Elezioni Ungheria, Viktor Orbán vince per la quarta volta consecutiva: «Abbiamo battuto tutta l’opposizione»
Viktor Orbán vince ancora, per la quarta volta consecutiva. Dopo lo scrutinio dell’83,62 per cento delle schede, il primo ministro ungherese dichiara la vittoria delle elezioni parlamentari in Ungheria. Al momento, il partito Fidesz di Orbán ha ottenuto 135 seggi su un totale 199 (67,84 per cento), mentre alla coalizione di opposizione “Uniti per l’Ungheria”, che riunisce pressoché tutti i partiti d’opposizione ungheresi, tra cui forze di sinistra, ambientalisti, liberali e la destra populista, a cui andrebbero 57 seggi (28,64 per cento). I restanti 7 seggi, invece, spetterebbero al partito di estrema destra, “Movimento della Patria” (3,52 per cento). L’affluenza alle urne si è attestata al 67,8 per cento, in leggero calo rispetto a quattro anni fa. «Questa nostra quarta vittoria consecutiva è la più importante, perché abbiamo conquistato il potere contro un’opposizione interamente alleata, e noi abbiamo vinto lo stesso. Abbiamo vinto anche a livello internazionale contro il globalismo. Contro Soros. Contro i media mainstream europei. E anche contro il presidente ucraino» Zelensky, ha dichiarato Orban rivendicando la vittoria.
In mattinata, dopo esser uscito dal seggio assieme alla moglie, il primo ministro Orbán rivolgendosi a tutti gli ungheresi ha dichiarato: «Chiedo a tutti di votare per noi, noi vogliamo garantire la pace e la sicurezza, a differenza dei nostri avversari: loro sono pericolosi». La campagna elettorale del presidente ungherese, in carica ormai dal 2010, è stata indubbiamente influenzata dalla guerra russa in Ucraina. Orbán non ha mai nascosto le proprie simpatie e la propria stima verso il presidente russo Putin, benché abbia aderito alle sanzioni europee contro la Russia e abbia aperto le porte dell’Ungheria a oltre mezzo milione di profughi ucraini. Lo sfidante Peter Marki-Zay, leader della coalizione “Uniti per l’Ungheria”, durante la campagna elettorale, a differenza di Orbán, ha espresso più volte posizioni più aperte verso l’Unione Europea, a discapito dell’Est e della Russia.
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