«Biden punta a far cadere Putin ma così rischia di far durare la guerra in Ucraina per anni»
Lo storico Niall Ferguson, docente ad Harvard e saggista, in un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera parla della strategia di Joe Biden sulla guerra in Ucraina – che è costata finora al presidente un crollo dei sondaggi – e spiega perché può essere pericolosa: «L’Amministrazione Biden si è imbarcata in una strategia che punta a prolungare a la guerra, nella convinzione che questo porterà a un cambio di regime in Russia. La cosiddetta gaffe di Biden non era affatto una gaffe: membri dell’Amministrazione hanno più volte indicato quella che chiamo la strategia cinica ma ottimista di prolungare la guerra e aspettare che le sanzioni facciano cadere Putin. Trovo però questa strategia straordinariamente rischiosa e pensata male. Se gli Usa adoperassero la loro influenza sia su Ucraina che Russia per spingere a un cessate il fuoco, allora accadrebbe: e tuttavia l’Amministrazione Biden non sembra coinvolta nella diplomazia. È un grave errore: e i rischi di prolungare la guerra sono molto maggiori di quanto Biden non sembri comprendere. Potrebbe essere fortunato e magari Putin viene davvero rovesciato: ma se scommetti il futuro dell’Ucraina su questo esito, le chance mi sembrano terribili», dice il docente nel colloquio con Luigi Ippolito.
Putin, ragiona Ferguson, non è Saddam Hussein e nemmeno Gheddafi: ha un arsenale nucleare e può usarlo. Mentre con un cambio di regime in Russia si otterrebbe al massimo di spingere Mosca tra le braccia della Cina: «Tutta la strategia americana è basata su un profondo e strategico errore di calcolo che mi rende molto nervoso per le prossime settimane». Mentre l’Ucraina ha un modello a cui guardare in vista dei negoziati per la pace: «La Finlandia è l’esempio più ovvio: ha funzionato come una società aperta e democratica nonostante fosse neutrale e dovesse essere in buoni rapporti con l’Urss. Il grande errore della politica occidentale è stato far balenare l’opzione dell’ingresso nella Nato senza averne davvero l’intenzione. Se non eravamo sinceri a proposito, avremmo dovuto toglierla dal tavolo da tempo, già dal 2014, e chiedere qualcosa in cambio dalla Russia. Invece ora siamo nella posizione di dover accettare la neutralità sotto pressione, che è molto peggio, con la possibilità di richieste territoriali che sarà molto difficile da vendere agli ucraini. Dobbiamo adesso salvare quel che possiamo, e l’unica via è un modello finlandese, che Zelensky ha capito: lui vuole garanzie di sicurezza, ma se non le danno gli Usa sarà un accordo debole».
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