadership del Movimento 5 Stelle, non ha fatto passi indietro. Anche se così può mettere a rischio la tenuta del governo Draghi. L’indiscrezione sulle spese militari dei governi di Conte la racconta oggi Monica Guerzoni sul Corriere della Sera. Che spiega come proprio la rigidità con cui Conte ha tenuto il punto sulle spese militari, prima a Palazzo Chigi e poi nelle dichiarazioni alla stampa, abbia portato Draghi a salire al Colle. Ma a far cominciare lo scontro in campo aperto è stato ieri l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia sul raggiungimento della soglia del 2% per la difesa, che quindi non viene votato. I senatori pentastellati, che erano decisi ad esprimersi contro la proposta di Fratelli d’Italia, hanno parlato di scelta «inaccettabile» del governo.

Ma non annunciano voti contrari, e quindi al netto di singoli voti discordanti o colpi di scena, i 5 stelle in Senato dovrebbero comunque dire sì alla fiducia sul dl Ucraina. Intanto il Documento di economia e finanza, inizialmente previsto in Consiglio dei ministri giovedì, arriverà sul tavolo di Palazzo Chigi solo il 5 o il 6 aprile. Dopo la messa a punto del Mef e della Ragioneria dello Stato. E, soprattutto, dopo i ricalcoli delle previsioni sul Pil da parte dell’Istat. Anche La Stampa racconta che Draghi ha sollevato l’argomento dei 3,6 miliardi in più per le spese militari trovati dall’ex premier durante l’incontro. E puntualizza che sono gli stessi impegni che oggi Conte chiede all’ex presidente della Banca Centrale Europea di disattendere.

L’equilibrismo di Conte

Di più: nell’articolo a firma di Alessandro Barbera e Federico Capurso si riporta anche un virgolettato molto duro del premier a Conte: «Mi stai chiedendo di rinnegare gli impegni Nato, quegli stessi impegni che hai rispettato anche tu da presidente del Consiglio?». Conte lo esclude: «No, non è questa la mia intenzione». «Allora – prosegue Draghi -, sappi che nel Documento di economia e finanza ci dovrà essere un passaggio dedicato all’aumento graduale della spesa militare verso il 2% del Pil». Poi le parole sul patto di maggioranza in crisi, che rievocano quelle pronunciate a febbraio: «Se non vi va bene trovatevi un altro governo».

In serata Conte a DiMartedì prova a smorzare i toni: «Draghi ha tenuto a dire che è importante rispettare gli impegni Nato: io ho spiegato che non ho mai messo in discussione il tendenziale al 2% come non è stato messo in discussione dai premier precedenti. Però se noi ci diciamo questo orizzonte del 2024, avremo un picco notevole: si tratta di 15 miliardi e, francamente, credo che i cittadini e il Paese adesso abbiano altre priorità. Questo non significa dire che l’Italia non rispetta gli accordi. Questo non verrà detto e io stesso non l’ho detto». Ma la dichiarazione pecca di equilibrismo. Mentre è chiaro che per il premier qualunque compromesso non potrà prescindere dal fatto che il testo del Def dovrà essere in linea con le decisioni prese dagli alleati della Nato. Il governo si aspetta un sì ampio in parlamento. Se il M5s dovesse spaccarsi, pazienza.

Foto copertina da: Agi

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