I negoziati visti da Mosca: «Senza l’ingresso della Nato, Kiev punta a buon vicinato». Ma è stallo su Donbass e Crimea
Il dato registrato da Mosca dopo i colloqui di ieri 29 marzo a Istanbul è che Kiev per la prima volta: «ha mostrato di essere pronta a soddisfare le condizioni per costruire relazioni di buon vicinato con la Russia e discutere le richieste di principio». Il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky conferma la linea di cauto distacco dall’ottimismo circolato nelle ore successiva alla concluse della prima giornata di negoziati in Turchia. Ottimismo alimentato dall’annuncio dello stesso ministero della Difesa russo di ridurre in modo «radicale» le attività militari nelle regioni di Kiev e Chernihiv. Una de-escalation che poi il Cremlino ha chiarito non avrebbe portato a un immediato cessate il fuoco, non prima che si arrivasse almeno a una bozza di accordo tra le parti.
Il punto che più sembra aver soddisfatto la parte russa è quello sulla mancata adesione alla Nato di Kiev. Uno scenario anticipato nei giorni scorsi dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ribadito dalla delegazione di Kiev nei colloqui: «Se questi impegni vengono onorati, la minaccia che la Nato abbia un punto di appoggio nel territorio ucraino verrà eliminato». In stallo invece la trattativa sul Donbass e la Crimea, temi che rischiano di essere separati in negoziati ad hoc con tempi che possono arrivare anche ai prossimi 15 anni nel caso della Crimea. Mosca su entrambi i punti ha ribadito: «La nostra posizione di fondo non è cambiata», insistendo quindi sull’obiettivo di «liberare» il Donbass e puntare all’indipendenza della Crimea con un suo ingresso nella federazione russa.
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