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Gas in rubli per l’Europa, Il portavoce di Putin: «Ci vorrà tempo, nessuna scadenza domani»

Dmitry Peskov ha spiegato che ci sono ragioni tecniche dietro il rinvio della scadenza fissata dal Cremlino al 31 marzo. Finora tutti i Paesi europei si sono rifiutati di accettare l'ultimatum di Mosca, minacciando di impugnare il contratto di fornitura del gas

L’obbligo che vorrebbe imporre Mosca ai Paesi europei per l’acquisto in rubli del gas potrebbe non scattare in tempi brevi, come invece previsto dal decreto del presidente russo Vladimir Putin che aveva fissato al 31 marzo l’ultimo giorno utile per il cambio delle modalità di pagamento. La deadline di Mosca è rinviata a data da destinarsi, almeno secondo quanto ha spiegato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in una conferenza stampa oggi 30 marzo, dove ha escluso la realizzazione del piano di Mosca per la fine della settimana in corso. Piano che comunque non sembra accantonato, anzi Peskov non esclude di allargare la lista dei beni esportati dalla Russia che dovranno essere necessariamente pagati in rubli. Una proposta che arriva dalla Duma, con il portavoce del Parlamento russo che aveva ipotizzato di imporre i pagamenti in rubli anche per il petrolio e il grano. Il rinvio della deadline avrebbe solo ragioni tecniche secondo Peskov, perché la Banca centrale russa avrebbe ancora bisogno di tempo per mettere a punto il meccanismo richiesto dal Cremlino.

Peskov: «Nessuna svolta dai negoziati»

Riguardo i negoziati in Turchia di ieri 29 marzo, Peskov ha frenato l’ottimismo di vedeva importanti passi in avanti nei colloqui di pace tra Kiev e Mosca. Quegli incontri secondo il portavoce di Putin non hanno prodotto niente di nuovo e resta ancora molto lavoro prima che un accordo sia possibile. Peskov ha comunque giudicato positiva la volontà dei negoziatori ucraini di iniziarteli a dare proposte precise e messe sulla carta, tutte riferite direttamente a Putin: «Ma per il resto – ha aggiunto Peskov – non possiamo segnalare nulla di promettente, nessuna svolta».

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