L’ex sindaca Raggi si ribella: «Non sono filo-putiniana o filo-russa: sono contraria alla guerra»
«Non sono una filo-putiniana o filo-russa: è evidente che in Ucraina ci sia un aggressore, la Russia, come è pubblica la mia contrarietà alla guerra come soluzione dei conflitti». Chiarisce così Virginia Raggi a proposito di alcuni scambi pubblicati in una chat interna al M5s, «Quelli che il M5s», in cui l’ex sindaca di Roma avrebbe rilanciato diversi messaggi filo-russi e contro il governo ucraino. Nei testi che ha condiviso vengono espresse critiche anche verso l’Unione Europea «che smania per allargare la sua influenza verso Est anche a costo di prendere sottobraccio un’impresentabile Ucraina, un’Ue decisa a fare la guerra commerciale alla Russia anche a costo di imporle sanzioni che danneggiano le economie degli Stati membri, Italia compresa». Nel post di risposta alle accuse, l’ex sindaca di Roma precisa: «Mi rincresce dover fare questa premessa (ritengo anche banali queste mie affermazioni) ma mi si vuole affibbiare questa “etichetta” per delegittimarmi. Ho detto pubblicamente che ho serie perplessità sull’invio di armi in Ucraina, così come ho detto che dobbiamo renderci liberi dal ricatto russo sulla fornitura del gas. Credo che vadano trovate delle soluzioni di mediazione tra le parti – ben vengano le trattative diplomatiche in corso – e che vadano comprese e approfondite le cause del conflitto».
Riguardo ai passaggi pubblicati, l’ex sindaca capitolina spiega di aver «condiviso in una chat privata le analisi sulle tensioni tra Russia e Ucraina che aveva fatto, fin dal 2014, l’allora parlamentare europeo Dario Tamburrano. Dario invitava ad intervenire prontamente per evitare che la guerra si estendesse dalla Crimea e dal Donbass a tutta l’Ucraina e all’Europa. Aveva ragione. Allo stesso tempo proponeva una soluzione: limitare l’incidenza del gas russo nelle forniture energetiche dell’Europa e investire nelle fonti rinnovabili. Ed è quello che, secondo me, dobbiamo fare. Per me è questa una delle “armi” che abbiamo per depotenziare il conflitto». Dunque, nessuna vicinanza allo “zar”: «Le mie parole sono state distorte per creare una contrapposizione tutta politica tra “buoni” e “cattivi” all’interno della quale chi non si adegua è ovviamente un “cattivo”».
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